Cosa sta accadendo tra virus, guerre, crisi energetica-alimentare-economica-sociale, senza che la comunicazione mediatica e il dibattito pubblico proferiscano parola, alle Olimpiadi Invernali del 2026 in Italia?
Attraverso i Decreti Olimpiadi e con una buona parte dei fondi messi a disposizione dal PNRR, la ruspa organizzativa continua a predisporre le necessarie distruttive opere in cantiere per questo delirante progetto tra Milano e Cortina con buon viso del sindaco di Milano e la comunità aurina.
Sul quotidiano “Il Giorno” del gennaio di quest’anno, il capo della DDA di Milano, Alessandra Dolci dichiarava un possibile allarme a causa di subappalti fino alla “quarta mano” chiedendo un protocollo modello Expo2015 (crediamo sarebbe stato possibile un nuovo protocollo).
Al termine dei XXXII giochi olimpici di Tokio del 2021, la “palla” organizzativa dei prossimi giochi olimpici invernali è passata all’Italia proprio per le prossime invernali del 2026.
È di sicuro una riflessione interessante, in molte parti politiche decisionali dovrebbero porsi, quanto riportato da un laboratorio di dibattito e progettazione della metropoli milanese (come approfondimento leggere qui):
“…Proprio l’edizione cinese di recente conclusa ha evidenziato ancora una volta la divergenza tra emergenza climatica e crisi ambientale da un lato, e la necessità di far funzionare la macchina olimpica, costi quel che costi, inventandosi letteralmente la neve là dove non c’è (cosa peraltro già vista di recente anche nelle gare di sci a Cortina con la neve spostata a mezzo elicotteri dalle alte quote alle piste di gara) o costruendo nel nulla impianti e strutture destinate inevitabilmente alla rapida obsolescenza da inutilizzo, se non a fronte di costi crescenti per innevamento artificiale o manutenzione di impianti a basso utilizzo. Sono questi, tra gli altri, i motivi che hanno portato negli ultimi due decenni a un crescente rifiuto o rinuncia ad ospitare i giochi olimpici, anche quelli estivi, proprio perché insostenibili a livello di costi. …
… Da evento sportivo planetario, i Giochi Olimpici sono diventati oggi un business, o meglio un bancomat con cui fare profitti (per imprese del settore, costruttori, speculatori immobiliari, e tutta la giostra che ruota attorno all’evento) a spese delle casse pubbliche (e solo in parte degli sponsor peraltro sempre con ritorni economici a loro volta). Un evento che è sempre più appannaggio delle grandi metropoli globali anche quando si parla di sport invernali, è stato così per Pechino, sarà così per Milano, a conferma che il marchio olimpico non ha valore in quanto alto momento sportivo, ma come brand su cui costruire investimenti immobiliari, speculazioni e rendite fondiarie, processi di predazione dei territori e di gentrificazione dei centri urbani, privatizzazione delle città …”
Che profitti potranno trarre le infiltrazioni mafiose mettendo mano su queste risorse pubbliche! Di rendiconti in tal senso se ne leggono, e se ne sentono, ogni giorno; un dato, della Bocconi, come esempio: in Lombardia ci sono 253 infrazioni contestate ogni anno e 319 denunce riconducibili a estorsioni o appalti truccati.
Un’altra denuncia arriva dalla Associazione Mountain Wildeness Italia attraverso il sui vice-presidente, Giancarlo Gazzola: “ … Sono molto perplesso sul futuro delle Dolomiti sia per gli enormi rischi ambientali che stanno correndo in questi ultimi anni, sia per le opportunità che potranno avere le persone, specie i giovani che vivono in montagna. Già i cambiamenti climatici stanno cambiando il sistema idrogeologico, poi ci si mette la pesante mano dell’Homo Sapiens per aggravarne la situazione.
Basta vedere cosa è successo in questi ultimi periodi con i Campionati Mondiali di sci di Cortina 2021 e quello che sta accadendo per la preparazione delle olimpiadi invernali Milano-Cortina 2026.
Si tratta di un vero e proprio assalto alla montagna che con la scusa di questi grandi eventi si sta trasformando in occasione per nuove devastazioni ambientali e spreco di risorse, umane ed economiche. Ci erano stati garantiti giochi (olimpici invernali 2026) ad impatto zero ed ecosostenibili. In realtà stanno avvenendo sbancamenti sempre più devastanti sulle Dolomiti, si vuole far credere che certe strutture saranno necessarie per quell’evento …”.
Questi saranno i territori interessati: Provincia Autonoma di Trento, l’alta Valtellina, Cortina d’Ampezzo, Milano.
Da quanto si conosce il comune di Milano avrebbe un buco di bilancio di 250milioni di euro, forse la Giunta che appoggia il progetto pensa di ripianalo con le Olimpiadi invernali del 2026? Pare certo che si dovrà ricorrere anche ai maggiori costi legati alle attuali crisi (energetica, materie prime, guerre, post pandemia e altro). Il rilievo maggiore, a giustificazione, verrà dato verso nuove possibilità occupazionali e redditi da lavoro per la sua realizzazione. Un miglior pensiero sarebbe che fossero utilizzati i mezzi messi a disposizione del PNNR per modelli occupazionali che in questi ultimi lunghi mesi abbiamo constatato essere un fallimento (sanità, efficienza e transizione energetica, scuola e molte altre evidenti mancanze strutturali).
Le devastazioni ambientali in montagna, non per non darle il giusto rilievo che meritano, le lasciamo alle Associazioni ambientali che già se ne stanno ampiamente occupando anche se con scarsi risultati che si stanno ottenendo, in fine, per quieto vivere. Tuttavia più avanti se ne darà riscontro.
In questo momento, invece, vorremmo porre attenzione al “casus Milano” poiché non si devono dimenticare le diverse grane dovute all’Expo 2015 e che lì, forse, non si concluderanno.
Cosa avverrà in questa città che sarà la capofila olimpionica 2026? Già sentiamo nelle orecchie l’attributo “NoOlimpiade”!
Le gare più interessanti per Milano saranno una cospicua somma di denaro che produrrà investimenti nel settore edilizio-immobiliare, privatizzazioni di spazi pubblici e, come si è già visto per altri eventi, nuovi quartieri non certo per i meno abbienti cittadini.
Il sindaco, signor Sala, nell’ultima competizione elettorale si è posto come “il Sindaco verde d’Italia”, nella sua giunta ha posto una esponente di quel mondo, la verde signora Grandi. Ci chiediamo quanto saranno capaci di arginare le speculazioni che di verde hanno molto, molto poco!
Parliamo di cosa ospiterà la città metropolitana di Milano.
Il primo evento in assoluto sarà l’inaugurazione, dove? A San Siro dove il cambiamento di quest’area già sta apportando le sue significative rivalutazioni di mercato con indirizzo medio alto borghese. Le vere e proprie gare saranno: pattinaggio artistico e di velocità, l’hockey e il già famoso curling.
I luoghi prescelti sono San Donato Milanese, dove verrà realizzato un palazzo dello sport utilizzabile per l’hockey; Santa Giulia, ex area industriale della Montedison e della Redaelli, con la costruzione del nuovo PalaItalia, dov’è prevista la riconvertibilità in arena per spettacoli e concerti, si avrà la possibilità di disputare le gare sul ghiaccio (pattinaggio e curling); queste gare si svolgeranno anche presso il PalaSharp di Lampugnano e anche il centro Forum Assago verrà coinvolto. Due nuovi stadi da costruire più due da convertire sono quattro tuttavia ci risulta che anche il già esistente palaghiaccio di Sesto San Giovanni verrà coinvolto il totale sarà avere cinque stadi per le gare di ghiaccio. Di certo andando verso una fase più accentuata del surriscaldamento del pianeta avere cinque stadi del ghiaccio a Milano, tutti nell’area sud, avrà di sicuro un significato.
Come significato l’avrà la vicenda dello scalo Romano dove è prevista la costruzione del villaggio olimpico. In un recente articolo si legge che lo scalo Romano è: “… un’area ex demaniale, privatizzata e assegnata a general contractors (cordata Coima-Covivio-Fondazione Prada) come gli altri sei scali milanesi sarà garantita dopo i giochi olimpici grandi profitti agli operatori privati che l’hanno rilevata a cifre irrisorie da bene pubblico; l’aggravante è che lo scalo, nel frattempo in gran parte in disuso (dal parte delle Ferrovie dello Stato), nel frattempo si è rinaturalizzato in maniera importante e di conseguenza, quella che viene venduta come operazione green che restituirà verde alla città, nuove case e studentati, in realtà determina un maggior consumo di suolo …”
Da queste “opportunità” l’area di Corvetto verrà rivalutata con forti incrementi dei valori immobiliari dovuti anche alla nuova realizzazione di manufatti olimpionici.
Un pensiero viene da porsi: non vi era di certo necessità di altre esecrabili devastazioni nelle aree montane; in questa città, aggregatrice di eventi e di conquiste commerciali non sempre a favore dei meno abbienti, c’era necessità di questo ulteriore consumo di suolo e di PNNR?