ONU, UA e IGAD hanno deciso di annullare le trattative tra i partiti e i militari, in seguito alle decisioni prese dai generali golpisti di ritirarsi. Il paese entra in una fase delicata, nella quale i militari rimangono al vertice del potere, fingendo di uscire formalmente dall’arena politica. Il generale Burhan ha dimissionato i membri civili nel comitato di presidenza, il vero centro di potere politico nel paese, ed ha invitato i partiti di formare un governo civile.
L’astuta mossa serve a deresponsabilizzare i militari dagli effetti disastrosi della crisi economica ed in particolare alimentare. Con le casse dello Stato vuoto, le riserve di grano bastano soltanto per 15 giorni. Le forze politiche militanti hanno deciso di proseguire la lotta di piazza, fino al ritiro dei militari nelle caserme.
In un articolo su Newsweek, la responsabile di HRW, Nicole Widdersheim, ha chiesto al governo di Washington di imporre sanzioni ai capi dell’esercito sudanese, responsabili delle uccisioni e della repressione violenta delle manifestazioni pacifiche.