Circa 300 attivisti di XR UK hanno bloccato 13 centri di distribuzione di Amazon in UK, proprio nel giorno del Black Friday, la più grande giornata di sconti (e di consumismo) al livello mondiale. L’azione “Amazon Crime”, che gioca con la parola “crimine” e il noto abbonamento Prime, è riuscita a bloccare il 50% delle consegne nazionali.
I ribelli hanno bloccato gli ingressi usando strutture in bambù, catenacci e banner in cui si legge: “Amazon Crime: Crescita Infinita in un Pianeta Finito” e “Il Black Friday Sfrutta le Persone e il Pianeta”. In uno dei blocchi anche un razzo con scritto “Verso l’estinzione e oltre!”, a cavalcioni del quale siede un attivista con una maschera grottesca di Jeff Bezos.
L’azione ha un doppio intento. In primo luogo si vuole denunciare il business di Amazon e di aziende simili, basato su pratiche di sfruttamento dei lavoratori e sulla distruzione del pianeta, a fronte di tassazioni inesistenti su profitti così grandi, che hanno reso Bezos uno degli uomini più ricchi al mondo. Inoltre, l’azione smaschera l’intero sistema economico globale, strutturato in modo da incatenarci a un consumismo esagerato di oggetti di cui non abbiamo bisogno e a un prezzo enorme pagato dal Pianeta, in un’ossessione iperconsumista, che Amazon e aziende simili hanno capitalizzato. [1]
Amazon sta diventando un monopolio globale, con un controllo che gli permette di stabilire persino il modo in cui altre aziende hanno accesso al mercato. [2] L’azienda inoltre usa i dati ottenuti dal sito per manipolare le persone nei loro consumi [3], così mentre reclama l’attenzione e la cura del consumatore, di fatto lo intrappola in una rete di consumismo tossico, di sfruttamento del pianeta e dei lavoratori.
Finché non affrontiamo l’ossessione per la crescita infinita, non affronteremo davvero la crisi eco – climatica e la crisi sociale ad essa interconnessa.
La lista dei “crimini” è davvero così lunga che è impossibile farla in maniera esaustiva: dalle sue enormi emissioni di CO2 che aumentano ogni anno [4][5], dando un aiuto attivo alle compagnie petrolifere [6] all’opera di lobbying verso il governo britannico [7][8]. Dallo sfruttamento ai limiti della schiavitù dei lavoratori, con tanto di minacce in USA per chi parla del suo impatto ambientale [9][10]. Dalla distruzione di prodotti resi o invenduti [11] all’evasione in paradisi fiscali che priva i governi di tutto il mondo di tasse che potrebbero servire a finanziare servizi pubblici essenziali.
L’azione di XR UK sta avendo luogo nello stesso giorno e in solidarietà con le azioni sindacali diffuse in tutto il mondo della campagna “Make Amazon Pay” [13], a cui l’Italia sta partecipando con la mobilitazione organizzata da Si Cobas Lavoratori Autorganizzati con un presidio al grande centro Logistico di Amazon a Castel San Giovanni in Emilia Romagna.
[1] https://www.ethicalconsumer.org/company-profile/amazoncom-inc
[3] https://www.nbcnews.com/tech/security/amazon-developing-high-tech-surveillance-tools-eager-customer-america-s-n1038426
[4] https://www.cnbc.com/2021/06/30/amazon-says-carbon-emissions-rose-19percent-in-2020.html
[8] https://www.greenpeace.org/usa/microsoft-google-amazon-energy-oil-ai-climate-hypocrite/
[9] https://www.mirror.co.uk/news/uk-news/amazon-workers-treated-like-slaves-25531239#comments-wrapper