Come il padre di Vasco Rossi, catturato dai tedeschi, che preferì restare nei campi di concentramento piuttosto che tornare in Italia a combattere con i soldati di Mussolini.
In questi mesi i massacri di civili e la distruzione delle città ucraine causati dai missili russi sono sotto gli occhi di tutti in televisione.
Sono anche segnalati casi di violenze sui soldati russi presi prigionieri dai soldati ucraini. C’è però anche chi dice no.
La resistenza nonviolenta della popolazione ucraina che a mani nude protesta di fronte ai soldati russi e ai loro carri armati che hanno occupato il loro paese. Le manifestazioni contro la guerra in Russia, i cui partecipanti sono arrestati e processati. Vi sono anche inedite attività pro obiezione di coscienza in Russia e in Europa. Vi segnaliamo a questo proposito un nuovo interessante articolo di Nello Scavo pubblicato su Avvenire del 26 marzo .
Eccone un brano.
“Succede che in guerra, come in ogni guerra, il nemico braccato talvolta non si presenti con la faccia feroce del combattente, ma mostri i connotati mesti del figlio sperduto.
Come Radislav, il soldato russo che in una fattoria ucraina viene nascosto da una coppia di agricoltori di mezza età.
Non se la sono sentita di consegnarlo alla polizia.
Per i russi è un disertore.
Per i militari di Kiev un invasore. Non è il solo.
A Mosca sono terrorizzati dalle fughe di notizie, ma i casi di diserzione si stanno moltiplicando, mentre molti soldati a contratto si sono dimessi. Eravamo in Bielorussia, ci avevano detto che era un’esercitazione come le altre. Hanno mentito. In Ucraina ci venivo in vacanza, a trovare i parenti, adesso mi chiedono di ucciderli”, ha spiegato Radislav.
Fuggiaschi e disertori. Per necessità e per scelta.