pubblichiamo la poesia della nostra redattrice letta stamani al presidio per la Pace nella monumentale piazza della “Statua della Libertà” di Palermo
Sono armena:
La madre di mia madre riarsa di freddo e di fame
Tra le rocce della Cappadocia nel 1916.
Sono ebrea:
La donna che mi ha dato la vita
Gasata a Birkenau nel Quarantatre.
Sono hutu:
Mia sorella dissanguata
Appena fuori le porte di Kinshasa.
Sono tutsi:
Mio figlio, tredici anni, s’è arruolato
Per tagliare le mani agli assassini
Del padre, del fratello.
Sono palestinese:
Granelli di tufo la mia casa,
I bambini hanno sete, non c’è acqua
E sparano, sparano.
Sono curda
E vago nel deserto smarrita,
Le mie compagne incarcerate
Per aver osato la lingua materna
Davanti ai turchi.
Sono afghana
E tesso con il burqa un sudario;
Nigeriana,
Lapidata dopo lo stupro
Come un’adultera.
Sono iraquena
E nascondo tra le braccia
Una piccina che piange
Senza latte.
Sono bianca:
Mi vergogno di essere bianca.
Israeliana,
Ammantata di nero
M’accosto al muro del pianto
Sulla spianata delle moschee.
Americana,
Intreccio arcobaleni muti
Dimenticata.
Italiana,
Accendo fiaccole e girandole e bandiere,
Fiammelle di minima inquietudine
Contro il torpore che dilaga.
Cecena siriana yeminita ucraina
Apolide infine
E senza nome
Non più in volo
M’accascio stremata.