L’invasione della Russia e la guerra in corso contro l’Ucraina hanno causato un numero significativo, e ancora sconosciuto, di morti nel mezzo di una più ampia catastrofe umanitaria. Con milioni di persone sfollate dalle loro case, con la distruzione di infrastrutture di cruciale importanza e nell’imminenza del disastro nella centrale nucleare di Zaporizhzhya occupata dai russi – il più grande impianto nucleare d’Europa – le conseguenze immediate della guerra sono devastanti.
In modo meno visibile, ma altrettanto importante, la diplomazia su una serie di questioni chiave sul piano internazionale, ha fatto un passo indietro. Il mese scorso, la Russia ha rifiutato di sottoscrivere il documento finale della Conferenza di Revisione del Trattato di Non Proliferazione Nucleare. Il confronto sempre più acceso tra la Russia e gli altri Stati membri al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite è diventato la norma.
Le conseguenze sul clima
Sul fronte del cambiamento climatico, le conseguenze della guerra e del crescente isolamento internazionale della Russia stanno appunto emergendo. L’eccessiva dipendenza dell’Europa dal gas russo è stata oggetto di grande attenzione, soprattutto nel contesto delle carenze energetiche previste in Europa per il prossimo inverno. A lungo termine, la riduzione obbligatoria e volontaria del gas da parte dei Paesi dell’Unione Europea potrebbe accelerare la transizione del blocco verso le energie rinnovabili e forme di riscaldamento più efficienti, come le pompe di calore.
Oltre alle crisi energetiche, un problema climatico significativo che desta immediata preoccupazione riguarda le emissioni di metano della Russia. Il metano è un gas serra estremamente potente, che provoca un effetto di riscaldamento globale circa 84 volte superiore a quello di una quantità analoga di anidride carbonica in un periodo di 20 anni. Gli scienziati stimano che circa il 60% delle emissioni di metano possa essere attribuito a fonti antropiche, tra cui l’agricoltura, la produzione di carne e latticini, lo smaltimento dei rifiuti e le infrastrutture per i combustibili fossili. Il resto può essere attribuito a fonti naturali, tra cui – sempre più spesso – il metano che affiora alla superficie a causa dello scioglimento del permafrost.
Daphne Wysham, CEO del gruppo no-profit Methane Action, ha dichiarato: “La Russia è uno dei maggiori emettitori di metano. Oltre alle perdite di metano dalle sue infrastrutture per i combustibili fossili, la piattaforma artica della Siberia orientale è molto poco profonda e contiene molta acqua calda. Riscaldandosi, sta producendo un’enorme quantità di metano. A causa dell’invasione dell’Ucraina da parte della Russia, molte collaborazioni scientifiche e di ricerca sul metano sono state sospese”.
Il Patto Globale sul Metano
Il problema del metano è stato evidenziato alla 26a Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (COP26) tenutasi a Glasgow nel novembre 2021. Il Presidente degli Stati Uniti Joe Biden e il Presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen hanno presentato Il Patto Globale sul Metano, con il quale i firmatari si impegnano a intraprendere azioni volontarie per contribuire a uno sforzo collettivo per ridurre le emissioni globali di metano di almeno il 30% rispetto ai livelli del 2020 entro il 2030.
Ad oggi, 122 Paesi Paesi hanno sottoscritto l’Impegno globale sul metano. Tuttavia, dice Wysham, “dei quattro principali emettitori di metano, solo gli Stati Uniti hanno sottoscritto il Global Methane Pledge. Cina, India e Russia non l’hanno fatto”.
Con la Russia sempre più isolata, sembra improbabile che firmi questo Impegno globale sul metano, né che intraprenda azioni immediate per arginare le sue fonti antropiche di emissioni di metano. La COP27, ospitata dal governo egiziano, inizierà il 6 novembre. Nelle settimane che precedono la COP27, la pressione diplomatica per ottenere impegni positivi sul metano da parte della Russia, insieme a India e Cina, è destinata ad aumentare.
Prospettive di pace?
Se la storia ci insegna qualcosa, districare i conflitti e i risentimenti profondi tra Russia e Ucraina sarà complesso e richiederà parecchio tempo. È improbabile che una soluzione proposta possa essere una rapida e che riesca a soddisfare tutte le parti in causa.
John Fitzgerald è un veterano della politica congressuale statunitense e dei negoziati internazionali sul clima. Attualmente è consulente legale e di governance di Methane Action. Suggerendo un possibile elemento di un futuro accordo di pace che coinvolga la Russia, Fitzgerald ha detto: “A lungo termine, poiché molto gas [metano] fuoriesce dai gasdotti russi, potrebbe esserci una ‘carota’ per un possibile accordo di pace. Si potrebbe dire: ‘Se volete fare la pace e chiudere la questione in Ucraina, potremmo aiutarvi a tappare quelle perdite [di metano] e risparmiare quel gas invece di farlo fuoriuscire [nell’atmosfera]’. Queste perdite sono facili da riparare se si dispone della tecnologia giusta e la si applica correttamente. Penso che questo potrebbe essere un incentivo alla pace, oltre a risolvere il problema [delle perdite di metano]”.
Ogni giorno che la guerra va avanti, si perdono altre vite. Ogni giorno che passa senza alcun progresso per la diplomazia del clima, renderà più difficile per l’uomo ripristinare un clima vivibile per le generazioni future.
Traduzione dall’inglese di Giuseppe Marchiello. Revisione di Daniela Bezzi.