Una brutta campagna elettorale
L’imprevista campagna elettorale ha creato vasto sconcerto in relazione alla situazione del Paese. Una pandemia ancora strisciante che lascia tutti col fiato sospeso, una riduzione del potere d’acquisto che non si verifica negli altri paesi d’Europa ed una occupazione più di prima precaria, è quanto abbiamo di fronte. A ciò si aggiunga la questione dei migranti che, per quanto riguarda il soccorso e un’accoglienza degna di questo nome non è per nulla soddisfacente anche se non così pesante come tre anni fa.
La questione ambientale, che sembrava essere oggetto di interventi concreti e di una nuova consapevolezza dell’opinione pubblica dopo le decisioni del circuito internazionale, sta tornando all’indietro mentre tutti vedono e molti patiscono le conseguenze dirette del riscaldamento climatico (uragani, frane, alluvioni, ondata generale di calore, ecc.). Permangono poi (e si aggravano) fatti negativi di lungo periodo come quello della violenza nei confronti delle donne, quello degli infortuni sul lavoro e quello della denatalità. La guerra in Ucraina ha messo in crisi molti rapporti internazionali ben aldilà dell’area direttamente interessata privando di risorse alimentari, soprattutto in Africa, molti paesi.
Poi c’è la scarsità di risorse energetiche in tanti paesi. Il multilateralismo viene fortemente messo in difficoltà. I tanti tentativi di mediazione e di proposte di pace cadono nel nulla. E una nuova frontiera si sta irrigidendo con un nuovo fronte occidentale sotto l’egemonia degli USA. La logica di armi più potenti e diffuse sullo scenario di guerra non trova freni ed è fallita in questi giorni la Conferenza degli Stati che, in base al Trattato di non Proliferazione (TNP), deve discutere (“in buona fede”, art. 6) ogni cinque anni di riarmo. Ugualmente si è conclusa senza passi avanti la Conferenza, tenutasi a Vienna, degli Stati firmatari del Trattato di Proibizione delle Armi Nucleari (TPNW), a cui il governo italiano non ha partecipato.
Di tutto ciò c’è silenzio completo nella campagna elettorale del nostro paese. In questa situazione Noi Siamo Chiesa, insieme a altre voci del movimento pacifista, ritiene che la vera prospettiva per la quale impegnarsi a fondo sia la costituzione di un potere sovranazionale che vada oltre l’ONU, una “Costituente Terra”, che rappresenti i popoli del mondo e che intervenga con autorità e potere sui mali dell’umanità e, in particolare, riesca ad eliminare il rischio della catastrofe nucleare. Questa proposta tanto appare utopica tanto è densa di realismo. Osservando più da vicino la situazione non vediamo come l’Europa possa e riesca ad essere protagonista del tentativo di una politica di escalation di dimensioni planetarie, assorbita com’è dalla situazione in Ucraina andando aldilà della condanna dell’intervento sovietico.
Un sistema politico in difficoltà
Nel nostro paese questo insieme di gravi questioni, in buona parte nuove, mettono a nudo – ci sembra – la mancanza di solidità del sistema politico nei cui confronti cresce, in generale, la disaffezione, il disimpegno anche elettorale, la scarsa convinzione su quanto pure si cerca di fare per affrontare i problemi più urgenti (pandemia e crisi energetica). Il c.d. sovranismo privo di comprensione generale di dove va il mondo, è chiuso nella sua logica identitaria ed è la conseguenza della chiusura nel proprio ego di milioni di italiani. La debolezza del consenso e della partecipazione alla vita dei partiti, necessari per una democrazia attiva vengono a ruota. La personalizzazione della politica portata all’eccesso, lo scarso e mediocre ricambio del personale politico sono tutti elementi compresenti che destano forti preoccupazioni in chi ha uno sguardo dall’alto sulla nostra convivenza e sulle nostre istituzioni.
Non c’è solo il buio
Ma non c’è solo il buio; tanti remano contro questa deriva e alimentano la nostra speranza. Anzitutto dalla cattedra di Pietro il nostro papa Francesco che dice quello che bisogna dire sulle disuguaglianze crescenti nel mondo, sulla corsa al riarmo, sulla crisi ambientale che egli ha così ben definito nella “Laudato Si’”. Nell’udienza del 23 agosto ha usato parole “violente”: “La guerra una follia, la guerra è folle, il suo piano di sviluppo è la distruzione… coloro che guadagnano con il commercio delle armi sono delinquenti che ammazzano l’umanità”. E altro di altrettanto pesante. Giudizi che la grande stampa ha boicottato.
Nel nostro paese esiste una società civile con movimenti di solidarietà consolidati (spesso interni alle strutture della Chiesa), esiste un movimento pacifista (di cui Noi Siamo Chiesa fa pienamente parte) che in modo permanente denuncia la guerra e propone le politiche della pace, esiste la vita politica nelle amministrazioni locali, a volte con caratteristiche preziose di diversità o addirittura di controtendenza rispetto alla politica nazionale, esistono associazioni ambientaliste che contribuiscono a creare un’opinione pubblica attenta e attiva; esiste un movimento antimafia che cerca di contrastare i poteri criminali che non sparano più ma che sono facilitati nei momenti di crisi (nessuno parla della mafia in campagna elettorale). Nell’eccessivo conformismo dei media il quotidiano cattolico “Avvenire” ha ora un orientamento più positivo, che lo differenzia abbastanza dalle gestioni passate.
È questo il tessuto sano e attivo del nostro Paese insieme ai tanti che ovunque, senza essere attivi, partecipano con onestà e passione (e spesso con sofferenza) perché il Paese ce la faccia, non sentono alcuna necessità di modificare la nostra Costituzione repubblicana, contrastando, in particolare, ogni tentativo di superare le regole del governo parlamentare attraverso l’introduzione di forme di presidenzialismo e di minare l’unità del paese attraverso la c.d. autonomia differenziata.
Noi Siamo Chiesa ovviamente non dà indicazioni di voto, ma conferma la sua piena appartenenza al filone dei cattolici democratici che dopo essere stati emarginati pesantemente dall’antimodernismo dell’inizio del secolo scorso e dal fascismo, hanno poi saputo contribuire alla vita della nazione partecipando alla Resistenza, facendo tesoro della lezione del Concilio, tenendo una posizione critica anche nei confronti dei vescovi, deplorando i loro interventi a gamba tesa e a senso unico nella politica e le campagne a difesa dei “principi non negoziabili” rispetto a cui Noi Siamo Chiesa ha sempre preso posizioni molto nette.
Punti di Noi Siamo Chiesa
NSC ricorda infine questioni che, senza esser ora di attualità, fanno parte del proprio DNA e rispetto alle quali ha dato da tempo il proprio contribuito per una purificazione della credibilità del Vangelo. Esse interessano da vicino il ruolo e le posizioni dei vescovi. Esse sono:
– Libertà religiosa. Non esiste una legge che accetti e tuteli tutte le “nuove religioni” presenti nel nostro paese. Un testo stava per passare nel 2005 ma fu stoppato dalla CEI.
– Concordato. Lo si ritiene immutabile per i prossimi decenni, anche se stabilisce una oggettiva condizione di previlegio per la Chiesa Cattolica. Bisognerebbe almeno modificare l’art. 4 che prevede che il vescovo non sia obbligato a denunciare il prete pedofilo alla magistratura. Ciò ha facilitato enormemente la posizione della CEI di arroccamento a difesa dei membri della propria struttura colpevoli di questo reato.
– Insegnamento della religione cattolica nelle scuole. L’ipotesi di trasformarlo in un corso di storia delle religioni, sollecitato da tanto tempo da noi e da altri, non è mai stata presa in considerazione dalla Chiesa, non facilitando in tal modo il rispetto del pluralismo religioso.
– Fine vita. Il passaggio parlamentare che dia attuazione alla sentenza della Corte Costituzionale dopo il caso dj Fabo è fortemente ostacolato in modo indiretto dalla CEI.
– Legge contro l’omofobia. La posizione dei vescovi è priva di qualsiasi giustificazione razionale ed è l’espressione di una posizione viscerale presente in alcune situazioni del mondo cattolico.
– 8 per mille. Noi Siamo Chiesa ha fatto presente che sarebbe opportuna una modifica, lenta nel tempo, di questa condizione di favore della Chiesa cattolica che parta da una riflessione sulla povertà della Chiesa e nella Chiesa e che si accompagni alla responsabilizzazione del popolo cristiano sul problema delle risorse unita alla trasparenza sulla loro gestione, che attualmente è ben scarsa.
Zuppi
Molto ci aspettiamo dal nuovo Presidente della CEI Card. Matteo Zuppi per il superamento della gestione opaca, immobilista ed autoritaria delle precedenti presidenze. Al Meeting di Rimini Zuppi ha parlato, in termini vicini al magistero di papa Francesco, delle “periferie”, contro l’individualismo (che poi sbocca nel nazionalismo, una specie di “io collettivo”). Ha parlato di “carità sociale”, di “amicizia sociale” e di altro sulla stessa lunghezza d’onda. Non si faccia Zuppi coinvolgere in troppe mediazioni ed attendismi. In occasione di questa campagna elettorale NSC si aspetta una svolta nell’orientamento generale dei vescovi, lontana da messaggi in una sola direzione come avveniva in passato ma proiettati a farsi portavoce delle difficoltà nuove e diffuse nel nostro paese, della volontà di pace e di consolidamento dei diritti.
Ufficio stampa Noi Siamo Chiesa