In data 28 dicembre 2017 viene deliberata la ratifica dell’accordo tra la Regione Lazio e il Comune di Accumoli per la realizzazione di un rifugio montano in località Pantani.
I Pantani di Accumoli sono una serie di laghetti di origine glaciale a 1600 m di quota, famosi per il fenomeno dell’alga rossa che li accomuna al lago di Tovel in Trentino; si trovano in un contesto naturale montano integro dal punto di vista ambientale e paesaggistico popolato da numerose specie di animali, che attira forti presenze turistiche anche perché attraversato dal Sentiero Italia. Pur non ricadendo in un’area naturale protetta, si tratta di una ZSC (Zona Speciale di Conservazione, IT6020001) compresa nella Rete Natura 2000. L’area è geograficamente complicata: la competenza amministrativa è della Regione Lazio ma Umbria e Marche sono a pochi passi, la conca doveva rientrare nel Parco Nazionale dei Monti Sibillini ma per non inserire anche il Lazio in un’area protetta divisa tra Marche e Umbria il confine del Parco è stato spostato più a nord, e i Pantani sono rimasti fuori.
Per riattivare il tessuto economico compromesso dal grave sisma del 2016, la Regione ha pensato di “provvedere alla valorizzazione turistica del contesto naturalistico di particolare pregio rappresentato dai Pantani di Accumoli, integrando la rete di rifugi esistenti mediante la realizzazione di un nuovo rifugio montano nel territorio comunale”. Intanto la valorizzazione è già iniziata, con interventi di manutenzione alla strada sterrata preesistente che sale da Accumoli fino ai Pantani per poi proseguire verso il passo di Forca Canapine: strada allargata, con alcuni tratti (400 metri di Sentiero Italia) pavimentati in cemento, “per consentire il passaggio agli allevatori che hanno il bestiame in quota” dice il Sindaco.
Il 1° aprile di quest’anno, il Consiglio comunale di Accumoli ha approvato il progetto definitivo per la costruzione del rifugio: una struttura di tre piani da 180 mq l’uno di proprietà comunale, un edificio in cemento armato che disporrà di una camera doppia, una tripla, una quadrupla, 5 bagni, una cucina, una sala ristorazione, un locale per l’esposizione di prodotti tipici e, infine… un rifugio (5% della superficie totale). Per approvarlo è stato necessario modificare il piano regolatore generale, trasformando l’attuale zona agricola in una zona destinata ai servizi pubblici, con la conseguente espropriazione dei terreni a ben 20 proprietari. Naturalmente il rifugio sarà raggiungibile con i mezzi a motore, con buona pace degli escursionisti che percorrono il Sentiero Italia, anche se il Comune afferma che redigerà un severo regolamento riguardante l’accesso e l’uso della strada; per diventare accessibile alle auto normali il tracciato che sale da Accumoli, che oggi è una pista per fuoristrada, dovrebbe essere modificato e allargato.
In zona esistono altri punti d’appoggio: a Forca Canapine (che però si trova in Umbria), a un’ora di agevole cammino dai Pantani, il rifugio Genziana è tuttora inagibile dopo i terremoti del 2016, abbandonato e in attesa di un intervento di recovery, mentre nelle vicinanze insistono altre strutture già servite dalla strada. Non solo, ma si segnala il pericoloso precedente del rifugio realizzato dal Comune di Accumoli nei pressi della frazione Poggio d’Api, anch’esso abbandonato e mai utilizzato poiché nessun operatore ha ritenuto economicamente praticabile la sua gestione. In queste zone e a queste altitudini gli inverni sono difficili, ai Pantani la neve può persistere fino a primavera inoltrata, il nuovo rifugio resterebbe chiuso per gran parte dell’anno e l’isolamento invernale lo sottoporrebbe a un rapido degrado. Se poi non bastassero le osservazioni sull’opportunità di questo progetto, restano da mettere in campo le motivazioni amministrative: a quanto risulta dagli atti mancano ancora la necessaria Valutazione di Incidenza Ambientale (VincA), che la prossimità di un sito ZSC richiede per legge, e la verifica di eventuali usi civici gravanti sulle aree da urbanizzare.
E’ preferibile costruire un nuovo fabbricato ad uso turistico, dissipando risorse economiche (850.000 euro previsti) ed andando ad incidere pesantemente su preziosissime risorse ambientali irriproducibili garanzia di un duraturo rafforzamento delle comunità locali, mentre a quattro anni e mezzo dalle scosse la ricostruzione del borgo di Accumoli non è ancora iniziata e gli abitanti vivono nei prefabbricati, oppure scommettere su una visione di futuro più vicina a quella transizione ecologica tanto decantata a parole ma assai meno praticata nei fatti? Per rispondere a queste ed altre domande, il Gruppo Regionale CAI e la Commissione Regionale TAM del Lazio hanno lanciato una petizione sostenuta anche da altre associazioni e diretta alla Regione Lazio e al Comune di Accumoli, allo scopo di “annullare il procedimento finalizzato alla realizzazione di una struttura ricettiva inutile e dannosa, destinare i fondi del progetto al ripristino dei rifugi già esistenti nella zona, sostenere con politiche serie il recupero dei sentieri, della viabilità lenta, delle attività locali ad essi legate, accelerare la ricostruzione dei paesi danneggiati dal sisma”.
Intanto la mobilitazione continua: il prossimo appuntamento è previsto per sabato 22 maggio con una manifestazione popolare.