«L’obiettivo di questo documentario è recuperare esperienze significative realizzate nella ex Jugoslavia negli anni Novanta, dando loro un contesto. Non c’è intenzione di ricostruire il quadro storico complesso e controverso degli eventi di quegli anni». Con questa premessa si apre la visione del documentario dal titolo “Il tentativo. Memorie dei parlamenti interetnici di base in ex Jugoslavia”, una produzione di Pressenza da pochi giorni online, a cura di Silvia Nocera, con fotografia e montaggio di Eric Souqi. Il documentario si avvale fondamentalmente del contributo di diversi operatori e ricercatori che hanno avuto modo di sperimentare, realizzare o studiare l’esperienza dei parlamenti interetnici di base e altre forme di diplomazia popolare in ex Jugoslavia. L’associazione editoriale Multimage ha collaborato alla realizzazione del documentario.
La premessa del documentario ne sintetizza, in senso ampio, l’obiettivo: rappresentare uno spaccato di iniziativa dal basso per la prevenzione della guerra e la costruzione della pace in un preciso contesto di conflitto, quello della Jugoslavia degli anni Novanta del secolo scorso. Ma una tale rappresentazione può suggerire spunti e contenuti utili per il lavoro di pace in generale, soprattutto quando si parla di ciò che la società civile può fare in situazioni di conflitto e di post-conflitto. Il tutto, come bene richiama ancora la premessa, non per servire gli scopi di una ricostruzione accademica, bensì per fornire un contesto nel quale delineare le forme e le modalità, ma anche gli inciampi e le contraddizioni, di quella iniziativa dal basso così ambiziosa.
Quella dei parlamenti interetnici di base, che il movimento umanista ha promosso in diversi contesti della ex Jugoslavia, in particolare in Serbia, in Croazia e in Kosovo, nel corso degli anni Novanta, non è stata infatti l’unica esperienza di interposizione nonviolenta, di facilitazione del dialogo e di costruzione di relazioni, come proposta nonviolenta per superare il conflitto, prevenire la guerra e ricostruire la pace. Ha rappresentato, tuttavia, un momento particolarmente significativo e un tentativo estremamente interessante. Pur non riuscendo – non potendo – fermare l’escalation che di lì a pochi anni si sarebbe determinata e che avrebbe poi portato al conflitto in Kosovo (1998-1999), ha potuto avviare ipotesi di dialogo, impostare scambi e relazioni, immaginare concreti tentativi di trasformazione.
Come infatti è stato ricordato da Olivier Turquet, in un articolo a suo tempo pubblicato su Frigidaire (1994), i «parlamenti di base sono formati da gente che appartiene alle differenti etnie, sia all’interno dell’intero territorio dell’ex Jugoslavia, sia in tutti i Paesi europei in cui ci siano rifugiati. Non vuole essere una proposta pacifista ingenua, poiché è evidente che il “siamo tutti fratelli” non ha nessuna risonanza, anzi le differenze ci sono e anche i problemi; parlamenti di base in cui, fra tutti i problemi e le diversità, ci si possa trovare d’accordo su un punto: che questa situazione non è voluta dai popoli ma dalle dirigenze economiche, politiche e militari. […] Il progetto dei parlamenti di base interetnici nasce dalla convinzione che i vertici politici ed economici delle parti in causa non possono e non vogliono risolvere il conflitto».
Il merito del documentario è innanzitutto quello di sottrarre all’oblio la memoria di questa esperienza, che vive nei documenti prodotti dai parlamenti di base e nel racconto di chi personalmente si è messo in gioco e vi ha preso parte. “Il tentativo” costituisce, essenzialmente, una raccolta e una sintesi di queste testimonianze, con alcuni contributi di riflessione sulla situazione post-conflitto nei Balcani occidentali e alcuni inserti esplicativi utili a orientare l’osservatore nella caleidoscopica complessità balcanica e post-jugoslava. Ma fornisce anche un prezioso strumento di documentazione e di informazione, che può aiutare ricercatori e curiosi in indagini e ricerche su quel pezzo della storia d’Europa e dell’impegno della società civile nonviolenta contro la guerra e per la pace. Questo sforzo si unisce ad alcuni contributi recenti che hanno sviluppato una prima ricognizione e sistematizzazione di queste esperienze.
Non si può comprendere la portata di questa iniziativa, come dicevamo all’inizio, se non la si inserisce nel quadro delle sperimentazioni, innovative e vivacissime, portate avanti dalla società civile, non solo italiana, nel contesto delle guerre in Europa degli anni Novanta. Si va dalle marce alle iniziative di solidarietà internazionalista e di sostegno umanitario; dalle azioni di interposizione nonviolenta alla costruzione di gruppi e reti capaci di avviare dialoghi e mediazioni, sino alla proposta delle ambasciate di pace e, successivamente, dei corpi civili di pace.
Come scrisse infatti, nel 2000, Alberto L’Abate, «nel lavoro di ricostruzione della convivenza la teoria e la pratica della nonviolenza possono essere molto utili. In questo possono aiutare, da una parte, la concezione nonviolenta del superamento delle forme statuali chiuse e la ricerca di forme il più possibile aperte. Dall’altra parte, la conoscenza, meglio di altri, da parte delle persone che fanno parte di questi gruppi, dell’importanza e delle tecniche di educazione alla pace, alla convivenza tra i popoli, e al superamento dei pregiudizi interetnici, che possono perciò lavorare per diffondere queste competenze tra le varie popolazioni della zona per aiutarle a ristabilire un dialogo reciproco e a trovare forme di riconciliazione».
Il documentario “Il tentativo. Memorie dei parlamenti interetnici di base in ex Jugoslavia” sarà proiettato, in prima assoluta, sabato 4 giugno, alle ore 18.30, presso la Sala ENGIM a San Lorenzo, a Roma, nell’ambito di EireneFest, Festival del Libro per la Pace e la Nonviolenza, con la partecipazione, tra gli altri, di Silvia Nocera, Gianmarco Pisa, Eric Souqi. Il video è online e visionabile al sito: youtube.com/watch?v=sQiAl0imQLo.