Cambiare il paradigma attuale nella produzione dell’energia e mettere un freno all’attività estrattiva che spesso si svolge sulle terre dei popoli originari senza il loro consenso: sono due dei punti emersi alla sessione 2022 del Forum permanente delle Nazioni Unite sulle questioni native (Unpfii), che quest’anno inaugura anche il decennio che l’Onu ha dedicato alle lingue dei popoli originari, che durerà fino al 2032. Il summit, il primo in presenza dopo tre anni, ha visto anche il passaggio di consegne fra la ormai ex presidente Anne Nuorgam, dirigente finlandese della comunità dei sami, e Dario Jose’ Mejia Montalvo, leader della Organizacion Nacional Indigena de Colombia (Onic), appartenente del popolo degli zenù.
Nel suo discorso, come si apprende dal portale dell’Unpfii, il nuovo presidente ha affermato che solo cambiando le fonti della produzione dell’energia si metterà fine “allo sterminio dei popoli nativi, all’espropriazione delle loro terre e alla distruzione dei loro diritti”. Mejia Montalvo ha quindi esortato gli Stati membri dell’Onu a elaborare uno strumento giuridicamente vincolante per regolamentare le attività commerciali transnazionali con particolare attenzione alle esigenze e ai diritti dei popoli originari.
In questo senso, il presidente ha individuato nella Dichiarazione dei diritti dei popoli nativi dell’Onu e nella Convenzione 169 dell’Organizzazione internazionale del lavoro (Ilo) le “stelle polari” da seguire. Durante il vertice è stato ricordato che i nativi possiedono legalmente il 10% del territorio della terra pur gestendone circa il 50% e pur difendendo l’80% della biodiversità del pianeta.