L’arcivescovo Desmond Tutu, Premio Nobel per la Pace e leader della lotta del Sudafrica contro l’apartheid, è morto il 26 dicembre all’età di 90 anni.
“La morte dell’arcivescovo onorario Desmond Tutu è un’altra perdita per la nazione, mentre ci congediamo da una generazione di illustri sudafricani che ci hanno lasciato in eredità un Sudafrica liberato”, ha detto il presidente Cyril Ramaphosa.
“Desmond Tutu era un patriota come nessun altro”.
Nel 1984 vinse il Premio Nobel per la Pace per la sua resistenza non violenta all’apartheid. Un decennio dopo, con la fine del regime, divenne presidente della Commissione per la Verità e la Riconciliazione, istituita per denunciare le atrocità commesse durante quei giorni bui e per ristabilire la giustizia.
Le vittime delle violazioni dei diritti umani durante l’apartheid venivano invitate a parlare delle loro esperienze durante le udienze pubbliche, mentre i responsabili potevano testimoniare e chiedere l’amnistia. Il processo della Commissione è stato determinante nella transizione dall’apartheid a una libera democrazia per il Sudafrica.
Tutu, sempre schietto e diretto, era considerato la coscienza della nazione, con uno spirito di riconciliazione in un paese diviso.
Tutu ha predicato contro la tirannia della minoranza bianca e anche dopo la sua fine, non ha mai vacillato nella sua lotta per un Sudafrica più giusto, rivolgendosi con lo stesso vigore all’elite politica nera e agli afrikaner bianchi.
Si consiglia di vedere Red Dust, il film del 2004 sulla Commissione sudafricana per la Verità e la Riconciliazione con Hilary Swank e Chiwetel Ejiofor.