La seconda parte di una lunga intervista ad Eleonora Artesio (PRC) sullo stato della sanità piemontese che ci dà un’immagine approfondita sul valore del servizio sanitario universale, valore da coltivare e preservare

La prima parte dell’intervista: https://staging1.pressenza.com/it/2022/02/sanita-piemontese-unapprofondimento-con-eleonora-artesio-ex-assessora-alla-sanita-della-regione-piemonte-parte-i/

Come valuta la politica dell’attuale Giunta della Regione Piemonte in materia sanitaria sia dal punto di vista generale, che in materia di assistenza sanitaria alle persone migranti?

 Credo che la valutazione della sanità pubblica regionale sia terribilmente influenzata dalla situazione di emergenza che abbiamo vissuto con la pandemia. Abbiamo parlato quasi esclusivamente della programmazione della rilevazione dei tamponi o della tempistica dei centri vaccinali. Quindi c’è una profonda dislocazione degli elementi di giudizio. Complessivamente a me sembra che negli ultimi anni si sia parlato molto poco della programmazione socio-sanitaria, si sia parlato poco di quali siano i bisogni di salute di un territorio, di una popolazione e quali siano di conseguenza i compiti che vi sono deputate.
Questo fatto ha derubricato il tema della salute nel dibattito generale. Il fatto di non avere un piano socio-sanitario profondamente dibattuto porta a procedere per approssimazioni consecutive e magari indotte dalle normative nazionali che si susseguono. Ad esempio l’indirizzo nazionale sulle case di comunità, gli ospedali di comunità e i finanziamenti possibili attraverso il PNRR: a quale modello, a quali bisogni e con quali caratteristiche? E’ un dibattito che è ancora completamente deserto. Ragionare di case di comunità non vuol dire semplicemente moltiplicare i poliambulatori, ma riorganizzare profondamente il rapporto tra la medicina territoriale con il resto del sistema. Vuol dire capire se i percorsi di continuità delle malattie croniche, che sono poi quelle prevalenti, si riescono a garantire con quella fermezza che è l’unica che dà garanzia al paziente di essere accompagnato, di avere delle certezze. In un periodo difficile e lungo nel quale non c’è il tema della guarigione all’orizzonte ma c’è il tema della convivenza con la malattia.
Tutto questo non c’è. Da parte di Cirio c’è certamente la responsabilità di non aver promosso una programmazione che permettesse questo dibattito pubblico. Tuttavia credo anche che ci siano aspetti più gravi di quelli della situazione contingente degli amministratori che si susseguono. Credo ci sia stata proprio la perdita politica del senso degli investimenti nella sanità pubblica. La programmazione socio-sanitaria, non può che nascere da un grande indirizzo pubblico mosso da una sensibilità diffusa sul tema. Il limite che può essere attribuito alla politica è quello di non promuovere un dibattito pubblico intorno a queste questioni.

C’è un problema di opinione pubblica che dà per scontato il servizio sanitario nazionale?

Assolutamente sì. C’è anche stata una campagna di demoralizzazione profonda del valore di questo sistema e delle persone che vi sono dedicate. Sono molteplici le segnalazioni di offesa anche pesante nei confronti degli operatori della sanità che seguono anni di critica all’assenteismo, di presentazione dei fatti di cronaca, nonostante la sostenibilità quotidiana che tutti garantiscono. Dal mio punto di vista è forse la sofferenza principale che avverto. E’ un fatto culturale, in fondo stiamo parlando del rapporto delle persone con lo Stato.
Occorrerà capire se lo stato di grande aspettativa rispetto al PNRR sarà una stagione di “ebbrezza” che produrrà almeno nei segnali tangibili e continuativi, oppure se sarà solamente un’ulteriore elemento di illusione. Vedo una grande distanza tra le previsioni che vengono avanzate nel nelle modalità del PNRR che sono tutte molto strutturali, quindi tutte molto legate alla riorganizzazione delle funzioni in termini logistici sul territorio, rispetto invece a quelle che sono le previsioni del SSN nei documenti di programmazione economico-finanziaria. C’è quindi una sorta di doppio binario. Il finanziamento nella programmazione economico-finanziaria tende a mantenere il rapporto con la crescita standard. Non a ripensare quindi il finanziamento in ragione dei bisogni di salute, ma a tenere un indice di crescita cosiddetto compatibile. Quando si segnala che quel tipo di finanziamento non sarà sufficiente la risposta è: “Ci sono i fondi del PNRR”. Ma i fondi del PNRR sono solo legati agli investimenti, non sono legati alla continuità della gestione. Soprattutto eludono la tematica dei costi delle risorse umane.
Abbiamo quindi di fronte una stagione che apparentemente sembra aver riscoperto la necessità e il valore di finanziare il sistema sanitario universalistico. Lo farà con due marce che, temo, tra di loro non si compenseranno per riuscire a garantire il cambiamento e soprattutto la continuità. In sostanza da una parte si programmano nuovi ospedali ma dall’altra non si programmano assunzioni di personale. In Piemonte tutta la grande sofferenza anche hanno anche gli stessi amministratori (delle Aziende sanitarie, n.d.r.) denunciano nel reperimento di personale infermieristico, anche solo per l’emergenza pandemica, deriva anche dal fatto che si fanno chiamate a tempo determinato. Altre Regioni lo fanno a tempo indeterminato e logicamente gli infermieri, specie i più giovani, sono indotti a scegliere altre regioni.

A suo parere la sanità è alla base della qualità della vita e quindi ogni scelta politica sulla sanità incide profondamente nella vita dei cittadini?

E’ alla base della qualità della vita nell’esperienza individuale delle persone ma anche nella struttura costituzionale. La tutela della salute è l’unica tutela che viene definita come diritto dell’individuo e interesse della collettività. Coniuga quindi la necessità della persona e il bisogno di soddisfare quelle necessità e il dovere di farlo, con l’interesse generale. E’ l’unico principio di questa natura in tutta la Costituzione. E proprio in funzione di questo interesse della collettività che dico che è il tema che merita più partecipazione pubblica da parte di tutti. Che è la premessa dell’esercizio di una serie di altre funzioni.