Da quando è iniziata la guerra in Ucraina, la comunità internazionale ha espresso preoccupazione per le ricadute che il conflitto potrebbe avere per le dinamiche interne alla regione balcanica.
Attenzione viene posta soprattutto sulla Bosnia Erzegovina.
Il paese, difatti, già all’alba della guerra scatenata dalla Russia stava attraversando una fase di criticità, con il boicottaggio delle istituzioni e la votazione al parlamento della Republika Srpska, una delle due entità del paese, a maggioranza serbo-bosniaca, per la creazione di nuove istituzioni indipendenti dallo Stato centrale.
Con lo scoppiare del conflitto in Ucraina, le parole guerra e secessione hanno continuato a rimbalzare ancora di piu’ nei media e a risuonare nelle conversazioni della gente.
Le reazioni internazionali
Con lo scoppio della guerra in Ucraina, la comunità internazionale ha deciso di portare avanti varie azioni riguardanti la Bosnia Erzegovina.
Il primo evento significativo è il rafforzamento del contingente EUFOR, la missione di peacekeeping europea dispiegata sul campo già dal 2004.
L’aggiunta di 500 unità, equipaggiamento e nuovi veicoli corazzati leggeri, è stata descritta come una “misura precauzionale per sostenere in maniera più efficace i partner della Bosnia Erzegovina al fine del mantenimento di un ambiente sicuro”.
Sempre nella stessa nota, viene spiegata l’origine di tale preoccupazione: il deterioramento della situazione di sicurezza internazionale rischia di esercitare una forte pressione sull’instabilità della Bosnia Erzegovina.
Successivamente, il comando dell’Operazione Althea ha concesso all’aviazione francese di svolgere addestramenti ed esercitazioni nello spazio aereo bosniaco in contemporanea alle loro attività di addestramento operativo nel Mar Mediterraneo sulla portaerei Charles de Gaulle.
La presenza francese nei cieli bosniaci non è stata però l’unica ad assumere rilevanza.
Nei giorni successivi, si è subito sparsa la voce sulla missione di sorveglianza e ricognizione italiana nei pressi di Banja Luka.
Un aereo dell’Aeronautica Militare Italiana è stato intercettato mentre sorvolava il territorio della Republika Srpska, nello specifico Laktaši, Mahovljani, Slatina, Bistrica e Prijedor.
Solo qualche giorno dopo è stata emessa l’autorizzazione per il dispiegamento di forze EUFOR nelle caserme di Prijedor e Bijeljina.
Il membro serbo della presidenza bosniaca, Milorad Dodik, ha prontamente condannato l’evento ritenendolo una grave violazione territoriale, poiché a quanto gli risulta non è stata fatta pervenire alla presidenza alcuna richiesta formale.
Dodik ha quindi accusato la comunità internazionale di non rispettare la sovranità del Paese e di averlo reso un mero protettorato.
Le reazioni interne
La questione della sorveglianza aerea ha mostrato la frattura esistente nelle istituzioni bosniache.
All’indomani dell’invasione russa, mentre la Serbia temporeggiava sulla sua posizione ufficiale di fronte alla comunità internazionale, la presidenza bosniaca ha deciso di reagire d’immediato condannando l’episodio.
Dodik, però, ha tentato di dichiarare invalida la posizione ufficiale, poiché mancante di una reale intesa decisionale tra le parti.
Tale frattura si ripropone anche tra i cittadini bosniaci.
Mentre a Banja Luka, l’Associazione “Srpsko-ruski most” (Ponte serbo-russo) ha organizzato una manifestazione a sostegno della Russia nel parco in cui si erige il busto dell’ex zar Nikolai II Romanov, a Tuzla nella Federazione di Bosnia ed Erzegovina, l’entità a maggioranza bosgnacca e croata, il Centro Commemorativo di Srebrenica, il Forum dei Cittadini di Tuzla e l’amministrazione locale hanno dato vita ad un evento cittadino per chiedere la pace ed esprimere solidarietà verso l’Ucraina.
Ad alimentare le tensioni, inoltre, diversi report riportano che alcuni cittadini serbo-bosniaci si sarebbero uniti alle fila russe del conflitto.
Infine, un ulteriore aspetto rilevante riguarda il peggioramento dell’inflazione sul sistema economico bosniaco.
La guerra in Ucraina non ha fatto altro che accentuare una situazione di forte inflazione già preesistente riconducibile ad un notevole aumento dei prezzi.
Negli ultimi giorni il parlamento ha proposto alcune iniziative, tra le quali la riduzione dell’iva e l’abolizione delle accise, l’erogazione di sussidi e supporto economico alle categorie più vulnerabili.
Il Paese, quindi, si ritrova ulteriormente in crisi: l’alto tasso di corruzione, stagnazione politica e difficoltà economiche rischiano di accentuare ulteriormente le preesistenti, nonché già critiche divisioni interne.
Rispetto al passato, questa volta l’Unione Europea ha deciso di reagire prontamente verso quelli che possono essere i rischi di escalation della sicurezza sia interna che esterna della Bosnia Erzegovina.
La situazione complessiva rischia infatti di comportare un allargamento del fronte d’azione e ciò avrebbe profonde ricadute sulla stabilità dell’intero continente europeo.
(Angelica Vascotto,East Journal)