Venerdì 11 febbraio la Commissione dei diritti fondamentali della Convenzione costituzionale cilena ha approvato una proposta per restituire e recuperare le terre dei popoli indigeni.
23 membri hanno votato a favore e 10 contro. Tra questi ultimi c’erano tutti i rappresentanti di Vamos por Chile, così come Gaspar Domínguez, di Independientes No Neutrales, Luis Barceló e Felipe Harboe della Lista del Apruebo.
“La restituzione delle terre ai popoli indigeni è una causa di utilità pubblica, quindi un eventuale esproprio potrebbe essere effettuato per concretizzare questa istanza”, ha detto a Radio Biobío Rosa Catrileo, una rappresentante dei seggi riservati al popolo mapuche.
Da parte sua, Luis Jiménez, rappresentante del popolo Aymara, ha dichiarato che “la Corte Interamericana ha indicato che il meccanismo più giusto e utile è l’esproprio e non la compravendita attraverso meccanismi di natura privatistica”.
L’iniziativa deve ora essere discussa nel dettaglio e a quel punto potrebbe subire delle modifiche. Successivamente, il testo sarà votato dalla plenaria dell’organo costituente, dove richiederà il sostegno dei due terzi dei membri.
Meccanismo di restituzione delle terre
In base all’iniziativa, il processo si realizzerebbe attraverso la creazione di un organismo preposto, chiamato “Commissione Plurinazionale di Catasto, Demarcazione e Titolazione Territoriale Indigena”, che riceverebbe le rivendicazioni delle comunità.
Su questa base, lo scopo della nuova istituzione sarà quello di “redigere un catasto e uno stato delle terre, dei territori, del maritorio (concetto secondo cui il mare dovrebbe avere la stessa importanza della terra, N. d. T.), dei beni naturali e delle acque per ogni popolo e nazione indigena, che siano in possesso o sotto il dominio di terzi, di privati o del fisco”.
La commissione dovrà utilizzare questi dati per elaborare un “piano concreto di demarcazione, registrazione o titolazione e/o restituzione, a seconda dei casi” e sarà composta da esperti nominati dall’esecutivo e da rappresentanti dei popoli originari designati attraverso i propri specifici procedimenti.
Per le rivendicazioni e le azioni nel corso del processo sarà creato un “Tribunale speciale per le terre, i territori e le acque ancestrali indigene”, composto da esperti nominati dallo Stato e dai popoli indigeni che avrà il compito di controllare che le disposizioni della Costituzione siano rispettate.
“Il Tribunale (…) deve promuovere tutte le misure necessarie per adempiere al dovere di restituzione. Si potrà ricorrere all’espropriazione”, un meccanismo che potrebbe essere supportato da “altre forme di riparazione o di riabilitazione complementare”, preferibilmente terre o beni naturali di uguale estensione.
Traduzione dallo spagnolo di Matilde Mirabella
Revisione di Anna Polo