La Commissione Agricoltura della Camera dei deputati, il 13.1.20, ha imposto al governo lo stop di quattro schemi di decreti legislativi, relativi a sementi e materiali di moltiplicazione dei vegetali, nelle parti in cui si provava a introdurre surrettiziamente il via libera ai nuovi OGM (PBT, Plant Breeding Techniques) e il divieto di riutilizzo e scambio di semi in Italia.
La coalizione di associazioni impegnate nella tutela di ambiente e salute, filiera biologica, consumatori e giustizia sociale ha avuto la meglio sui diktat dei monopolisti di pesticidi e sementi (La coalizione è stata formata da Acu, Aiab, Altragricoltura Bio, Ari, Asci, Ass. Agr. Biodinamica, Civiltà Contadina, Coordinamento Zero OGM, Crocevia, Deafal, Égalité, European Consumers, European Coordination Via Campesina, Fair Watch, FederBio, Firab, Greenpeace, ISDE, Legambiente, LIPU, Navdanya, Pro Natura, Slow Food, Terra, Unaapi, WWF).
Sementi e materiale di riproduzione vegetale, i quattro schemi controversi
I progetti di decreti legislativi in questione attengono a:
- produzione e la commercializzazione dei materiali di moltiplicazione e delle piante da frutto e delle ortive (n. 208),
- protezione delle piante dagli organismi nocivi (n. 209),
- produzione a scopo di commercializzazione e vendita di prodotti sementieri (n. 211),
- produzione e commercializzazione dei materiali di moltiplicazione della vite (n. 212).
La delega del Parlamento al governo riguardava l’aggiornamento delle normative italiane su sementi e materiale di moltiplicazione delle piante rispetto ai regolamenti UE su protezione delle piante e controlli pubblici ufficiali (3,4,5). Il governo aveva però colto l’occasione per perseguire altri obiettivi, estranei alla delega:
- introdurre le premesse per ammettere la deliberata immissione di OGM, vecchi e nuovi, in Italia,
- restringere la concorrenza nel commercio delle sementi,
- negare agli agricoltori la possibilità di reimpiegare le sementi e scambiare parte dei raccolti come sementi o materiale di moltiplicazione.
Questioni di diritto
La legge di delegazione europea, introdotta in Italia nel 2012, serve al ’periodico adeguamento dell’ordinamento nazionale all’ordinamento dell’Unione europea’, sulla base dei ‘principi di attribuzione, di sussidiarietà, di proporzionalità, di leale collaborazione, di efficienza, di trasparenza e di partecipazione democratica’. La delega legislativa, in tale contesto, è ‘volta esclusivamente all’attuazione delle direttive europee e delle decisioni quadro da recepire nell’ordinamento nazionale, esclusa ogni altra disposizione di delegazione legislativa non direttamente riconducibile al recepimento degli atti legislativi europei’. E ’gli atti di recepimento di direttive dell’Unione europea non possono prevedere l’introduzione o il mantenimento di livelli di regolazione superiori a quelli minimi richiesti dalle direttive stesse’ (legge 234/12, articolo 32).
Le previsioni governative ulteriori rispetto alla delega – oltre a essere incostituzionali, per le ragioni suddette – sono in conflitto con le normative europee di riferimento e i trattati internazionali applicabili. Con particolare riguardo al Trattato internazionale sulle risorse fitogenetiche e per l’alimentazione e l’agricoltura, secondo cui ‘nessuna disposizione (…) comporta una limitazione del diritto degli agricoltori di conservare, utilizzare, scambiare e vendere sementi o materiale di moltiplicazione’ (articolo 9.3). E gli Stati aderenti al Trattato hanno dovere, tra l’altro, di garantire la partecipazione degli agricoltori ‘all’adozione di decisioni concernenti l’uso delle risorse fitogenetiche per l’alimentazione e l’agricoltura nonché alla ripartizione giusta ed equa dei vantaggi che ne derivano’ (articolo 9.2).
Coldiretti vs gli agricoltori italiani e la società civile
Il maldestro tentativo della (oggi ex-) ministra Teresa Bellanova di aprire la strada ai nuovi OGM in Italia, a ben vedere, non rappresenta altro che l’esecuzione di un ordine impartito dal presidente di Coldiretti Ettore Prandini. L’altrettanto infelice idea di vietare ai contadini il reimpiego e lo scambio dei loro semi a sua volta assolve gli interessi della Bonifiche Ferraresi (BF) SpA (CAI), socio di maggioranza della Società Italiana Sementi (SIS), già condannata per pratiche commerciali abusive nella gestione del monopolio sul grano Senatore Cappelli.
Gli agricoltori italiani hanno soltanto da perdere, su entrambi i citati fronti. I nuovi OGM – al pari di quelli ‘classici’ – sono funzionali quanto i vecchi a vendere più agrotossici, come si è visto. Maggiori costi, più dipendenza dai monopolisti di pesticidi e sementi, nessun rialzo sui listini. E la società civile – in Italia come in Europa – rifugge sempre più tanto dagli OGM quanto i residui di pesticidi negli alimenti.
La politica italiana sull’agricoltura è a un bivio, continuare a seguire gli ordini del cerchio magico o rispondere alle esigenze della popolazione.
di Dario Dongo (GIFT- Great Italian Food Trade)