Il silenzio della politica “istituzionale” e dei sindacati confederati sui fatti del 1° maggio a Torino è assordante
La politica “di palazzo”, inebriata dalla guerra, è ormai talmente distante dai problemi delle persone, da ricordare Maria Antonietta. I sindacati confederati (anch’essi percepiti come “di palazzo”), fatto salvo in parte il pubblico impiego, ma lì è facile, sono ormai quasi esclusivamente sindacati di pensionati.
Landini, che fu picchiato dalla polizia a Terni nel 2014, dichiarò: “Appena siamo partiti in corteo siamo stati caricati senza nessuna motivazione. Anch’io ho preso le botte dai poliziotti, non finisce qui. Vogliamo chiedere un incontro al Governo e alla Polizia perché non si picchia così”.
Evidentemente le botte fanno male anche al compagno Landini. Anche allora la giustificazione, ampiamente smentita, fu che si volesse occupare Termini. Ma allora era della FIOM. Allora le mobilitazioni per le vertenze le convocava. Ora si oppone al salario minimo, perché, a detta sua, gli toglierebbe potere di contrattazione.
Tuttavia quando esponenti neofascisti, lasciati passare a Roma (niente chat? loro non le usano?), hanno devastato la sede della CIGL, tutti siamo stati solidali, condannando con fermezza quell’atto.
Gastone Cottino partigiano, durante le azioni di polizia al 1° maggio ha preso la parola al microfono condannando l’atto di violenza da parte delle forze dell’ordine e sollecitando una resistenza all’oppressione da parte dello Stato, che lui conosce bene: “Ci vogliono distruggere!” ha detto.
L’ANPI stessa è protagonista di un comunicato congiunto che abbiamo pubblicato, di fermissima condanna contro l’impedimento a manifestare esercitato dalle forze dell’ordine nei confronti di una parte della cittadinanza.
Nel susseguirsi di dichiarazioni di esponenti delle forze dell’ordine leggiamo che dalle chat sarebbe emersa una premeditazione alla provocazione di disordini, viene riproposto il solito refrain: “La regia dell’Askatasuna”, come a dire che quando c’è l’Askatasuna in piazza allora tutto è permesso.
Il centro sociale torinese fu evocato anche in relazione alle manganellate di piazza Arbarello, citato da Lamorgese in risposta ad un’interrogazione parlamentare sulle violenze agli studenti medi durante una manifestazione a Torino.
Non ci si rende conto che con atti come quelli di domenica scorsa non si fa altro che veicolare simpatia nei loro confronti, stavano manifestando pacificamente, non avevano provocato alcuna tensione, sono stati infatti lasciati partire. Ora cosa si risponderà? Che le chat sono state lette durante la manifestazione?
Non ci sono stati interventi contro eventuali violenti, in un’ottica di prevenzione, nei giorni precedenti alla manifestazione, si sono poi bloccate centinaia di persone, tra cui paradossalmente anche pacifisti nonviolenti, impedendo loro di manifestare con l’esercizio indiscriminato della violenza, le immagini della manifestazione sono chiare. Perché non aspettare l’effettiva eventuale insorgenza di tensioni in piazza per intervenire?
L’amministrazione torinese è anch’essa completamente silente sulle violenze del 1° maggio: una distrazione? Forse una bandiera di troppo bruciata in precedenza?
Quando fa bene siamo lieti di pubblicarlo, ma emergono alcuni problemi che attualmente sono sul tavolo. Problemi che toccano la carne viva delle persone, ne elenchiamo alcuni che stiamo seguendo: le bollette del teleriscaldamento, l’acqua pubblica, la sparizione dei senza dimora dal centro. E’ forse in affanno questa consiliatura? Forse ritiene che una contestazione di piazza (contestuale agli interventi) riguardo alle proprie politiche, non sia legittima?
Attualmente la salute pubblica, la prevenzione Covid, non è in campo. Il contesto è completamente di altra natura, ora non ci sono motivazioni di sorta a tutela della cittadinanza.
Alla manifestazione c’erano persone, i senza dimora sono persone, i lavoratori precari sono persone, i partigiani sono ed erano persone.
I torinesi di una certa generazione certamente ricordano il cartello sui tram: “non parlare al manovratore”, soprattutto non con la bocca piena di brioches.