Airone cenerino è una specie alloctono, autoctono o parautoctona? È positivo l’aumento di esemplari ardeidi nelle zone umidi?
Di questo e molto altro ne parliamo con Mauro Fasola che ogni anno dal 1972 controlla le garzaie e i nidi degli ardeidi. Biologo, ornitologo, docente ordinario di zoologia all’Università degli Studi di Pavia e coordinatore del Gruppo Garzaie-Italia, da quasi 50 anni gira risaie, paludi e torbiere per monitorare le coppie di aironi che nidificano nella nostra penisola. Ed è questa la sorpresa perché, nonostante l’urbanizzazione, l’agricoltura intensiva, la caccia e il bracconaggio abbiano provocato una drammatica perdita di biodiversità tanto da far parlare di una «sesta estinzione di massa» (più dei due terzi di tutte le specie di uccelli in Italia è a rischio), la popolazione di aironi si è moltiplicata, con un aumento di oltre 20 volte rispetto a quanti ce n’erano negli anni Settanta. Gli aironi sono uccelli che tornano sempre nello stesso luogo a nidificare, anche per secoli, se non intervengono fattori ad allontanarli, e alcune garzaie, già descritte in testi del primo Seicento, sono presenti ancora oggi. Se non ci fossero persone come Mauro Fasola neanche ci accorgeremmo di quanta forza ha la Natura e di come alcune specie sappiano riprendersi i loro spazi, a dispetto della distruzione dei loro habitat da parte dell’essere umano.
Come è nata la sua passione per gli ardeidi?
Vivendo tra Novara e Pavia, non potevo non osservare con interesse questi uccelli dall’aspetto elegante, che si vedono numerosi nelle risaie e lungo i fiumi. Li vedevo da ragazzo quando cominciavo ad identificare le specie animali grazie alle guide illustrate che trovavo. Poi un amico appassionato di Natura mi ha portato a scoprire la prima colonia di aironi nidificanti, che mi sono apparsi uno spettacolo straordinario per la pianura padana così antropizzata. Ma gli aironi, uccelli della famiglia degli Ardeidi, hanno affascinato molti grazie alla loro sagoma elegante, e sono oramai parte della cultura padana, infatti li si vede raffigurati in manifesti, sculture d’ornamento urbano, simboli di gruppi sportivi e sono anche il simbolo dell’associazione civica del paese ove abito.
Associazioni venatorie sostengono che l’airone cenerino non sia un esemplare autoctono delle nostre zone. È vero?
Nella Pianura Padan alcune colonie di aironi cenerini nidificanti sono documentate in riviste scientifiche già all’inizio del ‘900, e perfino Ulisse Aldrovandi nel suo libro del 1604 ne descriveva una colonia presso Bologna. Quindi è certamente presente da secoli. Forse qualcuno ha avuto l’impressione che sia arrivato da poco perchè è diventato più abbondante dagli anno ’80, e ha esteso la sua presenza a nuove zone. Attualmente l’airone cenerino è il più abbondante, ma nelle stesse colonie di nidificazione, chiamate “garzaie” possiamo vedere altre sei specie della famiglia degli aironi.
Quante sono le garzaie di ardeidi censite nel Nord Italia e come vengono monitorate?
Le colonie di nidificazioni sono molto aumentate negli scorsi decenni, e sono così uno dei pochi casi positivi nel panorama negativo di diminuzione generale della vita animale attorno a noi. Attualmente in Italia settentrionale vi sono alcune centinaia di colonie, di dimensioni variabili da pochi nidi fino a molte centinaia, di solito raggruppati in una piccola area. I monitoraggi sono organizzati dalle associazioni regionali di ornitologi, in Piemonte, Lombardia, Veneto. Friuli, Trentino, Emilia Romagna, e altre Regioni del centro-sud. Sono compiuti da funzionari di Enti locali o appassionati. Vengono conteggiati i nidi, in tutte le colonie raggiungibili, con tecniche standardizzate semplici ma che richiedono una certa esperienza. Sono quindi attività di “scienza del cittadino” svolte volontariamente come attività del tempo libero e senza costi per la collettività. I dati raccolti da queste iniziative sono molto utili per valutare lo stato di conservazione ambientale come è richiesto anche dalle normative nazionali ed europee, per pianificare le attività di conservazione della natura, e anche per ricerche scientifiche che spiegano quali fattori causano aumenti o diminuzioni delle popolazioni di animali selvatici.
Nel 1992 sul Biological Conservation è stato pubblicato uno studio svolto da lei e da Raffaella Alieri in cui si descriveva ciò che era preferibile fare affinché l’essere umano non metta in pericolo l’esistenza delle garzaie. Quali sono queste misure?
Sostanzialmente il mantenimento della vegetazione spontanea che le garzaie necessitano per la buona riuscita dei nidi. Si tratta di zone umide o fasce di boschi lungo i fiumi, ormai solo frammenti degli ambienti che secoli fa ricoprivano tutta la pianura padana, e che ora sono ridotti a minimi frammenti. Sono aree sopravvissute alle bonifiche e all’urbanizzazione perchè di scarso valore commerciale, ma ora sono importanti per la conservazione della flora e fauna tipica degli ambienti umidi padani. Le garzaie con centinaia di aironi offrono la possibilità di osservare spettacoli naturali unici nelle nostre pianure sempre più cementificate. Vanno quindi conservate al sicuro da bonifiche e dall’eccessivo disturbo, e mantenute con un adeguato apporto idrico, inoltre gli interventi necessari sono poco costosi perchè si tratta di aree molto piccole.
Secondo le associazioni piscatorie l’airone cenerino sta diventano un problema per quanto riguarda la scarsità del pesce nelle acque lacustri. Secondo lei non è un po’ un pretesto?
I predatori naturali difficilmente sterminano le loro prede, perchè si estinguerebbero prima loro, e la rarefazione del pesce è causata di solito da inconvenienti come la cattiva qualità delle acque, molto più gravi che la predazione degli uccelli piscivori. Possiamo capire che i pescatori non non vedano di buon occhio i competitori, ma un sereno rapporto con la natura dovrebbe portare a lasciare spazio anche agli altri esseri viventi che pescano per vivere, e non solo per sport.
Quale importante funzione ecologica svolgono gli aironi cenerini?
Sono un tassello delle comunità naturali degli ambienti acquatici, che funzionano con relazioni tra nutrienti, produttori e consumatori vegetali e animali, molto più complesse di quanto riusciamo ad immaginare. Recentemente aironi cenerini e specie affini esercitano un’utile predazione su alcune specie alloctone, introdotte dall’attività umana: il gambero rosso della Luisiana e il cobite orientale che si sono diffusi in quantità sorprendenti nelle risaie e nei canali.
Quale sarebbero un piano ideale di politiche ambientale per la loro tutela?
Il mantenimento delle piccole aree umide a vegetazione naturale per le colonie, come accennato sopra, è necessario per offrire siti idonei alle garzaie. Inoltre i nidificanti necessitano ambienti ove catturare prede per sé e per i pulcini ai nidi, e per questo è importante il mantenimento di una buona qualità dei corpi d’acqua, cosa indispensabile anche per la salute umana. Tra Piemonte e Lombardia, gli aironi si alimentano spesso nelle risaie, che si estendono qui per la superfice maggiore rispetto alle altre zone europee ove si coltiva riso. Ma dal 2000 il livello dell’acqua nelle risaie italiane è diminuito per esigenze produttive, e le popolazioni di aironi nelle aree risicole si sono dimezzate, pur restando ancora abbondanti.