Amadou Lougue, vuole parlarci di lei e della sua associazione?
Prima di tutto, ringrazio l’equipe di Pressenza per darmi l’opportunità di esprimermi riguardo il mio paese, il Mali, e sul ruolo che riveste la mia associazione in un paese sconvolto dalla guerra.
Mi chiamo Amadou Lounge, sono il presidente dell’associazione per i collettivi territoriali (AACT-MALI). Da Marzo 2021 sono anche a capo della commissione internazionale dei diritti dell’uomo (Sezione volontariato) del Mali. Questa associazione è stata creata l’11 Novembre 2019 a Kani-Kombole’, nella regione di Bandjagara e nel circondario di Bankass. Ecco i nostri obiettivi, tra le altre cose:
- Assistenza agli orfani e profughi della guerra.
- Promozione della scolarizzazione dei ragazzi.
- Risoluzione dei conflitti.
- Emancipazione delle donne.
- Accesso a educazione e sanità.
- Supporto alla democrazia e la libertà di espressione.
- Sostegno ai meccanismi nazionali di gender.
- Buon governo.
- Mediazione tra parti in conflitto
Le attività di AACT-MALI nelle immagini
Il Mali oggi: come è arrivato il Paese alla situazione attuale?
Il Mali ha conosciuto una triplice crisi nel 2012: una crisi di sicurezza, che si è resa visibile con l’annessione di due terzi del suo territorio, durata fino a gennaio 2013. Una crisi politica, con un colpo di stato seguito da un turbolento ritorno alla legalità costituzionale. Una crisi umanitaria, con l’esodo di parecchie centinaia di migliaia di sfollati nelle regioni meridionali (Mopti, Kayes, Ségou e Sikasso) e di rifugiati nei paesi vicini (Burkina Faso, Mauritania, Algeria e Niger).
Sul piano politico, il Mali è sul punto di arrivare al secondo anniversario della firma dell’Accordo di Pace e Riconciliazione del Mali risultante dall’accordo di Algeri (2015). Il bilancio di due anni di applicazione dell’accordo sembra molto controverso. Al Nord del Mali, le relazioni tra il Coordinamento dei Movimenti dell’Azawad (CMA) e la Piattaforma sono alternati da fasi di riavvicinamento e ripresa delle ostilità, che rivelano sia i limiti di un accordo almeno ottenuto, sia il carattere estremamente precario e effimero della situazione politica e della sicurezza.
Sul piano più specifico della sicurezza, la minaccia jihadista ha raggiunto il parossismo. Il 9 Gennaio 2013, i movimenti jihadisti, forti della loro supremazia, si erano spinti in vantaggio a sud e hanno annesso Konna, a 55 km da Mopti. L’intervento francese dell’11 Gennaio 2013 ha arrestato questa offensiva, e tentato di restaurare l’integrità territoriale del paese. Ora, l’operazione Serval è lontana dall’aver sradicato la minaccia jihadista. Se ha cacciato i gruppi jihadisti dagli agglomerati urbani, questi poi si sono ritirati nelle zone meno frequentate, agendo in maniera più nascosta e sotto copertura.
Malgrado la forte presenza militare internazionale, la pressione esercitata dai gruppi jihadisti (AQMI, l’Al Qaeda nel Maghreb islamico, Al Mourabitune, Ansar Dine), si sta in effetti intensificando. Di nuovo riuniti sotto la sigla dell’AQMI, questi gruppi influenzano negativamente la messa in opera dell’accordo, mentre il loro attivismo fa sì che la MINUSMA, la missione ONU di mantenere la pace, sia la più vulnerabile mai attuata finora. Il territorio maliano è stato quindi il teatro di quasi 200 attacchi in meno di due anni, che hanno causato parecchie centinaia di morti e di feriti.
Soprattutto, l’insicurezza si è propagata nel centro del paese (Mopti, Segou), e occasionalmente al Sud (Sikasso, Bamako), sotto l’effetto congiunto dell’estensione della sfera di influenza di Ansar Dine, grazie ai legami personali stabiliti dal suo capo Iyad Ag Ghaly a partire dagli anni ‘90 su tutto il territorio maliano, e da una maturazione di fattori endogeni propizi al ribaltamento di queste zone nell’insurrezione, indipendentemente se sia di carattere jihadista o meno. Come si vedrà, il deterioramento della sicurezza nel Centro risponde innanzi tutto a delle logiche propriamente locali, senza legami diretti con i gruppi armati.
La storia del paese permette di rispondere a certe problematiche?
Dovete sapere che il Mali è stato la culla di tre grandi imperi: l’impero del Ghana, l’impero del Mali e quello del Songhai. Durante questi differenti imperi, il Mali si è dotato di una carta per la regolamentazione delle controversie e la gestione dei conflitti interni ed esterni, chiamata la Carta di Manden. Risalente al 1222 o al 1236, corrisponde al giuramento pronunciato da Soundiata Keita in occasione della sua intronizzazione. Considerato come uno dei più antichi testi relativi ai diritti dell’uomo, è un contenuto orale, “costituzionale”, relativo ai diritti umani e all’organizzazione formale e legale che regolano i rapporti tra gli uomini. È un utile strumento per la stabilità e la coesione sociale.
Che impatto ha avuto il Covid in questa situazione?
Una nota del governo maliano, pubblicata il 6 Aprile relativa agli impatti del Covid-19 sulle prospettive macroeconomiche e finanziarie rileva una carenza di risorse di bilancio e di tesoro. Al termine del primo semestre 2022 è previsto un deficit di 309,7 milioni di dollari rispetto alle previsioni iniziali, principalmente in relazione alla revisione al ribasso delle riscossioni fiscali e delle tasse interne e delle esportazioni. Questo impatto del Covid sull’attività economica del Mali si spiega con la combinazione di molteplici fattori: l’interruzione degli scambi commerciali e delle catene di valore che affligge gli esportatori di prodotti di base e le importazioni, la riduzione del flusso dei finanziamenti stranieri, le perturbazioni causate dalle misure di restrizione imposte dal governo e la risposta dei cittadini.
Di fronte alla situazione qui descritta, qual è la risposta dell’associazione?
La risposta dell’associazione è molto semplice: istituire un comitato nazionale di dialogo tra le parti in conflitto e un’equipe di restaurazione dell’autorità statale e di preservazione dell’unità nazionale e dell’integrità territoriale del Mali.
Secondo lei, quali sono i problemi da risolvere il più rapidamente possibile per permettere uno sviluppo?
- L’insicurezza su tutto il territorio nazionale.
- L’insicurezza alimentare è il primo problema di sviluppo che il governo dovrebbe affrontare.
- La mancanza di assistenza sanitaria è il secondo più importante problema di sviluppo, menzionato da un maliano su tre.
La povertà e l’esclusione sociale, l’accesso all’acqua e la disoccupazione restano i problemi prioritari di sviluppo per il Mali. La povertà interessa due volte più donne che uomini, mentre l’insicurezza colpisce di più gli uomini che le donne.
Come vede il Mali negli anni a venire, quale futuro per il paese?
Il Mali ha un avvenire promettente nell’ambito delle nazioni, dopo aver subito ogni genere di vessazioni terroristiche sul suo territorio che hanno frenato il suo sviluppo. La ripresa del paese si preannuncia possibile grazie all’impegno responsabile della classe dirigente, la partecipazione attiva delle forze vive della società e all’appoggio dei partners internazionali. Dopo un periodo di insicurezza generale in tutto il paese, caratterizzato da vari gravi incidenti e crimini, l’applicazione dell’Accordo per la pace e riconciliazione nazionale comincia ad andare avanti. Il processo di regionalizzazione, sebbene soggetto a contestazioni, si è svolto progressivamente e si è rivelato un elemento chiave. Concedendo più autonomia gestionale e istituendo una distribuzione più equa delle risorse, sembra che si stia andando verso una pacificazione della situazione, soprattutto nel nord e centro del paese.
Quali sono le risorse, i punti di forza del paese?
Il Mali dispone di enormi risorse naturali. L’economia maliana è in infatti basata sull’agricoltura, il commercio e la pesca. Il paese dispone anche di risorse del sottosuolo come la bauxite, l’oro, il ferro, il nickel, i fosfati, il manganese, l’uranio, il litio, il calcare e il sale. Fino ad oggi sono stati estratti solo il sale, il ferro, i minerali auriferi e il calcare. Il Mali è il terzo produttore d’oro e il primo produttore di cotone in Africa. Queste sono le risorse di cui dispone il Mali.
Sullo scacchiere internazionale, il Mali potrebbe diventare un paese leader per l’Africa?
Con un’economia essenzialmente rurale, il Mali, paese interno del continente, fa parte dei paesi meno avanzati sul piano dello sviluppo socio-economico. Con i suoi 1.241.238 km2, è il più vasto stato dell’Africa occidentale dopo il Niger. Sul piano internazionale, non è quindi un paese da ignorare. Ha tutte le caratteristiche necessarie per stare nel consesso delle grandi nazioni visto la sua situazione geografica e la sua laicità che lo rendono un luogo imprescindibile sul continente africano e nel mondo.
Traduzione dal francese di Marco Giuseppe Toma. Revisione di Thomas Schmid.