La Repubblica Ceca sta vivendo un momento molto difficile sia nel campo sanitario, che in quello economico e politico. Da diversi mesi si registrano quotidianamente 15.000 nuovi casi di contagio (in proporzione è come se in Italia fossero 90.000) e il numero di decessi è quasi 23.000, diventando il primo paese nel mondo colpito dalla pandemia rispetto al numero di abitanti. Il sistema sanitario è al collasso, non ci sono più posti negli ospedali ed è stato chiesto aiuto alla Germania, all’Austria e alla Polonia per poter trasportare i malati più gravi nei loro ospedali.
In questa situazione il Primo Ministro A. Babis ha prospettato la possibilità di usare il vaccino russo e anche quello cinese. Ha precisato che essendo la situazione di grave emergenza non sarà necessario aspettare l’approvazione dell’EMA – l’agenzia europea del farmaco – ma sarà sufficiente l’approvazione dell’agenzia nazionale (SUKL). L’EMA ha fatto sapere che si tratta di una decisione sbagliata non coerente con le regole della Comunità Europea. Gli Stati Uniti sono intervenuti immediatamente tramite il Ministro A. Blinken proponendo un aiuto per la pandemia. “Abbiamo parlato della collaborazione tra Europa e USA nella lotta alla pandemia”, ha dichiarato il Premier Babis. La cosa che ha lasciato perplessi molti osservatori è che il fulcro della discussione è stato, oltre il tema del G5, quello delle spese militari. Blinken ha infatti sottolineato l’importanza di aumentare le spese militari per raggiungere il 2% del PIL come previsto negli accordi NATO. Rimangono dubbi sul modo in cui il rispetto di questo accordo aiuti la lotta contro il covid.
Questa guerra fredda dei vaccini è ovviamente scoppiata anche all’interno del paese, diventando molto calda. La SUKL ha detto che non può approvare il vaccino senza prima l’autorizzazione del Ministro della Sanità, il quale, a sua volta, ha affermato che non è d’accordo con l’uso dei vaccini russo e cinese senza la previa approvazione dell’EMA. Le dichiarazioni della Commissione Europea non hanno aiutato a calmare gli animi. Ursula von der Leyen ha rassicurato il governo ceco sul deciso appoggio dell’Europa promettendo al più presto l’arrivo di 80.000 vaccini. E’ un numero cosi esiguo che in molti si sono chiesti se fosse uno scherzo, tenendo anche in conto che l’Europa ne ha esportato più di 35 milioni in paesi extra europei. Ha alimentato cosi il clima antieuropeista già largamente diffuso.
A questo punto è intervenuto il Presidente della Repubblica Miloš Zeman con una lettera pubblicata nella famosa rivista Parlamentni listy. In sintesi ha ribadito che per salvare vite umane, data la gravità della situazione, è necessario ricorrere a tutti i vaccini disponibili, compresi quelli della Russia e della Cina, dai quali ha già avuto un riscontro positivo. In una intervista successiva ha chiesto le dimissioni della direttrice della SUKL, del Ministro della Sanità ed anche di quello degli Esteri, in quanto ostacolano l’approvvigionamento dei vaccini. La discussione a questo punto è diventata molto accesa con toni molto degradatori nei confronti del Presidente, accusato di essere filo russo e filo cinese. Ma sono molti anche coloro che prendono le sue difese.
Con toni più pacati Karel Havlíček, Vice Presidente del Consiglio dei Ministri ha dichiarato che “sono opinioni del Presidente e che su queste cose il Presidente ha il diritto di esprimersi”. Ha aggiunto che la cosa più importante è uscire dalla situazione di crisi sanitaria. Alla gente non interessa se l’approvazione del vaccino arrivi dall’Europa o dall’Agenzia nazionale del farmaco. La gente vuole rassicurazioni circa l’efficacia e la sicurezza dei vaccini.
In una situazione che rasenta la paradossalità dei racconti di Kafka, una coalizione di partiti dell’opposizione chiede, nonostante il collasso del sistema sanitario, quando ci saranno aperture ed allentamenti nelle restrizioni anti covid.
La discussione è in pieno svolgimento e l’interferenza dell’Europa e degli Stati Uniti e anche della Russia, come sostengono alcuni giornalisti, senz’altro non aiuta al democratico dibattito interno dello Stato ceco.
Molte domande restano senza risposta e soprattutto questa: è possibile che in un momento cosi difficile, con tanto dolore e sofferenza provocato dalla pandemia, la discussione invece di ruotare sugli aspetti scientifici e medici si muova nell’ambito del profitto economico, delle speculazioni elettorali e delle manovre geopolitiche?