articolo di @Dario Ruggieri
fotoreportage @Marzia Della Gatta
Il torneo Dimondi è un progetto nato nel 2014, volto a creare socialità e relazioni, andando a scardinare le barriere sociali che limitano le appartenenze. I partecipanti provengono da categorie sociali ed esperienze di vita profondamente diverse, che raramente hanno occasioni d’incontro e condivisione; il comune denominatore è lo sport popolare, grazie al quale si ha la possibilità di conoscersi, divertirsi e tessere reti. Ovviamente, alla base di tutto, vi è la ferma volontà di affermare un messaggio antirazzista, antifascista, anti-sessista e contro ogni discriminazione di genere attraverso lo strumento dello sport. L’ultima giornata si è svolta il 18 Gennaio 2020.
Da quel momento il fattore pandemico ha intralciato il percorso del torneo Dimondi.
Sabato 10 Luglio, dopo un anno e mezzo, il Dimondi è tornato. La cornice è quella del circolo della polisportiva San Donato, guidato da una gentilissima coppia di storici gestori.
L’affluenza è molto alta. Vi sono 12 squadre, pronte a partecipare con gioia e passione a questa giornata di sport e inclusività. Si inizia tutti e tutte insieme con il cosiddetto “Cerchio”, primo momento di scambio, di condivisione e di decisione delle regole per il torneo.
Le partite di calcio a 5 si susseguono una dopo l’altra, a ritmo incessante, condite sempre da uno spirito giocondo e sportivo. Peculiare è la classifica, oltre a quella tradizionale, chiamata “Presabene”, il cui compito è quello di stemperare un’eventuale eccessiva dose di competitività e tensione. Il punteggio varia a seconda di come una squadra affronti la giornata e di come si comporti nei confronti degli avversari.
Per permettere a tutti/e i/le partecipanti di ritrovarsi in un contesto moderato di competitività, è prevista una certa flessibilità del regolamento, per cui entrambe le squadre – di comune accordo – possono decidere ad inizio partita di modificare alcune regole. Al fine di evitare situazioni ostili le partite del torneo sono auto-arbitrate, così da responsabilizzare chi gioca. Inoltre tutti i banchetti di autofinanziamento sono autogestiti. Non vi è nessuno/a che controlla. Ogni soggettività è responsabile di se stesso/a.
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Come afferma Alessandra Di Tella, una storica attivista del Dimondi, “la cosa bella del torneo è che, negli anni, ha creato una rete molto ampia di persone diverse tra loro, dando vita a una situazione di comunicazione e scambio di esperienze. Non solo, il Dimondi ha il merito di riuscire a creare un contesto in cui tutte le soggettività possono sentirsi incluse. Spesso sentiamo parlare di soggettività deboli, di disabilità, di emarginazione, senza ricordarci che a generare debolezza, disabilità ed emarginazione è spesso il contesto. Bene, il Dimondi è un contesto attraversabile e attraversato da tant*, che riescono a sentirsi parte di una comunità eterogenea ma accogliente, che si prende cura di se stessa. E questo è merito delle persone che ne fanno parte, perchè non esiste nessun ente organizzatore, né tantomeno ente finanziatore. È per questo motivo che modifichiamo continuamente, e in base alle esigenze delle persone, le regole sia in campo che fuori: perchè ognuno possa trovare la sua dimensione sportiva e non. Questa eterogeneità è il nostro punto di forza, ma richiede un grosso sforzo in termini di rimodulazione dell’equilibrio tra teoria e prassi, del rapporto tra personale e politico.
Ritrovarci oggi, dopo un anno e mezzo di stop forzato, di nuovo insieme sui campi da gioco e attorno ai tavoli del terzo tempo è stato molto forte. Speriamo, da settembre, di poter cominciare di nuovo con i ritmi pre-pandemia, che prevedevano lo svolgimento di una giornata di torneo più o meno ogni due mesi”.
Verso sera il torneo, a livello sportivo, si conclude. Ma la giornata non finisce qui. Un’altra bellissima pratica del Dimondi è il cosiddetto Terzo Tempo, mutuato dal mondo del rugby, nel quale tutti e tutte si ritrovano per stare insieme, per costruire quelle relazioni di reciprocità che rendono questo evento così particolare e profondo.
La collaborazione dura fino a fine serata, quando ognuno/a contribuisce a lasciare lo spazio autogestito in maniera pulita ed ordinata.
Si arriva stanchi/e alla sera, ma con la consapevolezza di essere ripartiti con una bellissima iniziativa, che mancava molto alla città di Bologna.
Alla prossima giornata, Dimondi!