Per gentile concessione dell’Atlante delle Guerre pubblichiamo l’infografica sul nucleare che uscirà la settimana prossima, utile strumento di sintesi per attività nelle scuole, conferenze ecc.; illustrata e contestualizzata da quest’articolo di Elia Gerola.
Con l’avvento della guerra in Ucraina le minacce ed il rischio di impiego del nucleare militare da parte della Russia sono ritornati a farsi sentire. Il rischio é soprattutto quello dell’impiego di armi tattiche con portata di 300/500km sul suolo ucraino, detonate da vettori mobili. Tuttavia, anche la minaccia strategica di lungo raggio (>5500Km) contro gli alleati dell’Ucraina non è esclusa, visto che più volte il Presidente russo Putin e l’attuale Vice Presidente del Consiglio di Sicurezza Russo Medvedev hanno parlato di “risposte da fine del mondo” in caso di attacco diretto ai territori russi. Anche vari servizi di sicurezza, come quello statunitense, nella fattispecie la CIA, hanno messo in guardia: l’allungarsi della guerra sul campo potrebbe frustrare le aspettative russe e rendere l’impiego del nucleare più plausibile.
E’ inoltre da sottolineare come il rischio nucleare derivi anche da potenziali incidenti, attacchi o combattimenti nei pressi o a livello di centrali nucleari atte alla produzione di energia civile. Il caso specifico è quello della più grande centrale nucleare civile d’Europa, quella di Zaporizhzhia, sita nell’ucraina centro-meridionale. Il complesso è di origine sovietica, si colloca per dimensioni tra i 10 più grandi al mondo ed in seguito alla cosiddetta battaglia di Enerhodar (conclusasi il 4 marzo 2022) combattuta tra le forze di resistenza ucraina e quelle d’invasione russe è sotto il controllo di Mosca. Attualmente è in funzione e produce energia per conto di Rosatom, la Corporazione Nazionale Russa per l’Energia Nucleare, controllata dal Governo di Mosca, che si occupa della gestione degli impianti nucleari nella Federazione Russa. Attualmente la centrale trasmette i propri dati produttivi e relativi alla sicurezza dei processi di produzione all’AIEA, l’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica.
Fonte di preoccupazione secondo vari osservatori è invece la presenza di una base militare russa e di lanciarazzi mobili BM-30 Smerch a livello del complesso di Zaporizhzhia, denunciate in un articolo apparso il 5 luglio 2022 sul Wall Street Journal. L’impiego di una tale infrastruttura critica come scudo o base militare è secondo molti irresponsabile e rischioso: da una parte in caso di attacco si potrebbero provocare danni alla centrale; dall’altra potenziali target militari non possono essere colpiti proprio a causa delle possibili ripercussioni sui reattori. Danni o incidenti ai reattori potrebbero infatti portare a fughe radioattive e quindi causare pericolose ripercussioni sulla salute umana e sull’ambiente.
Il rischio nucleare risulta ancora elevato anche a causa della mancata sottoscrizione di un nuovo Accordo sul Nucleare Iraniano: il Presidente Usa Trump aveva portato Washington a violarlo mentre il democratico Biden, suo successore, aveva promesso in campagna elettorale che vi ci sarebbe rientrato, tuttavia non si sono ancora registrati significativi passi avanti su questo fronte. D’altra parte la situazione rimane calda anche sul confine Nord-Sud coreano, con il dittatore Kim Jong-un che è tornato a sventolare la minaccia nucleare come deterrenza nei confronti di Seul e dei suoi alleati.
Sul fronte del disarmo nucleare è invece da sottolineare la prima importante Conferenza degli Stati Parte del Trattato che Mette al Bando le Armi Nucleari (TPNW): firmato il 20/09/17 a New York ed entrato in vigore il 22/01/21. Il consesso internazionale si è tenuto a Vienna tra il 21 e il 23 giugno 2022 ed è stato un primo importante momento di confronto tra la società civile e i rappresentanti dei Governi firmatari e ratificatori del Trattato, da molti considerato il futuro del disarmo nucleare. Alla fine del luglio 2022 86 sono quindi gli Stati firmatari e 66 quelli ratificatori. L’Italia non essendo né firmataria né ratificatrice non era presente.
Per quanto concerne invece una panoramica generale sulla situazione nucleare in dati:
9 Stati sono dotati di capacità nucleare. 5 Paesi ospitano testate nucleari Usa in schieramento avanzato per la Condivisione Nucleare NATO. 27 sono gli Stati che sostengono il nucleare militare, in quanto parte di Alleanze nucleari (NATO) oppure alleati di Paesi nucleari. 66 sono i Paesi che hanno bandito l’atomica. Le testate nucleari totali sono 13.080: 3.720 schierate, delle quali 1.800 pronte al lancio. Più del 90% appartengono a Usa e Russia, gli unici Stati ad aver diminuito gli arsenali dal picco di 70mila testate del 1986. Cina, India, Pakistan, Corea del Nord e Regno Unito stanno invece perseguendo la proliferazione verticale (aumento delle testate). Ucraina, Kazakistan e Bielorussia hanno controllato testate ex-URSS in passato. Il Sud Africa è l’unico Stato che ha denuclearizzato (1991).
Da sottolineare infine è il fatto che l’Orologio dell’Apocalisse, il cosiddetto Doomsday Clock, quest’anno si attesta al suo minimo storico: 100 secondi. Anche il comitato scientifico del Bullettin of Atomic Scientists, che dal 1957 analizza e traduce in un intervallo temporale il rischio dell’apocalisse nucleare, è dunque profondamente preoccupato dall’attuale contesto geopolitico e strategico globale.
Nell’infografica di copertina potere osservare a colpo d’occhio quanto descritto nell’articolo così come avere ulteriori informazioni a proposito del nucleare militare. I dati sono aggiornati al luglio 2022.
Elia Gerola