Ieri al Comala si è tenuta una partecipatissima assemblea pubblica di confronto sulla questione del progetto della costruzione dell’Esselunga in Circoscrizione 3
La questione è stata da alcuni buttata in caciara derubricandola come un rigurgito di antagonismo dei “famigerati” centri sociali. Ebbene: la questione è ben più complessa e occorre contestualizzarla.
Innanzitutto ieri all’assemblea c’erano persone, davvero molte, di tutte le età e molti rappresentanti di associazioni che fanno politica dal basso a Torino. Si è trattato dell’ennesimo laboratorio di politica dal basso torinese. Sono continui segnali di mancanza di una “casa” politica che intercetti le istanze della cittadinanza.
Questo progetto, per usare parole semplici, è un aborto mal riuscito. E’ figlio delle scellerate politiche europee di austerità, quelle dei patti di stabilità, politiche che hanno portato l’Europa sull’orlo del baratro del sovranismo e di cui tutt’ora stiamo vedendo i nefasti effetti.
Molto è cambiato da circa 10 anni a questa parte e purtroppo ci sono volute centinaia di migliaia di morti di Covid e il rischio di collasso economico affinché una classe politica, per lo più completamente sganciata dalla vita delle persone capisse, a patto che lo abbia davvero capito, che determinate politiche portano allo sfascio dei sistemi democratici.
Quel progetto è frutto della disperazione di una consiliatura, quella di Fassino, assillata da debiti pregressi che, per usare un’iperbole, probabilmente doveva scegliere tra vendersi la città o andare dagli strozzini.
Quel progetto, da qualunque lato lo si guardi, ha solo criticità. Molto è anche cambiato dal punto di vista dell’emergenza ambientale: la Esselunga dovrebbe sorgere sulle macerie di un’area verde, il giardino Artiglieri da montagna. Le linee guida sull’ambiente sono chiarissime, occorre non abbattere nessun albero esistente, neanche a fronte di una sostituzione con alberi nuovi. La captazione di CO2 di un albero che ha degli anni e molto superiore alla captazione di un albero giovane. Torino è praticamente la città con la qualità dell’aria peggiore d’Italia.
Inoltre francamente non si capisce il vantaggio che può avere la cittadinanza dalla presenza di un ennesimo ipermercato. Stiamo parlando di una Torino che continua ad avere una contrazione demografica. Sarebbe anche un ennesimo duro colpo al commercio di prossimità del quartiere in favore di una realtà, la grande distribuzione organizzata, che nei fatti inevitabilmente tende a favorire lo sfruttamento della manodopera agricola, ma anche l’agricoltura e gli allevamenti intensivi: cause primarie di produzione di CO2 nel pianeta.
Un perpetrare di concentrazioni economiche che alimentano la forbice delle diseguaglianze: il problema dei problemi di questo tempo, causati dalla mancanza di capacità e volontà politica di governo dell’economia. Forbice che ha visto un insostenibile incremento in Italia dopo il 2012. Si tratta di un ennesimo ipermercato a spese di un ennesimo danno ambientale, urbanistico e sociale: si tratterebbe di mettere un casermone “sberluccicante” al posto di un’area verde.
In quel posto sorge un’area di socialità, di servizi ai giovani, viva, pulsante. Un’area che andrebbe asfaltata perché occorre fare la strada per il casermone sberluccicante: una cosa francamente rivoltante. Altrettanto lo sarebbe la soluzione di spostarla.
Il progetto è vecchio, ma sarebbe questa la consiliatura che lo ha messo in atto. Lo Russo c’era quando Fassino non è stato rieletto, non può non sapere quanto e perché quell’esperienza politica ha tutt’ora sottratto voti al centrosinistra.