Il rapporto della Commissione d’inchiesta sulle case per le madri nubili e i loro figli in Irlanda, reso noto il 12 gennaio, ha rivelato un’agghiacciante serie di violazioni dei diritti umani ai danni di donne e bambini.
La Commissione d’inchiesta era stata istituita dopo la scoperta, nel giugno 2014, di una fossa comune contenente i resti di neonati e di bambini a Tuam, nella contea di Galway, sotto il terreno su cui era stata costruita una delle case per le madri nubili e i loro figli.
All’interno di queste istituzioni, dirette da ordini religiosi e finanziate dallo stato, dagli anni Venti all’inizio degli anni Novanta del XX secolo – un periodo nel quale avere figli fuori dal matrimonio procurava un enorme stigma sociale – venivano inviate le “madri non sposate” affinché dessero alla luce i loro figli. L’operatività di queste strutture è stata sempre accompagnata da forti preoccupazioni sul trattamento riservato alle madri e ai loro figli.
Il 28 ottobre 2020 il governo irlandese aveva riconosciuto, attraverso una dichiarazione ufficiale, il danno procurato dalla legge che prevedeva il trasferimento dei dati della Commissione all’Agenzia per la famiglia e l’infanzia (Tusla), che in un primo momento era articolata in modo da causare il timore che sarebbero stati tenuti segreti per 30 anni. Nella dichiarazione il governo si era impegnato a garantire alle persone sopravvissute l’accesso alle informazioni e a creare un archivio nazionale sul “trauma istituzionale nel corso del XX secolo”.
Amnesty International ha sollecitato lo stato irlandese a rispettare i suoi obblighi di assicurare verità, giustizia e riparazione per tutto ciò che accadde all’interno delle case per le madri nubili e per i loro figli.
L’organizzazione per i diritti umani ha sottolineato che è stato proprio lo stato più che la società irlandese nel suo complesso ad averne la responsabilità. La società irlandese può aver spinto in direzione di un approccio brutale, ma le case per le madri nubili e per i loro figli hanno fatto parte di un sistema istituzionale sanzionatorio nei confronti di chi trasgrediva le rigide norme morali e religiose. Lo stato irlandese si è inchinato a interessi potenti e impuniti rinunciando a proteggere parte della sua popolazione.
“Il rapporto rappresenta un passo avanti importante verso il raggiungimento della verità e l’assunzione di piene responsabilità per quanto subito dalle donne e dai bambini in quelle istituzioni. Ora ci aspettiamo giustizia, riparazione e risarcimenti”, ha dichiarato Colm O’Gorman, direttore generale di Amnesty International Irlanda.
“Il livello di mortalità infantile nelle case per le madri e i loro figli, se comparato a quello complessivo di quel periodo, e il numero dei decessi e delle sepolture senza registrazione, sono estremamente scioccanti. Per questo, occorre avviare indagini”, ha aggiunto O’Gorman.
“Il rapporto conferma quanto denunciato dalle persone sopravvissute: condizioni misere, lavori forzati, violenza fisica e mentale, adozioni senza consenso, test vaccinali sui bambini al di fuori delle norme e delle regole etiche”, ha concluso O’Gorman.
Resta ancora molto da scoprire, secondo Amnesty International: ad esempio perché la polizia non fosse informata su gravidanze verificatesi in un’età tale da implicare un potenziale stupro, e la questione delle adozioni illegali e del traffico di bambine e bambini.
Le case per le madri nubili e i loro figli vennero usate anche per nascondere le vittime di stupro, che furono punite anziché protette. Lo stato irlandese permise tutto ciò e lo elesse a sistema.