pubblichiamo il comunicato stampa della Biblioteca delle donne e centro di consulenza legale UDIPALERMO –
Abbiamo appreso con grande pena e turbamento della tragica fine di “Adelina” Alma Sejdini, una donna forte, coraggiosa, con una storia drammatica di violenze e abusi ma capace di non perdere il senso di sé e di sfuggire alla mafia albanese che l’aveva rapita, costringendola alla prostituzione.
La sua vicenda è stata anche una storia di riscatto e di lotta per la riconquista della libertà: collaborando con le forze dell’ordine è riuscita a denunciare e far condannare 40 dei suoi torturatori e a continuare per oltre 20 anni ad aiutare altre donne vittime della tratta e del racket della prostituzione. Un impegno che si è mantenuto costante nel tempo e che l’ha vista sempre in prima linea, spendendosi ovunque per gettare luce su tratta e prostituzione – ora leggiamo anche di una sua recente audizione in senato. Tutto questo però non è bastato a renderla visibile per uno stato che le aveva chiesto, ed ottenuto, collaborazione nella lotta contro il lucroso racket della prostituzione.
Adelina si è suicidata nell’indifferenza e nel disinteresse di uno stato che si è rivelato del tutto sordo alla sua richiesta di ottenere quella cittadinanza italiana che l’avrebbe fatta sentire meno precaria nel vivere quotidiano e soprattutto al riparo dai pericoli cui l’avrebbe esposta un eventuale rimpatrio in Albania, dove avrebbe certamente incontrato la vendetta di coloro che aveva contribuito a fare arrestare. La rettifica sui suoi documenti della condizione di apolide e il ritorno alla cittadinanza albanese ha portato all’esaurimento della sua energia emotiva, già provata da gravi condizioni di salute.
La sua morte è una pesante sconfitta per uno stato per il quale è rimasta invisibile (non)cittadina, ma anche per noi che non conoscevamo la sua storia e non abbiamo potuto sostenerla.
La sua esperienza e il rispetto per la sua battaglia rendono sempre più evidente, se ce ne fosse bisogno, la necessità di continuare a vigilare politicamente su qualsiasi provvedimento punti a “ripulire” tratta, sfruttamento della prostituzione e abuso sessuale, a legalizzare di fatto un reato.