La destra ha la maggioranza assoluta sia alla Camera che al Senato senza avere la maggioranza dei voti dell’elettorato attivo. Anzi se il PD e il MoVimento5Stelle si fossero presentati insieme la sfida si sarebbe risolta in un sostanziale pareggio. Tutto frutto di una pessima legge elettorale e del modo pessimo con cui è stata gestita dai perdenti.
Ma procediamo con ordine.
In democrazia, con espressione fuorviante, si dice che decide il popolo. In realtà il popolo si limita a esercitare un controllo periodico delle élites dirigenti, il cui esito è determinato in parte, ma in modo significativo, dalle caratteristiche del sistema elettorale, e dalla capacità della legge elettorale di interpretare nel modo meno invasivo possibile i desiderata degli elettori. Per rendere chiaro il discorso useremo due parametri di giudizio. Il primo riguarda il livello di rappresentatività istituzionale delle minoranze che il sistema riesce ad assicurare. Il secondo invece riguarda la capacità di garantire un significativo ricambio delle élites.
Rappresentatività istituzionale delle minoranze. Facciamo alcuni esempi. Il sistema peggiore è il presidenzialismo con l’elezione diretta del Capo dello Stato, che molti erroneamente considerano invece il più democratico. Se, poniamo il caso, abbiamo 100 milioni di elettori e due candidati, si può essere eletti con 50 milioni di voti più uno. Il voto della metà (meno uno) degli elettori viene così azzerato e diviene inutile, non producendo alcuna rappresentanza, né alcuna conseguenza istituzionale. Segue il sistema maggioritario che ha la stessa logica, ma applicata ad un territorio limitato e non all’intera nazione. Abbiamo poi il proporzionale con premio di maggioranza, che assicura una rappresentatività alle minoranze ma fortemente penalizzata rispetto ai vincitori. Il sistema che maggiormente assicura la valorizzazione del voto di tutti è il sistema proporzionale secco, che tuttavia a volte viene depotenziato con la soglia di sbarramento che vanifica i voti per partiti e candidati che non la raggiungono. I sostenitori dei sistemi maggiormente penalizzanti si fanno forti del fatto che esiste un rapporto inversamente proporzionale tra governabilità e rappresentatività. Il che è però una sorta di autogol perché è come affermare l’incompatibilità tra esercizio del potere e democrazia.
Ricambio delle élites. Possiamo considerare due aspetti che penalizzano il ricambio. Il primo riguarda le liste bloccate, che tolgono la scelta del candidato al giudizio dell’elettore, rafforzando il potere dei partiti e dei candidati più forti. Il secondo si riferisce alla possibilità della candidatura in più collegi per i politici dominanti e con maggiore rendita di posizione.
Tornando ora alle questioni di casa nostra, appare evidente che, applicando i criteri che abbiamo visto, l’attuale legge elettorale del nostro paese, il “Rosatellum”, è semplicemente pessima. La peggiore di quante io ne conosca. Il sistema maggioritario, che per la verità non è assoluto ma convive con il proporzionale, è però aggravato dalla possibilità dell’apparentamento delle liste e dei simboli. Inoltre la protezione dei politici dominanti è assicurata dalle liste bloccate e dalla possibilità della pluricandidatura. (In Francia, per esempio, vige il maggioritario, ma ci si può presentare in un solo collegio).
Il maggiore responsabile di questa catastrofe è il Partito Democratico che ha prima caldeggiato e promosso questa legge infame Poi quando ne sono apparsi evidenti limiti e difetti, non ha fatto nulla per cancellarla, o almeno modificarla. Infine, nel momento di usarla nella contesa elettorale, l’ha gestita in modo pessimo, facendo la follia di rifiutare qualunque approccio col MoVimento5Stelle e lasciando campo aperto per il trionfo di una destra a forte caratterizzazione post fascista.
Chi subirà le conseguenze di questo disastro sarà il nostro paese e in particolare le masse popolari. Il tutto, con paradosso finale, in nome della democrazia, nella quale, come si dice, la decisione spetta al popolo.