Una delegazione di europarlamentari, Ong e attivisti in una due giorni in sostegno a Mimmo Lucano e al modello di accoglienza.

Dal Parlamento Europeo a Riace contro la criminalizzazione della solidarietà. Tre europarlamentari sono arrivati nel piccolo borgo calabrese alla vigilia del processo di appello all’ex sindaco Mimmo Lucano, condannato in primo grado a 13 anni e 2 mesi di carcere con una serie di accuse legate alla gestione dei progetti di accoglienza dei richiedenti asilo. A sostenere il ‘modello’ Riace una delegazione, composta da Rosa D’Amato e Damien Careme del gruppo Greens-Efa e da Cornelia Ernst di Left, oltre ad attivisti e rappresentanti di varie Ong.

Nell’occasione Damien Careme ha presentato un dossier, realizzato dal gruppo parlamentare dei Verdi, che fa il punto sui casi di criminalizzazione della solidarietà tra gennaio 2021 e marzo 2022.

In poco più di un anno si rileva che 89 persone sono state perseguite in tutta Europa. Tra questi 18 devono affrontare nuove accuse, mente gli altri sono oggetto di procedimenti in corso da anni. Quattro sono migranti. Nell’88% dei casi le accuse sono di favoreggiamento dell’ingresso, del transito o del soggiorno di migranti. A questi casi si sommano poi le quasi 300 persone che tra agosto e settembre 2021 sono state arrestate per aver aiutato i migranti che attraversavano le frontiere tra Bielorussia e Polonia. Situazione peggiorata con la pandemia da Covid-19, quando le misure di emergenza “sono state utilizzate per limitare l’accesso alle strutture di accoglienza e ai centri di detenzione, per imporre sanzioni pecuniarie alle organizzazioni che prestavano servizi durante il lockdown e per limitare il diritto alla libertà di riunione”.

Foto di Fabrizio Maffioletti

Sulle violazioni che avvengono sulle frontiere della Fortezza Europa Cornelia Ernst del gruppo Left ha riproposto il Libro nero sui respingimenti: due volumi di 1.500 pagine che documentano, tramite i dati del Border Violence Monitoring Network, la violenza subita da oltre 12mila persone per mano delle autorità alle frontiere esterne dell’Unione Europa.

La criminalizzazione di chi aiuta non si ferma solo a chi aiuta i migranti. “Il problema – ha detto Laura Renzi di Amnesty International – è più ampio in Europa. Sono in aumento anche le vessazioni contro chi difende diritti Lgbt o contro chi si batte per questioni ambientali. In cinque anni è aumentato esponenzialmente l’incitamento dell’odio on line e le querele ‘temerarie’ o Slap (Strategic Lawsuit Against Public Participation) che mirano a censurare, intimidire e mettere a tacere voci critiche mediante azioni giudiziarie. Modalità che vengono sempre più spesso utilizzate anche contro i giornalisti”.

Target del fenomeno di criminalizzazione sono state anche le stesse Ong. “Abbiamo assistito – racconta Viviana Di Bartolo di Sos Mediteranee, soccorritrice da cinque anni sulle navi di salvataggio – a una escalation della criminalizzazione. La strategia europea è andata in due direzioni: da una parte esternalizzare il confine marittimo dando autorità a Paesi terzi come Libia, Marocco e Turchia, dall’altra perseguire chi fa soccorso. Noi siamo passati da ‘angeli del mare’ a ‘taxi del mare’, quando in realtà la nostra attività è rimasta sempre la stessa”. “Le Ong – continua Corrado Mandreoli, vice presidente della Ong Resq – non si occupano solo di salvataggi, ma sono occhi attenti a quello che succede ed è proprio questo quello che preoccupa di più. Anche adesso siamo qui per mantenere i riflettori accesi, perché se Mimmo Lucano viene condannato sarà una sconfitta per tutti”.

La vicenda giudiziaria che vede coinvolto Mimmo Lucano ha pesato su tutto il modello Riace. Con la fine dei progetti Sprar molti beneficiari hanno lasciato il borgo, che si è nuovamente spopolato. Nonostante la mancanza di fondi, però, Riace continua a essere “meta di un’accoglienza spontanea”. “Le persone – raccontano alcuni volontari del borgo – arrivano tramite passaparola. Alcuni hanno finito i progetti di accoglienza e non sanno dove andare, mentre da qualche giorno sono arrivate alcune famiglie afghane tramite una Ong. Noi cerchiamo di aprire le porte del nostro villaggio globale e forniamo assistenza e sostegno”.

Foto di Alice Pistolesi

Dal 1998, con l’arrivo delle prime famiglie curde, Riace non ha mai smesso di essere un paese accogliente e ha suscitato negli anni grande attenzione e curiosità. “Ci si chiedeva – racconta Mimmo Lucano, che è stato sindaco dal 2004 al 2018 – come faceva un posto in cui non c’è lavoro, ci sono fortissime infiltrazioni mafiose a essere passato da luogo di emigrazione a paese di immigrazione. Quello che abbiamo messo in piedi è stato fatto in maniera spontanea, perseguendo gli ideali di fratellanza, solidarietà e accoglienza in cui ho sempre creduto”. 

Anche adesso, pur con tutte le difficoltà, il Villaggio Globale, ovvero la zona di Riace in cui le case di chi è emigrato vengono affittate tramite un’associazione alle famiglie rifugiate, resta aperto. Così come continuano i laboratori, le attività e il lavoro dell’ambulatorio medico. Per sostenere il progetto Riace in varie città italiane si sono costituiti i ‘Comitati 11 giugno’ (data dell’inizio del processo a Mimmo Lucano) che stanno tramite sottoscrizioni sostenendo il modello di accoglienza che ruota attorno a Riace. C’è chi si occupa di pagare le bollette alle abitazioni del villaggio globale, chi realizza cene e raccolte fondi. Un’umanità che continua a credere in quello che Riace è stato e vuole continuare a essere.

 

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