Secondo il copione mediaticamente annunciato da prima delle elezioni politiche si è formato il nuovo governo italiano presieduto da Giorgia Meloni.
I sondaggi lo annunciavano da quando un colpo di mano politico ha messo fine al governo Draghi, “governo di unità nazionale” che imbarcava tutti, dalla Lega fino al Partito Democratico. I sondaggi annunciavano anche quel 35% di astensioni con cui una parte consistente degli italiani hanno detto che è inutile andare a votare perché sono altri poteri che decidono il da farsi.
Un sistema elettorale criticato da tutti (uno strano mix tra proporzionale e maggioritario peggiorato dal taglio radicale dei parlamentari) ma che nessuno ha cambiato, ha fatto sì che con il 14% del corpo elettorale Meloni stravincesse nel campo del Centro Destra e si assicurasse il ruolo di Presidente del Consiglio. Infine la sua stessa coalizione ha raccolto il consenso di un italiano su quattro ma governerà con la maggioranza assoluta nelle due camere del parlamento. Ha forse ragione quel 36% di italiani con diritto di voto che non si sono scomodati ad andare alle urne a cui potremmo aggiungere un ulteriore milione e duecentomila schede nulle e bianche?
Allora la dizione in questo momento alla moda “governo scelto dal popolo” pare almeno un po’ presuntuosa.
Comunque con la ridicola cerimonia della campanella svoltasi stamattina il Governo Meloni è entrato in carica.
Prima curiosità è stata il cambiare le denominazioni ai Ministeri, denominazioni che immediatamente sottolineano le caratteristiche di quello che è già stato definito il governo più di destra che ci sia stato in Italia. Il Ministero dell’Istruzione e del Merito fa subito pensare che la scuola non sia un luogo per tutti; Il poetico “Ministero del Mare e del Sud” ci ricorda ministeri di mussoliniana memoria (ma del mare di Trieste chi si occuperà?); avevamo appena avuto almeno un Ministero della Transizione Ecologica che è stato subito ribattezzato Ambiente e Sicurezza Energetica con un abbastanza evidente segno di negazionismo della crisi climatica ed ecologica; le donne sarà meglio che si occupino di famiglie e natalità e, poi, di pari opportunità, così si chiama ora il ministero.
Un governo retto da una donna (mujer, madre, cristiana, italiana ricordava giusto un anno fa davanti alla platea di Vox) ha uno dei numeri minimi di donne nel governo e quelle che ci sono hanno, come la loro leader, caratteristiche conservatrici, antiabortiste, contro le leggi di inclusione di qualunque tipo e convinte sostenitrici della guerra.
Per tranquillizzare i “partner commerciali” Meloni ha più volte dichiarato la fedeltà alla Nato, all’Europa bellicista, all’appoggio senza condizioni alla guerra in Ucraina; ovviamente ha tranquillizzato i mercati ma non certo i pacifisti nonviolenti di tutto il mondo.
Il governo ha traballato prima di insediarsi per le insofferenze degli altri due partners principali, Salvini e Berlusconi che hanno mal digerito il sostanziale ridimensionamento del loro consenso elettorale. Gli italiani che hanno votato hanno votato, come da tradizione, contro e non a favore e con questo hanno premiato Meloni per la sua opposizione coerente di questi ultimi anni; hanno fatto la stessa cosa, in un modo più clamoroso quando votarono per il Movimento 5Stelle che ha poi deluso molte delle aspettative che aveva creato.
A noi pacifisti nonviolenti, umanisti, ecologisti, nondiscriminatori, solidali resta da rimboccarsi le maniche nel lavoro di opposizione e di costruzione di quel mondo possibile che si apre passo, nonostante le apparenti retromarce. Come abbiamo detto più volte il vecchio mondo sta cadendo e, nel cadere, partorisce mostri di vario tipo: meglio occuparsi di costruire quello nuovo che, inevitabilmente verrà, speriamo presto.