Il capo Raoni Metuktire, il principale leader indigeno del Brasile, ha dichiarato che sosterrà Luiz Inácio Lula da Silva alle elezioni dell’ottobre 2022 e oggi ha esortato tutti a sostenere l’ex presidente.
“Se Lula prenderà il potere, io sarò con lui e ricominceremo a lavorare insieme. Perché tutti possano avere pace” – così ha affermato, in un’intervista all’organizzazione non governativa Réporter Brasil, il capo indigeno dell’etnia Kayapó e icona della lotta ambientalista per la difesa dell’Amazzonia.
Nato nel cuore dello stato del Mato Grosso, Raoni è cresciuto seguendo lo stile di vita nomadico della sua tribù e all’età di circa vent’anni sono iniziati i primi contatti della sua etnia con il mondo esterno. È stato fondamentale per la demarcazione delle terre indigene, per la difesa dei diritti indigeni nell’Assemblea costituente e per la conservazione della foresta amazzonica. A farlo conoscere al mondo è stato il regista Jean Pierre Dutilleux che nel 1977 presentò il documentario “Raoni” al Festival di Cannes, nominato per l’Oscar come miglior documentario nel 1979, raccontando la sua vita, la difesa dei diritti umani dei popoli indigeni e la lotta del suo popolo in difesa degli ecosistemi e dell’Amazzonia.
Da lì in poi Raoni ha utilizzato la sua fama per ampliare il suo messaggio: la deforestazione non minaccia solo i Kayapó, i popoli indigeni sudamericani e l’Amazzonia, ma tutta l’umanità.
Raoni ha dovuto affrontare molte sfide nella sua vita. Oltre alla nascita della Rainforest Foundation in difesa dell’ambiente, con l’aiuto di Dutilleux e Sting, un importante traguardo arrivò nel 1993 con la creazione di una delle aree di foresta pluviale protette più vaste al mondo nel territorio dei Kayapó.
Nonostante il successo di Raoni nel diffondere consapevolezza sul ruolo fondamentale degli indigeni come “guardiani della foresta”, negli anni Ottanta si trovò a lottare contro il progetto delle dighe di Belo Monte. I Kayapó e le tribù alleate riuscirono a bloccare il maxi-impianto idroelettrico sul fiume Xingu e fu proprio l’incontro degli indigeni ad Altamira a convincere potenziali finanziatori come la Banca Mondiale a ritirarsi dal progetto.
Negli anni Duemila, però, i piani per le dighe iniziarono a concretizzarsi e nel 2008 si tenne il secondo incontro dei popoli indigeni dello Xingu ad Altamira contro le dighe di Belo Monte. Nel 2015 le dighe entrarono in funzione, alterando definitivamente il corso del fiume.
“Belo Monte è un disastro, sta causando la morte dei pesci e della fauna acquatica. Questo ci ha toccato profondamente: i Kayapó e le comunità indigene continueranno a lottare contro questi progetti” – dichiarò Raoni Metuktire a Bonn durante la Cop23 nel 2017.
Nel 2019 la Fondazione Darcy Ribeiro, un’organizzazione di antropologi brasiliani, ha presentato la nomina di Raoni per il Premio Nobel per la Pace 2020.
Durante la pandemia, il leader nativo, ha visto la morte della moglie ed è stato lui stesso affetto da Covid-19, dal quale è uscito pur presentando ancora dolore al corpo e mancanza di respiro. Ha vissuto in prima persona le politiche neoliberiste di Bolsonaro sulla salute, sull’ambiente e le sue politiche sui diritti umani, fino ad essere definito dallo stesso Bolsonaro come “pezzo di manovra dei governi stranieri”. Nonostante ciò rimane ambizioso e pieno di piani per il futuro a tal punto da intraprendere un’altra battaglia all’orizzonte: quella per impedire il decollo del progetto Ferrogrão, la ferrovia che prevede un terminal merci a Matupá (MT), che trasporterà i semi di soia mettendo in pericolo il Parco Indigeno Xingu e la Terra Indigena Raoni, il Capoto Jarina.
E’ proprio riguardo a questo che Raoni, durante l’intervista, ha dichiarato che alle elezioni 2022 “dobbiamo tutti sostenere Lula in modo che assuma questa posizione e che tutti possano stare tranquilli – aggiungendo – se Lula subentra, io sarò lì con lui. Ricominceremo a lavorare insieme così le cose andranno bene e tutti avranno pace”. Il fondatore del Partito dei Lavoratori infatti appare come il favorito in tutti i sondaggi di opinione.
“Bolsonaro sta sbagliando e non mi piace. Vuole l’estinzione dei popoli indigeni e pensa anche a distruggere voi bianchi” – ha commentato il capo indigeno.
Quando il giornalista gli ha chiesto che cosa si aspetterà da un futuro governo Lula, Raoni ha risposto: “Bolsonaro aveva detto che avrebbe distrutto tutto. Lo diceva sempre. Ho ascoltato e non mi è piaciuto. La gente deve rimuovere presto Bolsonaro in modo che qualcun altro possa prendere il suo posto. E quella persona (Lula) deve essere lì per difendere i diritti di tutti e anche per difendere i nostri territori indigeni”.
Lula è colui che nel 2010 ha firmato uno dei contratti che avrebbe permesso l’avanzamento dei lavori della mega-diga sul fiume Xingu, la stessa contro cui il popolo Kayapó e il leader indigeno si sono sempre battuti con tutte le loro forze.