Abbiamo intervistato Maurizio Acerbo, Segretario di Rifondazione Comunista, sui temi della guerra in Ucraina, su pace e disarmo
Lo sconfinamento da parte della Russia di Putin in Ucraina è a tutti gli effetti una dichiarazione di guerra e in quanto tale è considerabile di per sé un crimine indipendentemente dalle motivazioni?
L’invasione dell’Ucraina è sicuramente una violazione del Diritto internazionale. La guerra è costellata di crimini, quindi è un crimine in sé. Inoltre nelle guerre valgono delle regole, ma in questo caso va valutato ogni singolo episodio. E’ comunque certamente un’iniziativa inammissibile, sbagliata, che non possiamo che condannare.
Si può affermare che questo sia di fatto un conflitto tra Russia e USA combattuto in territorio terzo?
Sì, dall’inizio noi abbiamo detto che questa è una guerra “per procura”. E’ stato fomentato uno scontro, una mancata soluzione pacifica nel contrasto tra Russia e Ucraina da parte della NATO, cioè, sostanzialmente, dagli USA. Nel 2014 è stato trovato un accordo positivo, mi riferisco agli accordi di Misk, in cui a garantire erano Francia e Germania. La nato, ma sostanzialmente gli USA, la Gran Bretagna, hanno lavorato per delegittimare questo accordo facendo leva sul nazionalismo ucraino. Questa è una concausa del conflitto in atto. I nostri media danno una lettura unilaterale attribuendo tutto al neo-zarismo di Putin. A mio parere è una spiegazione troppo manichea perché tutti sanno che l’espansione ad est della NATO sostanzialmente ha innescato una tensione con la Russia che poteva essere evitata. Occorre dire che c’è una responsabilità ascrivibile anche all’Italia, perché prima che scoppiasse il conflitto il Governo italiano ha dichiarato che non si poteva dire no all’ingresso dell’Ucraina nella NATO, mentre mi pare evidente che la neutralità dell’Ucraina è una delle condizioni per avere una situazione di pace. Così come gli USA non vogliono altre potenze ai propri confini, allo stesso modo ragiona la Russia.
Credo sia molto demagogico da parte dei guerrafondai occidentali scandalizzarsi per questo. In Italia la NATO ha diretto la strategia della tensione, con stragi contro la democrazia italiana, al fine di impedire che il PCI andasse al governo. Non dovrebbe stupire che i russi non vogliano la NATO al confine.
Siete d’accordo sul fatto che la situazione del welfare, sanità pubblica e scuola pubblica sia emergenziale e sull’inopportunità dell’innalzamento del tetto di spesa al 2% del PIL, peraltro chiesto dalla NATO, per le spese militari?
Siamo contrarissimi all’aumento delle spese militari che già erano troppo alte. Arrivare ad una spesa di 38 miliardi di euro l’anno, cioè 104 milioni di euro al giorno, è un’infamia. Questo è un Parlamento di pazzi, per parafrasare Papa Francesco, di irresponsabili, di nemici della pace. Noi abbiamo un partito unico della guerra che va da FdI al PD, compresi i 5S. Che il Movimento 5S dica che vogliono un aumento graduale entro il 2028 è una “cura omeopatica”. In realtà l’aumento è sbagliato in sé Si tratta di una spesa enorme che entra in contraddizione col fatto che da anni ci dicono che dobbiamo stringere la cinghia perché lo Stato non può spendere per la sanità, per le pensioni, per creare occupazione.
L’Italia complessivamente ha un milione di dipendenti pubblici (tra cui anche i sanitari) in meno della media europea. L’Italia ha il numero chiuso nelle facoltà di medicina. E decidiamo di spendere i soldi per le spese militari: è una follia. Dopo la pandemia occorreva aumentare la spesa per la sanità pubblica, per eliminare le classi pollaio nelle scuole, per fare la transizione ecologica. L’aumento delle spese militari è una cosa ingiustificabile.
Occorre domandarsi a cosa serve questo aumento della spesa: questa guerra in corso rappresenta una tendenza che va fermata. Gli USA tendono a conservare per via militare il dominio che l’occidente bianco ha avuto sul mondo per quattro secoli. Dopo la globalizzazione bisogna rassegnarsi al fatto che c’è bisogno di un ordine mondiale multipolare e che non c’è nessuno che è padrone del mondo. Perché gli USA hanno chiesto ai Paesi europei di armarsi cosi tanto? Perché preparano un confronto globale con la Cina, quello con la Russia è già cominciato. E’ una spirale di guerra, come si sta vedendo le armi chiamano la guerra, è quindi importante opporsi e fermare subito questa spirale. Io credo che occorra in Italia costruire un’alternativa a tutti i partiti che hanno votato l’aumento alle spese militari. I sondaggi ci dicono che il 55% degli italiani sono contrari all’aumento della spesa militare. La prima cosa da fare è smettere di votare per questi partiti.
Ha dichiarato che le armi chiamano la guerra, Torino è un polo di costruzione di armi. E’ opportuno il disarmo, la smilitarizzazione, la riconversione delle fabbriche d’armi, come principale opzione per evitare che nascano le guerre?
L’industria degli armamenti è finanziata dagli Stati. E’ di tutta evidenza che dobbiamo chiedere che gli Stati, compreso il nostro, investano in un’industria di pace. E’ assurdo mettere i lavoratori di fronte al ricatto: o armamenti o perdita del lavoro. Per fare degli esempi: Cuba, tra i paesi più poveri al mondo, sotto embargo da sessant’anni, è stato in grado di prodursi i vaccini, l’Italia no, importiamo i pannelli solari, gli apparecchi elettromedicali. Sembra assurdo che l’unica azienda pubblica rimasta sia quella delle armi. Ci sono tante cose che servono. Dobbiamo evitare che si crei un conflitto tra il diritto al lavoro e le esigenze di pace. Ci vorrebbe una politica di pace da parte dei governi. Invece che investire i fondi del PNRR per finanziare il polo della produzione di armamenti, investiamo sulla riconversione industriale e qualifichiamoci in tal senso.