Il tiro all’ANPI (l’Associazione nazionale partigiani) è diventato un cinico sport di questa sgradevole stagione. Viviamo nel tempo di una guerra mondiale a pezzi, di cui parla con insistita angoscia il Papa di Roma Francesco.

L’aggressione della Russia contro l’Ucraina è oggi la tragedia più forte, ancorché non sia la sola. Tante altre orribili esibizioni del genere umano non hanno le luci della ribalta o per distanza geografica o per diversi colori della pelle. Per esempio, lo scempio in atto da anni in Yemen non è forse noto neppure a molti dei pretenziosi ospiti del talk quotidiani.

Perché questa ossessiva polemica contro l’Anpi e il suo riconfermato Presidente Gianfranco Pagliarulo? Perché gli agguerriti alfieri di una pulizia etnica del pensiero non hanno il coraggio di sferzare il Vescovo di Roma che – con parole ovviamente un po’ speciali- in fondo sembra il capo scuola di tutte e tutti noi pacifisti?

Certamente un po’ di viltà incombe e il brivido dell’applauso dei circoli più retrivi della Nato è impagabile. Prendersela, poi, con chi ha un passato di sinistra, persino dedito alla speranza del comunismo, fa gioco nell’età del pensiero unico e dell’omologazione. Il comunismo non c’è più, ma l’anticomunismo vive e lotta imperterrito.

Del resto, le esternazioni dello stesso Francesco sono difficilmente rintracciabili nei primi titoli dei telegiornali -dove il 75% delle notizie ruota attorno alla guerra- e nelle foliazioni dei quotidiani si arriva alle pagine di cronaca. Quando va bene.

Insomma, fai un attacco e ne fai due o tre: contro la pace, contro una storia politica, contro la maggioranza del popolo italiano che chiede i negoziati e non le bombe. A proposito. Chiunque abbia qualche contezza del comunismo italiano sa bene che la critica verso l’allora Unione Sovietica fu asperrima. Basti ricordare le posizioni coraggiose di Enrico Berlinguer, di cui ricorre il centenario dalla nascita. E Putin, capo dittatoriale e crudele (chi dissente lì è perduto) di una Russia vicina allo Zar e non certamente a Lenin, non è nell’immaginario di chi sogna un mondo solidale e gentile: non violento e non bellicoso. Come urlava inascoltato Vik Arrigoni, ucciso esattamente undici anni fa per difendere la causa palestinese nella striscia perduta di Gaza.

Pure la prossima marcia per la pace Perugia-Assisi del 24 aprile non piace ed è entrata nel mirino della tifoseria improvvisata degli ultrà con gli elmetti.

Insomma, sta emergendo il disegno che si appalesa quotidianamente: destrutturare l’Anpi la cui organizzazione vasta e capillare dà fastidio, e infliggere un bel colpetto al cattolicesimo sociale di cui Francesco è il vessillo, nonché ai movimenti pacifisti. E ciò diviene palese negli attacchi a padre Spadaro, e alla rete della Chiesa aperta e plurale.

“Articoo21” partecipò al bel congresso di Riccione dell’ANPI, portando un contributo specifico sull’attualità triste e pericolosa dei fascismi travestiti da censure, querele temerarie o minacce a chi tutela -anche a costo della propria vita- il diritto di cronaca. Il nostro è un rapporto di collaborazione stabile.

Siamo solidali con Gianfranco Pagliarulo, Carlo Ghezzi e l’intera associazione dei partigiani. Non ci arrendiamo ai soprusi di coloro che stanno approfittando della guerra per una resa dei conti che arriva a mettere in discussione l’esercizio del diritto di critica.

Lo dobbiamo ribadire? Siamo contro gli aggressori e solidali davvero con gli aggrediti. Inorridiamo alla vista delle morti e del dolore. Si trovino altrove gli amici di Putin, anche nella fila della maggioranza che appoggia il governo Draghi, o nelle aziende delle armi vogliose di arricchirsi con la guerra: una guerra permanente.

R-esistiamo.

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