Nelle ultime settimane c’è stata una forte presenza per strada, con migliaia di studenti in più di dieci città della Grecia a manifestare in risposta ai tremendi cambiamenti che stanno arrivando, in piena pandemia, nelle università e nell’istruzione secondaria, con nuove regole di ammissione, una drastica riduzione delle ammissioni e l’introduzione di una polizia universitaria.
Più specificamente, i manifestanti chiedono il ritiro del disegno di legge che riguarda l’introduzione di un livello minimo per l’ammissione nelle università (in Grecia Istituzioni di Educazione Superiore), l’istituzione di un corpo di guardia all’interno delle università e l’abolizione degli studenti “eterni”. Tra le richieste c’è anche l’annullamento della decisione di vietare i raduni. In un annuncio, il Comitato Esecutivo della Confederazione dei dipendenti pubblici invita i leader sindacali a marcare la loro presenza, prendendo tutte le misure di protezione necessarie.
La Confederazione dei dipendenti pubblici afferma nel suo annuncio:
“Con il pretesto della pandemia, il governo del signor Mitsotakis sta rafforzando la sua presa con la repressione e l’autoritarismo, cercando il silenziamento generale della società greca. Infatti, in questo momento, mentre sta spazzando via i diritti dei lavoratori, trascurando la salute pubblica e massacrando la sicurezza sociale, introduce un disegno di legge sull’istruzione che mette ancora più ostacoli ai figli dei ceti sociali più vulnerabili, “spinge” i giovani nei college privati e crea un regime di polizia nelle università”.
La Federazione Greca degli insegnanti delle scuole statali di istruzione secondaria chiede il ritiro del progetto di legge e si oppone sia all’istituzione di un livello minimo per l’ammissione, che alla creazione di una forza di polizia universitaria, sottolineando come si stia installando un regime di repressione e di controllo poliziesco nelle università.
Traduzione dall’inglese di Thomas Schmid. Revisione di Cecilia Costantini.