Non si può dire che al coordinamento San Siro manchi del coraggio: domenica 27 Giugno alle 15,30 convoca un presidio nel parco adiacente allo stadio. Il quartiere sembra un deserto, un caldo impressionante, ma quell’angolo si anima di colpo: gazebo, giochi per i bimbi, striscioni, bandiere, e poi cartelli, foto, progetti che documentano i rischi per la zona e il progetto che loro sostengono.
Parlo con Gabriella Bruschi, presidentessa del comitato, e con l’ingegner Riccardo Aceti. Mi spiegano come i cinque ettari abbondanti di verde con più di 100 piante ad alto fusto verrebbero cementificati se dovesse procedere il progetto sostenuto da Inter e Milan. Il progetto dell’ingegner Aceti, invece, nasce anni fa, addirittura prima di quello che prevede uno scempio nel quartiere, e quindi prima della lotta. Un’ipotesi nata all’interno di una ricerca con la collaborazione del Politecnico: senza averlo preventivato, due anni fa diventa uno strumento in mano al neonato coordinamento San Siro. Questo progetto prevede la ristrutturazione dell’attuale stadio e salverebbe il parco. Il possibile abbattimento dello stadio con annessa costruzione di un altro stadio (sul verde attuale) e la costruzione di quattro grattacieli e due centri commerciali (ma col verde sul tetto…) preoccupa molti cittadini e molte cittadine. Ancora una volta la cittadinanza – e non a caso erano presenti con i loro striscioni anche coloro che difendono il Ticinello e Baiamonti – deve rimboccarsi le maniche e sfidare potenze economico-finanziarie che vogliono trasformare ogni filo d’erba in moneta sonante.
Il progetto dell’ingegnere Aceti, come fosse un cavallo scosso nel palio di Siena, è sorprendentemente andato avanti. Quasi senza che i grandi media ne abbiano parlato, è in realtà sempre più conosciuto, e si ha l’impressione che il Covid abbia aperto forse un po’ gli occhi su ciò che è possibile, ciò che è doveroso, ciò che è necessario.
Eppure chi comanda, le società di Inter e Milan, le multinazionali del cemento, sembra non essere scalfito da queste minoranze attive che martellano come un picchio. Mentre il sindaco, che a suo tempo si faceva fotografare coi “simpatici” ragazzini di Fridays for future, tace e le decisioni sono rimandate, con ogni probabilità al dopo elezioni.
Ma oggi un pratone verde di 5 ettari, che ricorda quello di San Donato, anch’esso a rischio, ricordate?, ha visto giocare decine di bambini e bambine, a due passi da quel gigante che dormiva. “Là dove c’eeeeera l’erbaaaaaa…”
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Foto di Andrea De Lotto
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