A partecipare anche un sacerdote bolognese: “Consegnata una petizione per chiedere indennizzi per i contadini e opere sociali”.
A piedi, in auto o in moto. Soprattutto pacifica, partecipata, di villaggio in villaggio. “La marcia si è tenuta per chiedere la realizzazione di ponti, scuole e altre opere sociali da parte di chi fa profitti enormi estraendo oro in una zona che sembra dimenticata da Dio” chiarisce padre Davide Marcheselli, sacerdote diocesano di Bologna missionario nell’est della Repubblica democratica del Congo.
Pirati dell’oro sul fiume Elila
La sua voce arriva da Kitutu, una località nella provincia del Sud Kivu. La zona è interessata dalla ripresa delle attività estrattive da parte della Oriental Resources Congo e di altre aziende minori, perlopiù cinesi, in riva al fiume Elila. Un anno fa il governatore provinciale Theo Ngwabidje Kasi aveva intimato uno stop alla luce dei danni sociali e ambientali, ma il divieto non è bastato. “Sono stati devastati i campi di cassava e di riso”, confermano fonti della Dire, “mentre sono stati compromessi gli stagni per l’itticoltura, le piantagioni di palma da olio e più in generale i terreni lungo l’argine dell’Elila, sventrati dalle trivelle e desertificati“.
Una petizione per la “chefferie” e la ministra delle miniere
La manifestazione si è tenuta questa settimana. “Siamo partiti dai siti estrattivi di Kaboge, ci siamo spostati a Mitobo per un presidio e infine abbiamo raggiunto Kitutu, dove siamo stati ricevuti dai rappresentanti dei villaggi, la cosiddetta ‘chefferie’” riferisce padre Marcheselli: “Abbiamo consegnato una petizione da trasmettere alla ministra delle Miniere, Antoinette N’Samba Kalambayi; le richieste delle comunità vanno dalle infrastrutture di valore sociale agli indennizzi delle persone colpite”.
Lo stop intimato dall’amministrazione del Sud Kivu aveva seguito la pubblicazione di un documentario giornalistico di denuncia, pubblicato nell’agosto 2021. Secondo fonti della Dire, l’esecutivo nazionale di Kinshasa aveva annunciato un’inchiesta e si era giunti a un impegno da parte delle aziende a pagare le tasse alle amministrazioni locali e a realizzare opere sociali come ponti e scuole. “A oggi nessuna di queste promesse è stata rispettata”, confermano però le fonti in Sud Kivu: “Il governo deve intervenire”.