Siamo immigrati greci. Siamo stati costretti a lasciare il nostro paese o non possiamo tornarci, a causa della crisi finanziaria che è il risultato dell’accordo tra Grecia e Unione Europea del 2015. Gli sviluppi politici in Grecia e l’intensificarsi dell’autoritarismo statale e poliziesco, la brutalità e l’oppressione ci riempiono di rabbia.
La gestione del Covid-19 da parte dell’Unione Europea ha dimostrato il fallimento delle politiche neoliberiste attuate in tutta Europa. I profitti delle compagnie farmaceutiche hanno la priorità rispetto ai bisogni delle persone durante la pandemia. Questo comprende un’escalation dell’attacco a tutti i beni pubblici che erano stati conquistati dai movimenti sociali. L’Unione Europea ha scelto di finanziare incondizionatamente le imprese private per intraprendere programmi di ricerca sui vaccini con denaro pubblico, dimostrando che la crisi è usata come un’opportunità di profitto. Usando la pandemia come scusa, i paesi di tutta Europa hanno intensificato l’autoritarismo e hanno messo a tacere e represso ogni voce progressista che si oppone a queste pratiche governative.
In Grecia, la pandemia si scontra con un sistema sanitario nazionale indebolito e screditato, come risultato delle misure di austerità imposte. Il governo non è disposto ad aumentarne la capacità assumendo più operatori sanitari e fornendo ulteriori finanziamenti. Nonostante la morte di molti pazienti a causa del numero inadeguato di unità di terapia intensiva, le cliniche private non sono ancora state chiamate dal governo a contribuire.
La risposta alla pandemia è stata una serie di lockdown, mentre i lavoratori sono ammassati nei luoghi di lavoro e nei trasporti pubblici senza adeguate misure di protezione, una politica con un chiaro carattere discriminatorio.
Un’altra risposta alla pandemia è stata quella di aumentare la capacità della polizia assumendo più agenti e modernizzando il loro equipaggiamento per reprimere le manifestazioni. Le forze di polizia hanno fatto un numero enorme di multe in modo discriminatorio e abusivo. L’importo delle multe è equivalente al 60% del salario minimo. La polizia è ormai presente in ogni quartiere, perseguita e picchia famiglie e bambini durante le loro passeggiate quotidiane nei parchi locali. I casi segnalati di brutalità della polizia stanno aumentando con episodi di sequestro di cittadini, torture, presa di mira di persone con certe ideologie politiche, pubblicazione dei loro dati personali, accuse infondate da parte dell’unità antiterrorismo e altro. Tutto ciò avviene sotto la guida e con la protezione degli organi politici responsabili. Parallelamente, nuove unità di polizia vengono create non solo per controllare le manifestazioni, ma anche per reprimere il movimento studentesco. Il governo è stato a un passo dall’omicidio vendicativo del prigioniero e scioperante della fame Dimitris Koufontinas, negando di riconoscere le sue richieste legittime.
Approfittando della pandemia, in cui il diritto di protesta dei cittadini è già compromesso, è stata votata una legge per limitarlo ulteriormente. È stata approvata anche una legge sull’istruzione, che prevede l’istituzione di una polizia universitaria. Si stanno preparando altre leggi per sopprimere i diritti dei lavoratori.
Fin dall’inizio, il governo ha investito nella sua immagine, incanalando enormi somme verso specifici mass media del sistema, ma anche verso i suoi alleati strategici come la Chiesa greca. Oltre alla costante propaganda a favore della politica del governo, i media hanno escluso le voci dissenzienti e nascosto ogni episodio di violenza della polizia, calunniando le vittime. Qualsiasi critica al governo viene espressa solo attraverso i social media. La censura e gli sforzi di silenziamento si sono però verificati anche lì. Il governo sceglie di ignorare le folle nelle strade dello shopping e nelle chiese, ma vieta ogni forma di raduno e protesta di massa, usando come scusa la prevenzione della diffusione del coronavirus. Ogni forma di mobilitazione viene repressa con la violenza aperta, la persecuzione dei militanti e il licenziamento dei sindacalisti. In questo contesto, il diritto alla libera espressione è abolito nella pratica.
Come immigrati non possiamo tollerare la politica del governo e dell’UE verso i migranti in Grecia. Le persone ammassate nelle tende, senza assistenza sanitaria e beni di prima necessità, sono esposte a diverse malattie, tra cui il coronavirus. Se riescono a sopravvivere al viaggio verso la Grecia, si trovano in pericolo per gli attacchi delle autorità portuali che bucano i loro gommoni e dei fascisti che cercano di bruciarle vive. Sono vittime dello stato psicologico in cui si trovano che, insieme all’impoverimento, porta in alcuni casi al suicidio. Ci rifiutiamo di abituarci alla barbarie.
Sappiamo che tutta questa violenza e repressione è l’unico modo per il governo di continuare le politiche del grande capitale e il suo piano neoliberista. Condanniamo qualsiasi forma di violenza di Stato. Condanniamo ogni politica che porta la gente alla povertà, mentre le élite si arricchiscono anche durante la pandemia. Esprimiamo la nostra solidarietà con le persone in lotta che cercano di sopravvivere e di resistere alle politiche del governo.
Le grandi manifestazioni in Francia contro la “legge sulla sicurezza”, le proteste “Kill The Bill” nel Regno Unito, le manifestazioni di massa contro l’autoritarismo e la resistenza nelle università greche contro la creazione di una forza di polizia universitaria mostrano la strada. La paura sta cambiando colore.
Dichiariamo la nostra presenza, solidarietà e sostegno a coloro che stanno ancora lottando duramente, in Grecia e in Europa. Il nostro obiettivo è quello di coordinare e partecipare a un quadro più ampio di azioni paneuropee e globali nella stessa direzione.
Stiamo organizzando due giorni di azioni paneuropee e globali il 17 e 18 aprile, alle 14 ora CET.
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Poster di Jo Di
Traduzione dall’inglese di Thomas Schmid. Revisione di Anna Polo