“Una sorta di gay pride dell’Occidente per rilanciare la favola del ‘mondo libero’ unito nella missione di portare la democrazia nel mondo sotto la guida degli Stati Uniti”.
Con questa colorita immagine il magistrato Domenico Gallo definiva il Summit per la Democrazia» convocato il 9-10 dicembre dal presidente Biden in collegamento mondiale online. Obiettivo del Summit: «fornire una piattaforma per difendere la democrazia e i diritti umani all’interno e all’estero». Lista degli invitati: 111 paesi, 26 dei 27 membri della Ue (esclusa l’Ungheria), 28 dei 30 membri della Nato: mancano Turchia e Ungheria. Due i paesi del Medio Oriente, Israele e Iraq, quest’ultimo recuperato quasi allo stremo per evitare l’imbarazzo di ritrovarsi con Israele unico rappresentante del Medio Oriente.1
“In realtà – riflette amaramente il magistrato – più che glorificare il mondo libero dovremmo preoccuparci del degrado della democrazia e dei diritti umani proprio nei paesi dell’Occidente che quella bandiera hanno innalzato e adesso la stanno gettando nel fango.”
Esaminiamo il caso di Israele, paese che proclama la propria normalità nel contesto internazionale e la sua naturale affinità con il mondo occidentale aspirando a far parte dell’Unione Europea. Eppure, chi segue con attenzione le vicende israelo-palestinesi, insoddisfatto dell’offerta informativa di casa nostra e aperto ai media internazionali, potrebbe chiedersi che ci faccia lo Stato di Israele nel nutrito gruppo di volonterosi esportatori di democrazia e rispetto dei diritti umani.
In realtà, se a proposito della pandemia Covid i mass media italiani pubblici e privati non esitano a osannare Israele come “laboratorio mondiale” delle vaccinazioni ed esempio da seguire nel controllo della pandemia, nessuno osa allargare la lente su altri aspetti cruciali, veri e propri tabù dell’informazione, come la “questione palestinese” e sui fatti a dir poco imbarazzanti che da varie parti sono contestati allo Stato di Israele.
Un esempio recente: nel giugno scorso, 680 leader del settore globale provenienti da settantacinque paesi hanno chiesto al presidente Biden, che aveva messo i diritti umani al centro della sua in campagna elettorale, di agire per contribuire alla fine dell’”oppressione strutturale del popolo palestinese da parte di Israele.”2
Amnesty International, nel suo rapporto “Israel and Occupied Palestinian Territories 2020”, pur cercando di riassumere brevemente la situazione dei diritti umani dei palestinesi, finisce per produrre una nutrita lista di violazioni da parte di Israele che vanno dalla discriminazione istituzionalizzata agli espropri e demolizione di case; dall’uso eccessivo della forza (fino all’uccisione di 31 palestinesi tra cui 9 bambini nei Territori Palestinesi Occupati) al blocco illegale persistente da 14 anni della Striscia di Gaza; dalla limitazione della libertà di movimento in Cisgiordania con posti di blocco e checkpoint alla detenzione amministrativa senza accusa né processo per centinaia di palestinesi; per continuare con tortura e altri maltrattamenti di detenuti, compresi bambini; violenze contro i difensori dei diritti umani, giornalisti e altri critici delle politiche di occupazione israeliane; rifiuto di un processo equo ai richiedenti asilo; carcerazione degli obiettori di coscienza. Ricordo che stiamo parlando dello Stato di Israele.
Nel caso questo lungo elenco di offese all’umanità appaia eccessivo (o magari fastidioso) al lettore ignaro dei fatti che quotidianamente succedono nell’”unica democrazia del Medio Oriente”, suggerisco di estrarre dalla lista una violazione a caso e di analizzarla nei suoi dettagli facendo uso del considerevole volume di fonti di informazioni a disposizione, sia istituzionali (come Nazioni Unite e loro agenzie varie), sia della società civile (come ONG italiane, palestinesi, israeliane e internazionali), sia naturalmente l’enorme mondo dei media di massa. Una persona genuinamente interessata a conoscere i fatti, si accorgerà ben presto di come, con un minimo impegno e attenzione alle fonti cui attinge, sia possibile accedere a una quantità di dati e notizie dei più svariati tipi.
E’ proprio la rapida diffusione e facile accessibilità di queste fonti d’informazioni che sta creando un serio problema a Israele: il controllo della narrazione degli eventi che ha sempre avuto saldamente nelle sue mani ora sta pericolosamente scemando. L’impatto della denuncia costante e accuratamente documentata dell’arroganza mostrata da Israele nel trasgredire apertamente diritti umani e regole internazionali, certo della propria impunità, ha probabilmente ormai raggiunto un livello tale da essere giudicato critico dagli stessi esperti analisti PR dell’hasbara israeliana. Come fanno notare Perugini e Gordon, “le prove di violazioni sistematiche messe insieme dalle ONG su scala locale stanno eccedendo i confini del dibattito domestico.”3
Ciò cui abbiamo assistito in questi ultimi mesi è stato il comportamento, per certi versi scomposto, di una potenza indiscussa come Israele che, se nel marzo del 2017 era riuscita a convincere i vertici delle Nazioni Unite a rimuovere dal sitoweb istituzionale il rapporto dell’Economic and Social Commission for Western (ESCWA) “Israeli Practices towards the Palestinian People and the Question of Apartheid” che accusava esplicitamente Israele del crimine di apartheid, niente ha potuto contro la diffusione di rapporti altrettanto critici come quelli di Human Rights Watch4 e BTselem5.
Questi documenti fondamentali sdoganano definitivamente il termine apartheid come pratica che lo Stato di Israele ha da sempre attuato nei confronti dei palestinesi, ma che mai nessuno ha avuto l’ardire di chiamare con il suo vero nome.
L’episodio più recente, che ha messo in luce la prepotenza che Israele non teme di utilizzare come metodo d’intimidazione, è stato la decisione di mettere a tacere sei organizzazioni palestinesi per i diritti umani definendole con un colpo di penna come “terroriste”.6
Anche se il governo israeliano deve ancora fornire prove a sostegno delle sue affermazioni, un tale provvedimento mette effettivamente fuorilegge le attività di queste organizzazioni, note a livello internazionale per la loro strenua difesa dei diritti umani dei palestinesi e che nel corso degli anni hanno fornito sia all’UE che all’ONU una vasta documentazione sulle violazioni dei diritti umani e abusi commessi da Israele.
La decisione è stata condannata dall’Office of the High Commissioner for Human Rights (OHCHR) e da altri rappresentanti delle Nazioni Unite, nonché da note organizzazioni internazionali per i diritti umani come Human Rights Watch7 che la considerano un tentativo di criminalizzare e delegittimare il lavoro sui diritti umani.
Purtroppo il distratto mondo dell’informazione italiano non ha dato molto spazio a questa notizia, che quasi scompare se messa a confronto, esempio recente, con la copertura mediatica dedicata alla chiusura della ONG per i diritti umani Memorial International in Russia.8
Ma cosa pensa Israele dei diritti umani?9
Lo rivela, durante una conferenza a porte chiuse, Eli Pinko, alto funzionario della difesa israeliana, che afferma “I diritti umani [nei paesi target delle esportazioni] sono all’ordine del giorno – sia all’Agenzia per il controllo delle esportazioni della difesa che al Ministero degli Esteri – ma i diritti non costituiscono sempre il pezzo forte“. Riconoscendo come la società israeliana NSO, in questi mesi nell’occhio del ciclone per reati informatici,10 “non vada troppo per il sottile quando si tratta di fornire servizi a regimi controversi in tutto il mondo,” Pinko continua: “Se non collaborassimo con questo o altro regime dittatoriale non avremmo la difesa che abbiamo”.11
Insomma, diritti umani sì, ma… Nei fatti vengono prima gli affari, o la “sicurezza nazionale” come alcuni preferiscono chiamarla.
Tuttavia, prima di farci prendere dall’indignazione di fronte a tale apparente cinismo, sembra giusto rivolgere lo sguardo su casa nostra. La storia di Giulio Regeni o anche, sotto altre vesti, di Patrick Zaki non può non far nascere seri dubbi sul livello di considerazione che i diritti umani ricevono da parte dei nostri governanti.12 Le rassicurazioni del nostro premier Draghi, “L’Italia ribadisce il proprio impegno a rafforzare e a tutelare i diritti umani – soprattutto a favore dei più vulnerabili”13, si scontrano con la realtà che siamo costretti a osservare ogni giorno in giro per il mondo e che racconta un’altra storia.
Nelle parole di Gianni Tognoni: “I diritti umani e dei popoli non sono negati, né sospesi, né violati: sono “scaduti”. Sono una realtà da menzionare, con rispetto, o demagogia, o per darsi dignità, su cui discutere, ma sapendoli irrilevanti e inutilizzabili in un mondo che ha cambiato le regole: e queste non hanno più come termine di riferimento di legittimità e di obbligatorietà l’esistenza e la vita-dignità degli umani.”14
La guerra della legittimità
Tornando al caso di Israele, la domanda ossessionante è se le preoccupazioni per le violazioni dei diritti umani dei palestinesi sollevate dal comportamento di Israele siano importanti e, in caso affermativo, perchè. Per il professor Richard Falk, ex-Relatore Speciale delle Nazioni Unite sui diritti umani nei territori palestinesi occupati, l’importanza risiede in quella che potrebbe essere chiamata “la seconda guerra”, la guerra per la legittimità che, più che i risultati sul campo di battaglia, spesso è quella che finisce per forgiare l’esito politico.15
Gli Stati Uniti hanno vinto tutte le battaglie in Vietnam ma hanno perso la guerra; lo stesso la Francia in Indocina e Algeria, e l’Unione Sovietica in Afghanistan. Lo Scià dell’Iran è crollato, così come il regime dell’apartheid in Sudafrica, per avere perso la guerra per la legittimità.
Le accuse penali emerse contro Israele durante e dopo i suoi attacchi a Gaza16 è verosimile che possano portare a importanti guadagni sul fronte della legittimità per i palestinesi. Più aumenta la diffusa percezione nell’opinione pubblica internazionale della criminalità israeliana, sia per i crimini di guerra commessi sia per le violazione quotidiane dei diritti umani, più cresce nelle persone di tutto il mondo la disponibilità a proporre azioni clamorose come boicottaggi, disinvestimenti e sanzioni.17
Questa mobilitazione popolare esercita pressioni sui governi e sulle società affinché desistano dalle relazioni con Israele e ricorda la campagna mondiale anti-apartheid che ha tanto alterato il panorama politico in Sudafrica.
Richard Falk sostiene che pur non essendo una garanzia dell’autodeterminazione palestinese nel breve termine, “vincere la guerra per la legittimità cambierebbe l’equazione politica”. Anche nel caso che sia isolato dalle iniziative giudiziarie formali con accuse di crimini di guerra e contro l’umanità, Israele dovrà affrontare le ricadute derivanti dall’attendibilità che queste accuse possiedono per l’opinione pubblica mondiale.
Il violento attacco portato avanti in questi ultimi anni da Israele contro i difensori dei diritti umani e in particolare la recente denominazione di sei ONG palestinesi come “terroriste” è una prova evidente del momento di sconcerto, se non vero e proprio panico, che il governo israeliano sta attraversando.
Iniziative clamorose come questa, che rischiano di essere controproducenti per l’immagine di paese normale a vocazione europea che Israele ama darsi, finiscono per mostrare la vera natura del progetto coloniale di insediamento sionista che da oltre un secolo sta portando avanti nella Palestina storica e che tuttora continua con la sua logica di eliminazione dei nativi palestinesi.18
1 Splendori e miserie dell’Occidente, Micromega https://www.micromega.net/splendori-e-miserie-occidente/
2 In Open Letter, 680 Influencers Urge Biden to Uphold Palestinian Rights, Palestinian Return Centre https://prc.org.uk/en/news/4059/in-open-letter-680-influencers-urge-biden-to-uphold-palestinian-rights
3 Spie dei diritti umani, Il lavoro culturale https://www.lavoroculturale.org/spie-dei-diritti-umani-haaretz/nicola-perugini-e-neve-gordon/2017/
4 Israeli Apartheid: “A Threshold Crossed”, Human Rights Watch https://www.hrw.org/news/2021/07/19/israeli-apartheid-threshold-crossed
5 A regime of Jewish supremacy from the Jordan River to the Mediterranean Sea: This is apartheid, BTselem https://www.btselem.org/publications/fulltext/202101_this_is_apartheid
6 Israele dichiara ‘organizzazioni terroristiche’ 6 ong palestinesi: finanziate anche da Ue e Italia. Viceministra Sereni: “Scelta preoccupante”, https://www.ilfattoquotidiano.it/2021/10/28/israele-dichiara-organizzazioni-terroristiche-6-ong-palestinesi-finanziate-anche-da-ue-e-italia-viceministra-sereni-scelta-preoccupante/6370956/
7 Israel/Palestine: Designation of Palestinian Rights Groups as Terrorists, Human Rights Watch https://www.hrw.org/news/2021/10/22/israel/palestine-designation-palestinian-rights-groups-terrorists
8 In Russia è stata chiusa la ong Memorial International, baluardo dei diritti umani, AGI https://www.agi.it/estero/news/2021-12-28/russia-chiude-ong-memorial-baluardo-diritti-umani-15051465/
9 Israel Exports Arms Endangering Human Rights Because It Serves Our Interests, Top Defense Official Admits, Haaretz https://archive.fo/Nts4g
10 Israele e il sistema spia Pegasus, Volerelaluna https://volerelaluna.it/mondo/2021/12/08/israele-e-il-sistema-spia-pegasus/
11 Israel Exports Arms Endangering Human Rights Because It Serves Our Interests, Top Defense Official Admits, Haaretz https://www.haaretz.com/israel-news/.premium.HIGHLIGHT.MAGAZINE-israel-exported-arms-that-endangered-human-rights-top-defense-official-admits-1.10445867
12 Regeni e Zaki, tutte le norme che l’Italia sta violando vendendo armi all’Egitto, Euronews https://it.euronews.com/2021/01/23/regeni-e-zaki-tutte-le-norme-che-l-italia-sta-violando-vendendo-armi-all-egitto
13 Summit per la Democrazia. Draghi: “La pandemia è stata una grande sfida, siamo stati all’altezza”, RaiNews http://www.rainews.it/dl/rainews/articoli/Ue-Usa-Draghi-Summit-per-la-Democrazia-1b580be7-6233-47dd-a83b-f2adb52fc1d8.html
14 È ufficiale: i diritti umani sono “scaduti” , Volerelaluna https://volerelaluna.it/in-primo-piano/2021/05/24/e-ufficiale-i-diritti-umani-sono-scaduti/
15 Israel’s war crimes, Le Monde Diplomatique https://mondediplo.com/2009/03/03warcrimes
16 Israele – Territori Palestinesi Occupati: la Corte penale internazionale indaghi sui crimini di Guerra, Amnesty International https://www.amnesty.it/israele-territori-palestinesi-occupati-la-corte-penale-internazionale-indaghi-sui-crimini-di-guerra/
18 “Storicamente, la logica di eliminazione sionista dei nativi palestinesi si è manifestata attraverso diverse forme: la creazione di un insediamento ebraico separato ed esclusivo durante il periodo del Mandato, l’espulsione di massa e manu militari dei nativi dalla terra nel 1948 e nel1967, il memoricidio (la distruzione fisica del patrimonio culturale e la cancellazione di ogni traccia della presenza nativa), la separazione/segregazione legale, fisica e spaziale, le politiche di de-sviluppo economico, la retorica e le pratiche discriminatorie e disumanizzanti, la negazione del diritto al ritorno dei profughi e la soppressione brutale di ogni forma di resistenza.” https://www.academia.edu/43970893/SIONISMO_COME_COLONIALISMO_DI_INSEDIAMENTO_LA_RIDEFINIZIONE_DEL_DISCORSO_SU_ISRAELE_PALESTINA