Amadou Toure il giovane originario delle Guinea, scomparso il 16 marzo, è stato ritrovato a Bologna
La storia di Amadou è emblematica: è arrivato minorenne con un barcone, è stato preso in carico in Sicilia, e da lì è cominciata una storia che ha risvolti di un’assurdità che lascia sbalorditi.
Nonostante sia arrivato minorenne la sua storia di richiedente asilo è costellata di intoppi, di buchi neri burocratici.
Giunge nel Torinese in condizioni psicologiche estremamente precarie, viene preso in carico da una struttura delle Parrocchie Centrali di Rivoli, da lì seguono due ricoveri ospedalieri.
Ha bisogno di una comunità di accoglienza per persone vulnerabili, ma non si trova, viene preso in carico dal Centro di Salute Mentale di Rivoli.
Dopo il secondo ricovero e l’ennesima difficoltà nel trovare una struttura che lo prendesse in carico, viene ricoverato nella Casa di Cura Villa Augusta di Bruino, risulta che gli accordi fossero che il ricovero durasse per circa un mese, il tempo di trovare una struttura per persone vulnerabili.
Viene trasferito a Villa Agusta direttamente dall’Ospedale di Rivoli il 15 marzo.
E qui l’ennesimo “scherzo del destino”: Amadou è titolare di protezione sussidiaria, quindi non è espellibile, tuttavia i Carabinieri di Piossasco lo prelevano dalla Casa di Cura a fronte di un decreto di espulsione che non ha valore, lo portano in Questura Torino e lì, in circostanze tutte da accertare, Amadou sparisce.
In concomitanza al prelevamento dei CC di Piossasco, Amadou, ricoverato dal giorno prima, dopo un trasferimento diretto dall’ospedale di Rivoli, viene dimesso da Villa Augusta.
Il Gris (Gruppo Immigrazione Salute del Piemonte) comincia a coordinare le ricerche, si muovono molte associazioni, l’avvocata Martinelli fa denuncia di scomparsa alla Polizia di Stato e un esposto in Procura per chiarire le circostanze della scomparsa.
Viene attivato un numero, viene diramata la notizia su tutti i canali possibili.
Ieri Amadou viene finalmente avvistato alla stazione ferroviaria di Bologna da un’operatrice della Caritas, lo avvicina, ma scompare di nuovo, di nuovo non si trova.
Vuole andare in Sicilia, prende un pullman e finisce a Monghidoro, sugli Appennini, dove viene rintracciato dai CC che chiamano il 118.
Oggi Mauro Cena, educatore della struttura parrocchiale di Rivoli che l’ha seguito, riceve una telefonata dai CC di Piossasco: Amadou è al pronto soccorso a Bologna, ma “non lo possono tenere”, il Sig. Cena, al telefono con un Maresciallo dei CC di Bologna, è categorico, fa presente che è già stato perso una volta, lo fanno parlare con la Dott.ssa del pronto che lo ha in carico: non sono ancora arrivate le cartelle cliniche dall’Ospedale di Rivoli.
Parte una serie di telefonate, alla fine il CSM (Centro di Salute Mentale) di Rivoli dispone il rientro e il ricovero all’ospedale di Rivoli.
Viene anche coinvolta la sede centrale di Roma del SAI (Sistema Accoglienza Integrazione, ex SIPROIMI): è loro compito cercare un posto in una struttura di accoglienza adatta ad Amadou, anche in questo caso Mauro Cena è inequivocabile, del resto Amadou ne ha passate troppe, davvero troppe.
Ovviamente a fronte di ciò che gli è successo a Rivoli, non è contento di tornarci, lui vuole andare in Sicilia, quando nominano Rivoli si rabbuia.
Non c’è un medico disponibile per il trasferimento in ambulanza: è plausibile che rientri a Rivoli domani o dopo.
E’ un lieto fine? Speriamo, speriamo che Amadou trovi un po’ di pace, e speriamo che questa burocrazia disumana smetta una volta per tutte di recargli danno.
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