Un bel presidio. Ben preparato, animato, colorato, rumoroso, vivace. Alle 17 e 30 ora d’inizio la situazione non sembra promettere bene: relegati in una curva lungo via Corelli, le auto continuano a passare, tutti relegati su un marciapiede o su quello di fronte, rumori di macchine e moto rombanti, i treni che passano dietro. Sembra di essere ancora una volta relegati in uno spazio angusto. Ma ad un certo punto le persone sono troppe, almeno 300. La polizia blocca il traffico, la musica inizia, tutti e tutte ci allarghiamo, lo spazio è nostro. E’ una liberazione, si respira.
Inizia la rappresentazione allestita dalla Rete Mai più Lager- No CPR: un gioco dell’oca dove diversi immigrati con i loro salvagenti cercano di attraversare il mare, una voce narrante descrive le odissee di coloro che cercano di arrivare da noi, per mare, per terra. Un’altra voce intercala come fosse una campana a morto: “E alla fine c’è il CPR”. Sì, perché dopo vengono elencati i morti, i loro nomi, dove e come sono deceduti dentro ai CPR d’Italia in questi ultimi anni. E poi il ricordo delle morti in mare, il pensiero di tutti va alle morti di questi giorni, alla vergogna alla quale abbiamo assistito.
Un paio di interventi di un giovane e di una giovane: la descrizione della follia di un sistema di respingimenti che bisogna fermare. E poi la musica, dalle casse, ma poi battuta dai tamburi della Murga, suonata dagli Ottoni a Scoppio, cantata dalla bella voce di Silvia. Molti applausi.
Non sappiamo se le nostre voci e le nostre note sono arrivate fino al CPR, quei 2-300 metri ci tenevano lontani. Ma siamo sicuri che gli echi arriveranno.
Ci spiace per coloro che forse hanno pensato che questo presidio non valesse la pena. Li rassicuriamo, ve ne saranno altri, ma bisogna crescere ancora, fino al giorno in cui faremo davvero una bella festa: il giorno in cui questo, come tutti i CPR, verrà chiuso.