L’accantonamento pressoché definitivo del DDL Zan apre nuovi e inquietanti scenari nella politica italiana. Qualcuno, per esempio, vede in queste ultime vicende le prove generali per la futura elezione del Capo dello Stato, che con lo spostamento a destra di Italia Viva potrebbe portare al coagularsi di nuove ed insolite maggioranze. Staremo a vedere.
In ogni caso sembra ormai passata alla storia la vittoria del centro sinistra alle recenti elezioni comunali. D’altra parte si sa da sempre che le elezioni amministrative sono molto diverse dalle politiche, e comunque pare a molti chiaro che il forte astensionismo abbia penalizzato soprattutto le destre per le divisioni e le incertezze che hanno caratterizzato l’approccio al governo Draghi. Fatto sta che anche le ultime indagini sulle intenzioni di voto degli italiani pare che dicano che comunque al momento, in caso di elezioni, vincerebbe la destra.
Certo che anche nel caso contrario di una vittoria di questa “sinistra”, ci sarebbe comunque poco da festeggiare. In fondo non sarebbe altro che il perpetuarsi degli attuali scenari. Una riaffermazione delle politiche neoliberiste e antipopolari del governo Draghi, con in più il ripresentarsi del ricatto del debito da parte delle istituzioni europee, per ora messo solo in stand by a causa della pandemia.
Ma una vittoria della destra evoca innanzitutto, almeno nel mio immaginario, uno scenario da incubo: La possibilità che l’evento, che dovrebbe essere in sé straordinario, della prima donna Capo del Governo nella nostra Repubblica “nata dalla Resistenza”, possa materializzarsi nella persona della signora Meloni. Di fatto una discendente più o meno diretta, della storia del fascismo. Una catastrofe per il nostro paese e per tutti noi, prima che di natura politica, dal valore simbolico, sia etico che culturale.
Nel programma della destra inoltre vi sono alcuni punti centrali: una legge elettorale fortemente maggioritaria, la flat tax e misure di totale respingimento dei migranti che se realizzate (cosa in verità e fortunatamente difficile anche in caso di vittoria) significherebbero metaforicamente, qualcosa come prendere la nostra Costituzione, toglierla dalla nostra scrivania o dallo scaffale in vista della libreria, e semplicemente gettarla nel cestino dei rifiuti.
So che mi si può obiettare che di legge elettorale la nostra Costituzione non parla nemmeno, e nemmeno si occupa di migrazioni di massa che allora non erano neppure immaginabili. Inoltre le regole del sistema fiscale sono fissate nelle poche e generiche parole nell’art. 53, che impongono la progressività senza altre specificazioni, tanto da potere essere aggirate eventualmente da una “truffaldina” “dual tax”, con scaglioni molto ravvicinati, per esempio 18% e 25%, che tutto sarebbe tranne che una tassa progressiva. Ma quello che veramente conta per noi, e che sarebbe messo fortemente in discussione, non è il contenuto specifico di singoli articoli, quanto lo spirito generale e il valore complessivo del dettato costituzionale.
Per la verità, come si evince dagli “atti della costituente” (in pratica i verbali delle riunioni), la imposizione di una legge elettorale di stampo proporzionale fu proposta in commissione dai rappresentanti del Partito Comunista e immediatamente accettata da tutti, nessuno escluso. Ma incredibilmente la risoluzione non fu portata all’assemblea plenaria per la sua approvazione. Io me lo spiego col fatto che i costituenti, così impegnati in annose e difficili questioni (basti pensare alla Repubblica “fondata sul lavoro” dell’art.1, e agli art. 7 e 8 sul rapporto tra Stato e Chiesa), finirono semplicemente per scordarsi di formalizzare qualcosa che era semplicemente ovvia per tutti loro. Anche sulla (forte) progressività del sistema fiscale c’era poco da discutere o da precisare. Erano semplicemente tutti d’accordo. Infine sulla questione dell’accoglienza dello straniero c’è da dire che l’art.10, seppure in condizioni storiche del tutto diverse e limitandosi all’unica questione allora reale e che oggi si definirebbe dei “rifugiati politici”, è chiarissimo nell’affermare una logica di apertura e disponibilità.
Insomma lo spirito della Costituzione, pur restando nei limiti del sistema capitalistico, era in qualche modo centrato sull’idea che la ritrovata libertà, dovuta alla lotta antifascista, dovesse sposarsi con un forte spirito egualitario e solidaristico. Era così nell’idea (oggi diremmo “illusione”, forse “ingenua”, forse “smaliziata”) della “democrazia progressiva” del Partito Comunista. Ed era così in tante spinte populiste ed idealiste del mondo cattolico, come nelle riflessioni di molti intellettuali e della sinistra non comunista. Ma soprattutto, anche fuori dalle nascenti istituzioni repubblicane, erano queste le speranze del comune sentire della gente. Il vero cuore pulsante della Carta Costituzionale.
Cosa resta di tanto passato? Nelle vicende dei nostri giorni, mentre nel mondo della politica e sul futuro delle nostre istituzioni si addensano nubi scure che potrebbero mettere all’angolo tutti i valori della nostra Carta Fondamentale, le nostre piazze continuano a riempirsi dei manifestanti dei movimenti No Green Pass che (senza entrare qui sulle ragioni specifiche della protesta) si mobilitano al grido “Libertà! Libertà!”, e che spesso agitano anche il libretto della nostra Costituzione, ma che alla fine vengono quasi sempre egemonizzate di fatto da elementi e organizzazioni di estrema destra. Questo, malgrado la presenza nelle lotte di molti militanti della sinistra radicale, sulla cui onestà intellettuale non nutro alcun dubbio, ma che certamente mostrano quantomeno tutta la loro (e la nostra) attuale impotenza.
E’ necessario riaffermare con forza che tra libertà, correttamente intesa come responsabilità collettiva, e Costituzione da una parte, e destra politica dall’altra parte, non può esserci nessun elemento di contatto. Non si tratta di appioppare genericamente l’epiteto “fascista” a chiunque sia di destra. Si tratta piuttosto di mostrare, con i giusti argomenti, come non solo la pratica politica corrente, ma i contenuti, gli obiettivi e i programmi elettorali di destra hanno, per così dire, bypassato ogni valore democratico e antifascista, seppure oggi, nell’attuale confusione, sempre più cerchino di strumentalizzare, stravolgendone il significato, i contenuti costituzionali.
Sono altresì convinto che praticare questo terreno di lotta e di scontro renderà anche molto più semplice smascherare i veri intenti di una (falsa)sinistra, ormai sempre più asservita ai diktat della finanza mondiale e alla logica complice delle istituzioni europee. Anche su questo occorrerà tornare.