La visita del Commissario UE sottolinea le responsabilità UE per trovare soluzioni
Di Marlene Auer – Membro della Divisione Europa e Asia Centrale di Human Rights Watch
La visita in Bosnia ed Erzegovina del Commissario degli Affari Interni dell’Unione Europea Ylva Johansson a fine febbraio ha evidenziato il ruolo dell’UE nell’alleviare la sofferenza di migranti e richiedenti asilo nel Paese. Nel corso della visita, Johansson ha rimarcato le alte aspettative della Commissione Europa sulla Bosnia ed Erzegovina riguardo la gestione delle migrazioni, dal momento che il Paese rimane un aspirante candidato all’adesione all’UE.
Johansson ha visitato i resti di Lipa, un campo profughi nel nordovest della Bosnia ed Erzegovina distrutto dalle fiamme il 23 dicembre.
L’incendio ha lasciato centinaia di persone abbandonate a temperature glaciali senza accesso ai servizi essenziali e illustrato il fallimento delle autorità locali, regionali e statali in Bosnia ed Erzegovina nel fornire una risposta completa per la protezione di migranti e richiedenti asilo.
Tuttavia, Johansson non ha riconosciuto le responsabilità dell’UE. Molti migranti e richiedenti asilo bloccati in Bosnia ed Erzegovina erano fuggiti dalla Grecia dove hanno dovuto affrontare una mancanza di protezione causata dal sistema di asilo disfunzionale del Paese, per essere accolti con violente repressioni da parte della polizia croata nel tentativo di cercare protezione nell’UE.
Human Rights Watch e altre organizzazioni hanno documentato innumerevoli casi di repressioni illegali, coinvolgendo enormi violenze e furti da parte della polizia croata. I migranti sono respinti attraverso le frontiere feriti e senza scarpe, telefonini e soldi, aggravando ulteriormente la loro situazione una volta raggiunta la Bosnia ed Erzegovina. L’assistenza umanitaria fornita alla Bosnia ed Erzegovina dalla Commissione Europea non è una scusa per ignorare gli abusi da parte dei suoi Stati membri.
Se l’UE vuole realmente aiutare i richiedenti asilo e i migranti in Bosnia ed Erzegovina, deve ritenere le autorità croate responsabili per le loro politiche frontaliere abusive e affrontare le manchevolezze di altri Paesi Ue. In caso contrario, difficilmente la Bosnia ed Erzegovina ascolterà le ramanzine sul trattare le persone in modo più umano da parte di un’alleanza che predica bene ma razzola male.
Traduzione dall’inglese di Enrica Marchi. Revisione di Thomas Schmid