C’è chi esibisce “i muscoli del Capitano tutti di plastica e di metano” e c’è chi viola la legge per fare la cosa giusta. C’è chi alza muri e agita manette e chi –anche a costo di essere schiacciato dal tir della legge – cerca di accogliere e curare. C’è chi si ostina a rotolarsi tra recinti e frontiere e chi ha come orizzonte una giustizia che non genera ingiustizie sugli uomini, le donne e i bambini. C’è chi fa dell’esclusione il proprio target politico e chi ostinatamente si adopera –con giuste ragioni- per superare quelle leggi ingiuste ancora in vigore che limitano di accogliere e di curare. C’è chi costruisce mappe per orientare e “far sentire a casa” chi è appena giunto in città, chi chiede maggior apertura verso i migranti- magari anche solo per cercare di frenare la drammatica carenza di manodopera– e chi continua imperterrito a respingere (qui l’ultimo Rapporto dalla frontiera alpina nordoccidentale di Medici per i diritti umani..
E ci sono amministrazioni comunali che faticano ad aprire le porte della propria città, anche se -per fortuna- ce ne sono altre che spalancano le braccia. Troppe le prime però e troppo poche le seconde: solo 2.600 comuni su circa 8mila accolgono i migranti. E quelli coinvolti nel sistema Sprar non arrivano a 2.000. L’ANCI sperava in una presenza di 2,5 migranti ogni mille abitanti e per incentivare i sindaci il governo aveva stanziato 100 milioni di € da distribuire ai comuni ospitanti. Ma né l’associazione dei comuni né i fondi governativi hanno scardinato più di tanto le serrate porte delle nostre città. Città che dovrebbero invece essere aperte e in prima linea nell’accoglienza.
Quest’anno ricorre il ventennale del Sistema Sprar-Sai e in vista delle iniziative del ventennale, nei giorni scorsi, l’ANCI ha illustrato le prime anticipazioni del Rapporto annuale SAI (Sistema Accoglienza e Integrazione) 2022, oltre a fare il punto sull’accoglienza dei profughi ucraini e afgani nella rete del SAI. Ad aprile 2022 risultano finanziati 848 progetti (571 ordinari, 236 per minori non accompagnati, 41 per persone con disagio mentale o disabilità) affidati a 720 enti locali titolari di progetto (631 comuni, 18 Province, 25 Unioni di Comuni, comprese le Comunità Montane e le Unioni Montane di Comuni, e 46 altri enti tra Aziende Sociali Consortili, Ambiti Territoriali, Comuni Associati, Comunità Comprensoriali, Consorzi, Distretti Sanitari, Società della Salute), coinvolgendo in totale oltre 1.800 comuni. Risultano così finanziati 35.898 posti (28.451 ordinari, 6.644 per minori non accompagnati, 803 per persone con disagio mentale o disabilità). Il 55% degli enti coinvolti dalla rete ha meno di 5mila abitanti, tutte le città metropolitane e i capoluoghi di Regione ne fanno parte.
Ma non tutte “le accoglienze” suscitano identica adesione. Dalle anticipazioni del rapporto emerge che il Sistema di accoglienza dei Comuni ha risposto all’emergenza derivante dalla crisi in Ucraina accogliendo a oggi un totale di 740 cittadini ucraini, per la maggioranza donne sole con figli minori (71% donne, 29% uomini). L’Emilia-Romagna è la regione che ha accolto un maggior numero di beneficiari (22% del totale complessivo), seguita da Lazio e Campania. Inoltre, rispetto alla richiesta del ministero dell’Interno di ulteriori 3.530 posti in progetti Sai già attivi, i Comuni del Sistema hanno risposto offrendo una disponibilità di 6.812 posti per nuclei familiari in 280 progetti e riuscendo a potenziare la rete dell’accoglienza diffusa con l’adesione di circa altri ottanta nuovi Comuni. Anche in riferimento all’avviso del ministero per nuovi progetti di accoglienza per un totale di mille posti, i Comuni hanno risposto oltre le previsioni rendendo disponibili 6.067 posti. Guardando invece ai numeri relativi all’accoglienza degli afgani nella rete Sai emerge che, dalla fine di giugno 2021, con la prima operazione di evacuazione dall’Afghanistan dei collaboratori afghani dell’esercito italiano, sono stati accolti 1.907 cittadini afghani: 55% uomini e 45% donne, il 37% sono minori tra 0 e 17 anni. La Calabria è la regione con la percentuale più alta di accolti (15%) seguita subito dopo da Campania (13%), Puglia e Lombardia (10%). Con l’accelerazione dell’evacuazione umanitaria dall’Afghanistan, tra dicembre 2021 e gennaio 2022 tre differenti decreti ministeriali hanno complessivamente finanziato 3.470 posti per nuclei familiari in 196 progetti Sai. Qui le prime anticipazioni del Rapporto annuale SAI 2022 con i dati dei profughi ucraini e afgani nella rete del SAI (qui i dati in sintesi).
La speranza che sulle politiche migratorie il nostro legislatore prima o poi rinsavisca e non continui a navigare tragicamente e sotto il comando dei “muscoli del Capitano” verso la “donna bianca” che è in mezzo al mare, non è del tutto persa. Magari facendo proprie –per esempio– le proposte di “Ero Straniero”, a partire dalla proposta di legge di iniziativa popolare depositata con oltre 90.000 firme alla Camera dei deputati ormai quasi 5 anni fa: il 27 ottobre 2017. Qui la proposta di legge.
Fra qualche giorno, il 20 giugno, sarà la Giornata Mondiale del Rifugiato, un’occasione per riflettere seriamente sulla “chiusura” all’accoglienza della stragrande maggioranza delle nostre città. Magari “facendosi aiutare” nella riflessione e nell’auspicata conseguente azione dalla Carta per l’integrazione dei rifugiati, redatta e sottoscritta da sei città: Bari, Milano, Napoli, Palermo, Roma e Torino ed elaborata insieme a UNHCR, Agenzia ONU per i rifugiati. La Carta per l’integrazione dei rifugiati è disponibile qui.