L’appello sotto riportato, su cui continuiamo a raccogliere adesioni online, lo spediamo ai capi di partito delle liste impegnate nella campagna per il voto del 25 settembre.
Il link per aderire è il seguente:
https://www.petizioni.com/nonsiamoinguerra-nosanzioni
Se convochiamo, in altre città come a Milano, manifestazioni il 26 settembre, giornata ONU contro le armi nucleari, con l’invito alla partecipazione di politici sensibilizzati, potrà essere letto in esse nel contesto della reiterazione della richiesta della ratifica del TPAN da parte dell’Italia.
Il tema delle sanzioni non va trascurato perché la stessa stampa mainstream avverte che si sta preparando una esplosione sociale, come a Praga (70mila persone sono scese in piazza il 3 settembre), nel momento in cui arriveranno le prossime bollette e comunque saranno chiari gli effetti di rovina economica (inflazione e recessione) delle sanzioni, cioè della guerra globale economica che si è deciso di affiancare al conflitto militare in Ucraina.
C’è bisogno di un riferimento ecopacifista (per così dire rosso-verde e di sostanza, non puramente retorico) per la gente impoverita e spaventata, perché nel contesto politico che viviamo è facile che le mobilitazioni tipo forconi/gilet gialli che si prospettano siano alla fine strumentalizzate dalla destra estrema, in un clima politico che la favorisce.
Il problema è: grazie al nostro disinteresse dobbiamo permettere che l’opposizione popolare alla guerra, non rappresentata coerentemente da alcuno (proprio il mancato riferimento alle sanzioni ce lo dimostra), che dovrebbe naturalmente avere connotazioni e sbocchi democratici e progressivi, finisca invece nelle mani delle destre e vada ad alimentare nuove guerre di civiltà (contro l’Islam e contro la Cina), secondo lo spirito non domo ma crescente del trumpismo mondiale?
È logico e facile prevedere che si cercherà un capro espiatorio per il collasso sociale che le élites ci stanno predisponendo. La bilancia dell’opinione pubblica può pendere individuando Putin e i nemici dell’Occidente oppure, al contrario, come è giusto, la guerra e la logica della potenza, da superare. Quell’oppure dipende anche da come, noi “avanguardie sociali”, sapremo organizzarci, lavorare, mobilitarci, a partire da subito…
Un interlocutore importante possono essere le organizzazioni sindacali che hanno dato vita, l’8 maggio 2022, allo sciopero generale contro la guerra e contro l’economia di guerra. Sono scese in piazza in varie città italiane (Roma, Milano…) contro l’invio di armi e l’escalation militare, contro i tagli alla spesa pubblica e alle condizioni salariali, per la garanzia di un reddito dignitoso per tutte e tutti. Mancava però un obiettivo esplicito per la revoca delle sanzioni energetiche. Il prossimo sciopero generale potrà rimediare!
Ma bisogna proporre un approccio radicale e risolutivo, non solo richiami a forme di lotta (lo sciopero, l’autoriduzione delle bollette), che oltretutto presi a sé possono suonare persino demagogici. La soluzione vera rispetto al caro bollette non sta, come già propongono i vertici UE, nel tassare gli extraprofitti – oltre ad altre misure derivate e secondarie, tipo il price cap – ma nel revocare le sanzioni, determinanti nel panorama odierno. Non dimenticando di promuovere nella pratica, nelle iniziative territoriali di autodifesa collettiva, la diffusione dell’ALTERNATIVA RINNOVABILE!
Per interventi, commenti e ulteriore materiale informativo si vada al link:
http://www.disarmistiesigenti.org/2022/09/18/nosanzionisidialogoconenergia/
Proponiamo anche di partecipare ad un nostro incontro on line, con inizio alle ore 20:00, sempre il 26 settembre.
Intendiamo riflettere sulle possibilità di costruire un’opposizione sociale che punti ovviamente a dei NO necessari ma pensando globalmente alla pace come nuovo modello di ecosviluppo, per una umanità di liberi ed eguali nella “terrestrità”; ed anche commentare insieme i primi risultati elettorali.
Questo il link per partecipare all’incontro su piattaforma Google Meet:
VERSIONE PIU’ SINTETICA DELL’APPELLO
SALVARE LA TERRA – FERMARE LA GUERRA
Revochiamo le sanzioni energetiche contro la Russia che ci separano dalla pace.
Indirizziamoci verso la soluzione negoziata e cooperativa del conflitto!
Abbiamo elaborato il presente appello a favore della abrogazione unilaterale delle sanzioni alla Russia, interpretando la precisa volontà in questo senso della maggioranza del popolo italiano: 53%, secondo gli ultimi sondaggi. Si tratta di una opinione pacifista inascoltata e disattesa nelle decisioni politiche, governative e parlamentari, seppure, per l’appunto, maggioritaria. Allo stesso modo non sono esauditi a livello di politiche istituzionali, che si pretendono democratiche, i temi collegati, sui quali gli italiani hanno una opinione maggioritaria riconosciuta o addirittura indiscutibile, del non inviare armi all’Ucraina, della riduzione delle spese militari, del disarmo “atomico” e della denuclearizzazione attraverso la ratifica del Trattato di proibizione delle armi nucleari, il rifiuto di nuovi euromissili, il rispetto dei referendum dei 2011 sui beni comuni (acqua pubblica e no all’energia nucleare).
Lo lanciamo – l’appello – per l’intanto a livello nazionale rivolgendoci a associazioni, movimenti e singoli cittadini al fine di esercitare pressioni sulle forze politiche, dentro e oltre la campagna elettorale in corso in Italia, affinché desistano dal proseguire sulla strada pericolosa di affiancare una guerra economica ad una guerra militare per procura. Una strada che le nostre élites hanno imboccato con riflessi automatici di fedeltà atlantista distruttivi ed autodistruttivi. Cercando di illudere che la “pace attraverso la vittoria (militare)” sia qualcosa di diverso da un impegno bellico di lunga durata, al di là delle avanzate e ritirate momentanee di questo o quel contendente sul teatro dei combattimenti. Non ci soffermiamo sulla strumentalità e sull’ipocrisia di fondo di un atteggiamento che, se si rispettasse un minimo di coerenza, avrebbe dovuto indirizzarsi contro comportamenti del tutto analoghi da parte di autocrati come Erdogan per le sue ingerenze militari in Siria e le sue provocazioni nel Mediterraneo Orientale. O addirittura, da parte della NATO, contro sé stessa, per i bombardamenti nell’ex Jugoslavia e le vicende che hanno portato alla separazione del Kosovo dalla Serbia.
La distruzione bellica in Ucraina, ben al di là delle macerie e delle vittime prodotte localmente, è soprattutto attacco all’ecosistema terrestre globale: una bomba che cade può colpire dei bimbi che vanno a scuola, ma oramai, in senso tecnico proprio, con la CO2 emessa, soprattutto quando fa saltare in aria – e succede quotidianamente! – raffinerie, depositi di carburante, impianti chimici (per non parlare di centrali nucleari!), senza ombra di dubbio ferisce direttamente tutti noi, che dobbiamo considerarci e siamo parte della Madre Terra come unico sistema vivente.
La guerra, che oggi è sempre guerra contro la Natura, il corpo vivente di tutti noi, è il nostro principale e impellente “nemico”; ed è per toglierle l’ossigeno che la alimenta e la fa sviluppare che, con i nostri mezzi di società civile internazionale organizzata, ci stiamo impegnando per sostenere obiezioni e diserzioni, soprattutto dalla parte dell’esercito russo “aggressore”, ma anche di quello ucraino “aggredito”. (Mettiamo le virgolette perchè in senso profondo chi aggredisce è la GUERRA e i veri aggrediti siamo tutti noi: l’umanità intera e la Terra cui apparteniamo). Perchè dopo Gandhi non possiamo più permetterci di ignorare che la resistenza nonviolenta funziona ed è necessariamente preferibile: al di là dei meriti etici, non danneggia materialmente innocenti ed estranei al conflitto particolare e localizzato in corso.
La necessità, in questo scenario, di una mobilitazione ampia per opporsi alle sanzioni e alla rovina cui, con ogni evidenza, conducono va riconosciuta in nome innanzitutto della pace, che esige la cessazione di ogni aiuto militare all’Ucraina, al di là di ogni considerazione sulla sua efficacia contingente sul campo, e pur nella condanna della aggressione militare decisa da Mosca e nella solidarietà da non fare mancare, come ci ricorda Papa Francesco, alle sofferenze del popolo ucraino.
L’Europa, sollecitata dall’Italia, potrebbe essere indotta ad una inversione a U rispetto alla direzione della lunga guerra per procura che ha intrapreso, per indirizzarsi invece a un lavoro di ricostruzione diplomatica delle condizioni della pace e della stabilità. Andrebbero rimessi al centro i negoziati diplomatici (da dove erano stati interrotti: i protocolli di Minsk) insieme a una nuova riflessione sulla sicurezza dell’area da compiersi di concerto con Mosca, mai dimenticando i diritti di Kiev (nella complessità delle questioni in campo, considerando ad esempio i problemi delle popolazioni russofone fuori dalla Russia).
In nome della pace, quindi; ma anche, per quanto riguarda italiani ed europei:
– Della difesa del potere d’acquisto e dei livelli occupazionali, rifiutando di pagare e subire i costi delle politiche “atlantiche”, consentendo l’azzeramento degli aumenti, anche speculativi, nelle bollette di luce e gas
– della salvavaguardia degli equilibri ecologici globali, pregiudicati dalle distruzioni sul campo foriere di inquinamenti che possono investirci direttamente (gli accordi di Parigi sul clima saltano fisicamente per le vicende ucraine, ma c’è anche il rischio di una possibile contaminazione radioattiva da ZaporizhJa)
– del ripristino di un minimo di correttezza informativa e di pluralismo democratici, estromessi dai media mainstream asserviti alle élites dominanti. Siamo o non siamo in guerra? Se lo siamo lo dicano almeno apertamente e ci parlino con chiarezza della mobilitazione e dei sacrifici che ci vengono eventualmente richiesti!
Poiché, fino a prova contraria, la guerra contro la Russia non è stata dichiarata, e – a parole – si starebbe praticando da parte italiana solo un sostegno alla resistenza ucraina, ecco che pensiamo si debba fare a Vladimir Putin – sempre chiamando in causa con rispetto Zelensky – un discorso molto semplice, chiaro e dialogante. Possibilmente costruendo il presupposto che questo discorso lo renda credibile: un piano italiano, e anche un piano europeo, –condiviso e costruito con tutti gli interlocutori economici, commerciali e industriali dei Paesi dell’Unione – che indichi chiaramente qual è il beneficiario della transizione energetica: non, come adesso, le grandi multinazionali, ma i cittadini, gli utenti e i lavoratori. E, infine, che metta in discussione il modello economico generale: basta affidare in buona misura ai mercati finanziari, e alla loro vocazione speculativa, le politiche energetiche, inclusa la determinazione dei prezzi.
Con questi impegni perseguiti nelle politiche concrete, ecco cosa proponiamo di offrire a Putin:
“Noi italiani con il nostro Stato non siamo in guerra con te e soprattutto con il tuo popolo, ma vogliamo proporci come mediatori di pace in questo conflitto insensato con l’Ucraina, per far sì che smetta di minacciare il mondo intero. Siccome consideriamo l’energia “terreno di cooperazione tra i popoli”, contro la cultura del nemico, ti proponiamo di continuare a venderci la medesima quantità di petrolio e gas allo stesso prezzo che facevi prima. Poiché siamo intenzionati a rispettare gli accordi di Parigi sul clima che tutto il mondo, compresa la tua Russia, ha firmato, è ovvio che, perseguendo l’obiettivo della decarbonizzazione, usciremo dai combustibili fossili e quindi ne consumeremo sempre di meno. I soldi che dovremmo risparmiare per questo minor consumo tendente allo zero li mettiamo in un fondo per aiutare voi ed insieme gli ucraini a decarbonizzare, come avete deciso nelle varie COP che discutono come attuare Parigi. Quello che ti proponiamo è, per l’intanto su questo aspetto, di lavorare insieme (insieme anche agli ucraini) per fare la pace con la Natura, il compito principale della intera Umanità oggi, per salvare l’ecosistema terrestre che sta bruciando. Il lavoro comune per la decarbonizzazione contribuirà allo sviluppo della pace tra gli uomini, di una comunità mondiale che pratichi la fratellanza/sorellanza: impariamo a percorrere il cammino della nonviolenza laddove le attività militari devono diventare tabù”.
Hanno firmato al momento (in attesa di risposte da vari contatti che abbiamo avviato):
Primi firmatari
Alfonso Navarra – Antonia Sani – Luigi Mosca – Moni Ovadia – Alex Zanotelli – Angelica Romano – Patrizia Sterpetti – Luciano Benini – Antonino Drago – Federica Fratini – Antonella Nappi
Massimo Aliprandini – Antonio Amoruso – Daniele Barbi – Ennio Cabiddu – Sandra Cangemi – Tiziano Cardosi – Sandro Ciani – Beppe Corioni – Mario Di Padova – Alfonso Di Stefano – Giuseppe Farinella – Cosimo Forleo – Abramo Francescato – Angelo Gaccione – Marco Paolo Giorgino – Teresa Lapis – Roberto Maggetto – Giuseppe Natale – Franca Niccolini – Rosa Omodei – Elio Pagani – Renato Ramello – Valentina Ripa – Fabio Strazzeri – Marco Zinno