“Indipendentemente dal fatto che l’umanità abbia la saggezza di vivere l’Antropocene sostenendo una biosfera vivibile per le persone così come per il resto della vita con cui condividiamo il pianeta, si tratta della sfida più ardua che deve affrontare.”
Un nuovo studio che esamina il ruolo primario dell’uomo nel distruggere il mondo naturale sostiene che un’azione di ampia portata in questo decennio, incluso l’abbandono di grandi disuguaglianze e del dispiegamento irresponsabile di tecnologie avanzate, è vitale se si desidera realizzare un futuro migliore e sostenibile.
“È un periodo decisivo per l’umanità. In questo decennio dobbiamo abbassare la curva di emissione dei gas serra e dell’impressionante perdita della biodiversità. Ciò significa, tra le altre cose, cambiare quello che mangiamo e il modo in cui lo coltiviamo.”
—Line Gordon, Stockholm Resilience Centre
Pubblicato all’inizio di questo mese su Ambio, pubblicazione della Royal Swedish Academy, lo studio esamina il significato profondo dell’attuale era dell’Antropocene, un periodo della storia della Terra – “che stiamo adesso iniziando a comprendere”, si legge sul documento – in cui la biosfera viene modellata dall’attività umana più di qualsiasi altra forza naturale.
“Sappiamo che la società deve essere vista come parte della biosfera, non separata da essa. A seconda di cosa deciderà l’umanità, le condizioni future potrebbero migliorare o peggiorare per l’uomo e il benessere nella biosfera. Indipendentemente dal fatto che l’umanità abbia la saggezza di vivere l’Antropocene sostenendo una biosfera vivibile per le persone così come per il resto della vita con cui condividiamo il pianeta, si tratta della sfida più ardua che deve affrontare.”
Scritto per il prossimo summit del Premio Nobel, un incontro digitale unico nel suo genere si terrà dal 26 al 28 aprile per discutere “la situazione del pianeta sulla scia della pandemia da Covid-19”. Il nuovo studio si concentra sulla dinamica tra un degrado ambientale senza precedenti e una situazione in cui la vasta disuguaglianza economica ha creato una situazione politica in cui è pressoché impossibile compiere i passi necessari per cambiare il destino dell’umanità.
“I rischi che stiamo correndo sono impressionanti,” afferma Johan Rockström, coautore dell’analisi e direttore del Potsdam Institute for Climate Impact Research. “È l’alba di quello che deve essere un decennio di cambiamenti. Il summit del Premio Nobel è letteralmente la comunità scientifica che grida ‘svegliatevi!’”
Esplorando questo “pianeta intrecciato di persone e natura”, il documento spiega:
L’Antropocene è caratterizzato da un mondo strettamente interconnesso che si muove ad alta velocità con elevata efficienza in varie dimensioni. Queste dimensioni includono il sistema di produzione e distribuzione alimentare globalizzato, ampi sistemi di commercio e trasporto, forte connettività dei mercati finanziari e dei capitali, catene di fornitura e di valore internazionalizzate, società sempre più in movimento, innovazioni sociali, sviluppo e scambio di tecnologia e di mezzi di comunicazione.
Però, sebbene i risultati dell’età moderna siano notevoli da un certo punto di vista, i decenni successivi alla Rivoluzione Industriale hanno anche visto un crescente assalto senza precedenti alla biodiversità e ai sistemi naturali del pianeta.
“A partire dagli anni Cinquanta abbiamo enormemente semplificato la biosfera, un sistema che si è evoluto in 3,8 miliardi di anni. Ora solo poche piante e animali dominano le terre e gli oceani” ha dichiarato lunedì l’autore principale Carl Folke, direttore del Beijer Institute of Ecological Economics e presidente dello Stockholm Resilience Centre. “Le nostre azioni stanno rendendo la biosfera più fragile e meno resistente rispetto a prima.”
In questo decennio dobbiamo abbassare la curva di emissione dei gas serra e della perdita della biodiversità e diventare custodi consapevoli del pianeta, sollecitare un gruppo nazionale di scienziati in un nuovo studio sullo “Stato del Pianeta” pubblicato prima del #NobelPrizeSummit. @theNASEM @NobelPrize
— Sthlm Resilience (@sthlmresilience) March 22, 2021
Il resoconto dello studio cataloga un’ampia gamma di ricerche e studi contemporanei sull’era dell’Antrropocene, comprese le modalità in cui l’uomo e la società sono arrivati a dominare il pianeta:
- “Il 75% del suolo terrestre privo di ghiaccio è direttamente alterato dall’attività umana, così come circa il 90% della produzione primaria netta e l’80% della copertura arborea globale.”
- L’aumento dei gas serra significa che “presumibilmente, entro i prossimi cinquant’anni, circa due miliardi di persone sperimenteranno una vita al di fuori delle condizioni climatiche degli ultimi 6.000 anni”. Ciò dipende dalla popolazione e da come si svolgono gli scenari climatici.
Secondo Line Gordon, coautore del reportage e direttore dello Stockholm Resilience Centre, “Ci troviamo in un decennio decisivo per l’umanità. Dobbiamo abbassare la curva di emissione dei gas serra e dell’impressionante perdita della biodiversità. Ciò significa, tra le altre cose, cambiare quello che mangiamo e il modo in cui lo coltiviamo.”
Dalla pandemia agli eventi climatici estremi, lo studio descrive in dettaglio come il benessere dei sistemi naturali sia sempre in balia non solo dell’attività umana, ma anche di una politica in cui i cambi di rotta sono sempre più difficili da raggiungere. Secondo il documento:
L’impatto del cambiamento climatico colpisce le persone più duramente e prima di quanto previsto dieci anni fa (Diffenbaugh 2020). Ciò è dovuto soprattutto agli eventi estremi, come le ondate di caldo, siccità, incendi, precipitazioni estreme, inondazioni e tempeste, con annesse variazioni della frequenza, portata e durata di tali fenomeni. La distribuzione e l’impatto degli eventi sono spesso caratteristici di una determinata regione (Turco et al. 2018; Yin et al. 2018). Ad esempio, l’Europa ha vissuto diverse ondate di caldo, forti nubifragi e violenti uragani. La forza di tali eventi è aumentata negli Stati Uniti. Il rischio di incendi in Australia è aumentato di almeno il 30% dal 1900 a causa del cambiamento climatico antropogenico (van Oldenborgh et al. 2020). Negli ultimi anni i frequenti incendi negli Stati Uniti occidentali e in Canada hanno avuto effetti devastanti (McWethy et al. 2019). Gli eventi estremi rischiano di inasprire le disuguaglianze tra i paesi e le regioni (UNDP 2019). In particolare, tali eventi che si verificano simultaneamente sono rischiosi in un mondo connesso a livello globale (Cottrell et al. 2019; Gaupp et al. 2020). Le pandemie, come quella da Covid-19 e le reazioni sanitarie associate, si intersecano con i rischi climatici e sono acuite dalla crisi economica e dalle disparità socioeconomiche e razziali di lunga data, sia all’interno dei paesi che tra le regioni (Phillips et al. 2020).
“L’umanità è diventata una forza globale che plasma il funzionamento e il futuro della biosfera e del maggiore sistema Terra,” osserva lo studio. “Il cambiamento climatico e la perdita di biodiversità sono conseguenze della situazione. La crescente espansione delle attività umane ha intaccato la biosfera e la solidità del sistema Terra e ora sta rovinando il benessere umano, la prosperità e forse anche la persistenza della società e civiltà tutta.”
Se le varie forme di disuguaglianza non vengono affrontate e le nuove tecnologie non vengono sfruttate adeguatamente per ripristinare l’equilibrio dei sistemi naturali del mondo, gli autori avvertono che i danni aumenteranno negli anni e nei decenni a venire.
“L’uguaglianza tiene insieme le comunità e consente alle nazioni e alle regioni di evolversi lungo traiettorie di sviluppo sostenibile”, scrivono. “Le disuguaglianze, in termini di capitali sia sociali che naturali, sono in aumento e devono essere affrontate come parte integrante del nostro futuro sulla Terra.”
Il coautore Victor Galaz, vicedirettore dello Stockholm Resilience Centre, ha dichiarato: “Con l’accelerazione della pressante attività umana sulla Terra aumenta anche la speranza che tecnologie come l’intelligenza artificiale siano in grado di aiutarci nella lotta al cambiamento climatico e ambientale. Tuttavia, ciò accadrà solo se agiamo con consapevolezza, in modo da cambiare la direzione del cambiamento tecnologico verso la tutela del pianeta e l’innovazione responsabile.”
Di Jon Queally
Traduzione dall’inglese di Rossella Crimaldi. Revisione: Silvia Nocera