Le detenute del carcere Lorusso e Cutugno di Torino sono in digiuno dal 24 agosto per denunciare i suicidi in carcere, ieri si è tenuto un presidio all’ingresso della struttura detentiva torinese
Sono 59 i suicidi avvenuti nelle carceri dall’inizio dell’anno, il 31 agosto una persona migrante si è tolta la vita nel CPR di Gradisca d’Isonzo (GO).
Al digiuno a staffetta indetto dalle “Ragazze di Torino” aderiscono anche le sezioni dalla 1 alla 8 del blocco B del Lorusso che hanno cominciato lo “sciopero del carrello”, non ritireranno quindi il cibo distribuito dalla struttura carceraria.
Nicoletta Dosio, esponente di Potere al Popolo, che il carcere lo conosce, essendo stata detenuta per una condanna dovuta alla partecipazione ad una dimostrazione NoTav, ha dichiarato: “(I suicidi, n.d.r.) sono situazioni che nascono con facilità in un ambiente come quello del carcere, ciò che viene impedita non è solo la libertà, ma la speranza stessa. Nel momento in cui una persona affronta la disperazione e l’affronta in solitudine, senza prospettive, è facile, chiusi in una cella, pensare che la sofferenza diventa insopportabile. E quindi che la morte sia migliore della non vita che c’è lì dentro”.
Severo e adamantino è stato il richiamo ai principi della Costituzione Italiana di Nello Dal Bò, vicepresidente dell’ANPI sezione di Grugliasco: “L’art. 27 della costituzione vieta, tra le altre cose, trattamenti contrari all’umanità. Quando un detenuto si ammazza, quando decide di uscire dal contesto dell’umanità, vuol dire che c’è un problema di mancanza di umanità”. Ha poi posto l’accento sul fatto che le pene, o le misure cautelari, citando Montesquieu, debbano essere commisurate allo stato di necessità, facendo particolare rifermento alle vicende degli studenti coinvolti nei fatti delle proteste del 18 febbraio: “Mettere un braccialetto elettronico ad un ragazzo incensurato secondo me è tirannia”.
Le Mamme in Piazza per la Libertà di Dissenso, presenti al presidio, hanno aderito al digiuno a staffetta indetto da Rita Bernardini di “Nessuno tocchi Caino“. Hanno portato la loro solidarietà alle “Ragazze” con le quali sono entrate in contatto epistolare da tempo, come da tempo esprimono la solidarietà alle persone detenute nel carcere torinese attraverso continui periodici presidi di cui sono state protagoniste o a cui hanno aderito, occupandosi anche della raccolta di beni di necessità, l’ultima effettuata in collaborazione col Manituana.
Resta fortunatamente alta l’attenzione della cittadinanza attiva, di esponenti dell’ANPI, e, in primo luogo, della Garante dei diritti delle persone private della libertà personale di Torino Monica Gallo, per le realtà detentive torinesi: il Lorusso e il centro per rimpatri (CPR) Brunelleschi.
Le dichiarazioni di Nicoletta Dosio:
Le dichiarazioni di Nello Dal Bò dell’ANPI:
La solidarietà delle Mamme in Piazza per la Libertà di Dissenso: