Riportiamo di seguito la testimonianza – denuncia di Alba Gobbato, UNPMO (United Nations Project Management Officer) pubblicata il 4 luglio sulla pagina Facebook del Comitato Milanese Acquapubblica, con uno scenario che prelude al disastro ambientale, alla crisi idrica e al nefasto gioco dei potenti. Tutto prevedibile e previsto: come suffragato dalle segnalazioni di decine di scienziati e glaciologi, le montagne stanno collassando, tanto che tra il 1905 e il 2010 il ghiacciaio della Marmolada ha perso più dell’85% del suo volume.
Questa mattina, ascoltando la rassegna stampa nel programma radio di Florencia Abichain, quando ho sentito il titolo “Tragedia imprevedibile” in riferimento al ghiacciaio della Marmolada, sono insorta e ho provato l’urgenza di ribattere.
Nel 1994 lavoravo al dipartimento dell’acqua dell‘ONU a New York. I miei colleghi idrologi, tra i più famosi al mondo, andavano a tutte le conferenze internazionali a diffondere uno studio che dava l’acqua come potenziale origine di conflitti nel 2025, cioè fra tre anni.
Non accetto chi dice che tutto ciò non si poteva prevedere. Era tutto previsto e bastava ascoltare gli scienziati! E difatti il mio dipartimento dava così fastidio agli Stati Uniti (era il tempo di Erin Brockovich, il film con Julia Roberts sull’inquinamento delle acque in una comunità statunitense) che riuscirono a farci trasferire sotto l’UNEP a Nairobi… Praticamente l’oblio.
L’UNEP (come Roma per le indagini = un porto delle nebbie) è l’agenzia dell’ambiente, quindi in teoria lo spostamento aveva un senso. Ma si dava il caso che per l’ONU l’acqua fosse una questione così prioritaria (giustamente) che noi stavamo a New York a diretto contatto con la commissione per la previsione dei prossimi conflitti, un organo di supporto al Consiglio di Sicurezza, entro cui gli USA avevano e hanno molto potere. I cinque Paesi vincitori della Seconda Guerra Mondiale sono membri permanenti con diritto di voto e di veto, secondo un meccanismo perverso in base al quale non si può decidere NULLA contro il loro volere, come dimostra il supporto alla guerra in Ucraina, che invece è stata condannata subito dall’Assemblea Generale.
Nairobi nel 1994 era una capitale pericolosissima: un funzionario dell’UNEP era stato appena ucciso in un’aggressione per rubargli l’auto con cui stava andando al lavoro. Una mia amica del personale (una donnona tedesca di ferro) era appena arrivata in missione perché il personale si rifiutava di andare in ufficio e voleva che l’UNEP cambiasse sede. Quando la consultai su un mio trasferimento là con un bambino di quasi due anni mi chiese “se ero matta”.
Il comunicato che dovevamo passare sotto l’UNEP avveniva dopo un’attestazione dei governi scandinavi che eravamo la migliore istituzione al mondo per la protezione idrologica. Dava fastidio soprattutto che le Nazioni Unite denunciassero da anni che Israele toglieva l’acqua ai territori palestinesi… e i nostri idrologi migliori erano israeliani, quindi non si poteva accusarli di essere di parte.
Io mi occupavo di altri paesi, tipo India, Vietnam, ma nel settore architettonico (biodiversità idrologica, costruzione materiale di istituti e laboratori…). Il capo dipartimento, Mr. Edwards, con tre figli ancora in età di studio, ebbe un infarto per il dolore e lo stress; il mio supervisor, suo vice, decise di andare in pensione. Gli esperti ovviamente si dislocarono in Israele, Scandinavia e Olanda. Io, nel mio piccolo, tornai in Europa.
Racconto questo fatto incontrovertibile per dire che la nostra generazione ha provato a salvare la Terra, ma si è trovata contro il capitalismo più becero, ammesso che ce ne sia uno evoluto!
Mia mamma ha voluto che le sue ceneri fossero a Canazei e io la Marmolada l’ho fatta l’ultima volta nel 1987: era, in estate, completamente innevata. Adesso è irriconoscibile!