Il Covid-19 ha fatto venire in superficie molti dei problemi che il Brasile affronta da anni, compresa la fame. La sicurezza alimentare nel Paese è in declino, e non solo a causa della pandemia. Già nel 2018 la Fao aveva raccomandato al Brasile a porre maggiore attenzione sul tema e a realizzare programmi per garantire l’accesso ai pasti a tutti i cittadini. Ora la preoccupazione è ancora più forte, soprattutto nelle zone degradate e nelle periferie.
È questo il contesto di iniziative come il G10 Favelas. Il progetto è nato nella favela di Paraisopolis, una delle più grandi della metropoli di San Paolo. In un’intervista con l’agenzia Dire, il presidente di G10 Favelas, Gilson Rodrigues, ha parlato del progetto e degli sforzi che si stanno facendo per aiutare le persone durante la pandemia Covid-19. Il G10 Favelas nasce dall’idea di riunire i leader delle dieci principali favelas del Brasile mettendo in luce il potenziale anche finanziario locale e mostrando che esistono opportunità. “Le favelas del G10 – dice Rodrigues – riuniscono un blocco di leader e imprenditori sociali delle 10 favelas più grandi nel Paese; aree che, insieme, consumano flussi commerciali per 7 miliardi di reais brasiliani (oltre un miliardo di euro). Il progetto è pensato per mettere in rete queste realtà sociali con gli imprenditori, in modo che possano agire insieme, ispirati dal G7 e dal G20 dei Paesi ricchi. In altre parole ci stiamo presentando come favelas ricche di opportunità e non come territori abitati da bisognosi o violenti; vogliamo creare una nuova immagine che riesca ad attrarre fondi governativi e investimenti”.
Tra le strutture previste dall’iniziativa, c’è quella dei “presidenti di strada”: si tratta di volontari che si occupano di raccogliere le richieste e i bisogni dei residenti portandole ai referenti del progetto. Oltre alla distribuzione di panieri alimentari con prodotti di base, e alle donazioni per i residenti di Paraisopolis, il G10 riveste un ruolo di primo piano nell’offrire assistenza medica ambulatoriale alla comunità dove il Mobile Emergency Care Service (Samu), parte della rete sanitaria pubblica, non arriva.
Rodrigues sottolinea l’assenza dello Stato, soprattutto nella lotta alla pandemia: “Le prestazioni del settore pubblico nel contrastare la pandemia sono state una vergogna. In concreto, mancano politiche e interventi specifici per le favelas. Qui manca l’acqua, i servizi del Samu non arrivano e le famiglie numerose vivono in case piccole. In queste condizioni è impossibile seguire le raccomandazioni dell’Organizzazione mondiale della sanità e infatti i dati mostrano che i più alti numeri di contagi e decessi per Covid-19 si registrano nelle baraccopoli”. La fame causata dalla disoccupazione è stata un problema sin dall’inizio della pandemia e la situazione è peggiorata nel tempo. Al principio, nel 2020, gli attivisti stimavano di essere stati in grado di distribuire circa 10.000 cestini per il pranzo al giorno. All’inizio di quest’anno, però, il numero è sceso a una media di 700 pasti al sacco al giorno. E’ stato anche il calo nelle donazioni a suggerire la creazione del G10, proprio per migliorare la situazione.
Un fattore di cambiamento è ora il movimento Panela Vazia, che cerca di sensibilizzare la popolazione sulla realtà della fame che affligge tanti brasiliani. Sono state organizzate manifestazioni pacifiche per dare visibilità alla causa. Grazie agli sforzi collettivi, le donazioni sono aumentate e oggi si riesce ad assistere un maggior numero di persone. C’è però ancora molto da fare.
Rodrigues esorta le persone a essere più empatiche nei confronti degli abitanti delle favelas: “È importante che in questa fase di crisi il Paese non si spacchi in due popolazioni: quella che lavora da casa e quella che ha fame”. L’esperto conclude: “Saremo in grado di uscire da questa crisi solo se uniamo le forze. Non vogliamo essere parte del problema, bensì della soluzione: ecco perchè abbiamo mobilitato i ‘presidenti di strada’. Le persone che si aspettavano solo che andassimo in strada a bruciare gli pneumatici devono guardare a quello che stiamo facendo e aiutarci per superare la crisi. Insieme siamo piu’ forti”.