Lo sanno bene coloro che lavorano con bambini piccoli, psicomotricisti in testa: fin da quando vanno al nido la casa è un elemento fondamentale nel gioco, nel piacere, nel senso di protezione che questa dà. È la nostra seconda pelle, quel territorio dove ci sentiamo al sicuro, protetti, quello dove “il lupo” non entra. E’ un bisogno profondo che viene da lontano.
La casa.
A Sesto San Giovanni, la vecchia Stalingrado d’Italia, un sindacato combattivo, l’Unione inquilinie il Comitato per il diritto alla casa, ha cercato quest’oggi di proteggere una famiglia dallo sfratto. Era arrivato un appello che chiedeva a tutti coloro che potessero di essere lì stamattina a partecipare al picchetto, ma non è stato sufficiente. La famiglia di Alaa Mohamed, da più di 20 anni in Italia, è stata sfrattata.
Alle 12.00 il presidio di sostegno alla famiglia si è spostato sotto gli uffici del Comune, ma da questo NESSUNA soluzione per la famiglia: nessuna.
Oggi non c’è il sole a Sesto.
La proprietà non ha voluto sentire ragioni: sarebbe bastata una proroga di un mese e mezzo e ci sarebbe stata una soluzione, a giorni usciranno delle assegnazioni e questa famiglia era tra le prime assegnatarie. Sarebbe bastata una presa di posizione del Prefetto o la presenza di un Assessore di Sesto, ma nulla di tutto ciò è avvenuto e le forze dell’ordine hanno proceduto.
Oggi i due figli di Mohamed di 10 e 11 anni torneranno a casa da scuola e la loro casa non ci sarà più.
Sindacato e comitato stanno cercando una soluzione di fortuna per questa emergenza, busseranno a più porte, ma il dramma si è già consumato. La tragedia è avvenuta. Il fabbro è già salito a cambiare la serratura.
Marco De Guio dell’Unione inquilini è affranto, indignato, arrabbiato. Mi ricorda che nelle prossime settimane sono decine gli sfratti che rischiano di compiersi per situazioni simili a questa. “La situazione è drammatica” – mi dice. Non lasciamoli soli.