A gennaio 2021 è iniziato il processo a Alberto Fujimori, ex-dittatore del Perù, gorilla del Piano Condor. Un processo che si era posto di formulare le accuse contro Fujimori, gli ex ministri della Salute dell’epoca, ed altre importanti personalità coinvolte nella realizzazione del piano governativo di sterilizzazione di circa 300.000 donne indigene con figli sviluppato nell’ultimo decennio del secolo scorso.
La tesi della Procura era che migliaia di queste sterilizzazioni furono forzate, realizzate senza il consenso delle donne coinvolte, costituendo un “crimine contro l’umanità” che doveva essere punito. Come riportava il quotidiano El Comercio di Lima il 12 gennaio 2021, l’udienza virtuale presieduta dal giudice Rafael Martín Martínez, era stata sospesa in quanto in aula non era presente nessun interprete di lingua quechua nel dialetto parlato ad Ayacucho. Questo avrebbe impedito di poter ascoltare la testimonianza delle vittime provenienti da Cusco.
Lo scorso 1 Marzo il processo è riiniziato senza ulteriori ritardi e, insieme all’ex Presidente del Perù, alla sbarra sono chiamati anche gli ex ministri della Salute Eduardo Yong, Marino Costa e Alejandro Aguinaga, nonché l’ex Direttore di Salute Pubblica Ulises Aguilar.
Il capo di imputazione li vede “autori indiretti di danni alla vita e alla salute, lesioni gravi e gravi violazioni dei diritti umani”. Si tratta di cinque casi di morte e 1.307 lesioni gravi. I crimini sono stati commessi tra il 1995 ed il 2000, durante il secondo mandato di Fujimori, ai danni di oltre 270 mila donne e 24 mila uomini.
Le sterilizzazioni, eseguite tramite chiusura delle tube e vasectomia, rientravano in un programma di controllo delle nascite conosciuto come “Programma di salute riproduttiva e Organizzazione Familiare”. Secondo questa legge le operazioni avrebbero dovuto essere volontarie e consenzienti, ma nel corso degli anni migliaia di donne contadine e indigene hanno denunciato forzature da parte del sistema o, addittura, il fatto di non essere pienamente consapevoli delle conseguenze di questa pratica medica.
La maggior parte erano donne con basso livello di istruzione e scarsa o nulla comprensione della lingua spagnola, lingua in cui venivano scritti gli accordi e date le informazioni.
Il Difensore Civico, agenzia che si occupa dei diritti della popolazione, aveva dichiarato di aver ricevuto la prima denuncia di sterilizzazione forzata già nel 1997, mentre nel 2001 la Commissione Interamericana di Human Rights richiamò l’attenzione sul caso di una cittadina peruviana alla quale il centro medico cui si rivolgeva le disse che fosse illegale avere più di cinque figli, costringendola, così all’operazione portando alla morte.
Nel 2014, quando il numero delle denunce era ormai consistentemente, il Pubblico Ministero Guzman non riconobbe “l’esistenza di una politica di sterilizzazione”. Grazie ad una legge del 1996, che indicava i sanitari come responsabili di eventuali complicazioni che potessero sorgere a seguito delle operazioni, il Pubblico Ministero fece denuncia contro gli operatori sanitari che eseguirono i trattamenti sanitari. La legge rendeva possibile la conseguente deresponsabilizzazione del ruolo di Fujimori e dei suoi ministri da ogni azione di quel tipo, pur essendone i mandanti.
Il 19 maggio 2021, la Procura peruviana ha difeso la denuncia presentata contro l’ex presidente Alberto Fujimori e gli ex ministri della Salute per indagare sulle sterilizzazioni forzate dal 1995 al 2000, e ha respinto l’idea della prescrizione del caso, come dichiarato dalla difesa dell’ex presidente. Il procuratore incaricato dell’inchiesta sulle sterilizzazioni forzate, Pablo Espinoza, ha affermato che la giustizia peruviana deve proseguire con le indagini al riguardo, poiché si trattava di un piano statale lanciato da Fujimori che ha portato a gravi violazioni dei diritti umani, chiedendo giustizia per le oltre 1.300 vittime.
Espinoza ha quindi respinto la richiesta dell’avvocato della difesa dell’ex presidente, César Nakazaki, di archiviare questo caso, secondo il quale Fujimori non avrebbe la responsabilità di “mandante” delle sterilizzazioni.
“Lo Stato non può rinunciare al diritto di indagare e non deve impedire alle vittime di sterilizzazioni forzate di essere ascoltate dal giudice e di stabilire le responsabilità”, ha detto il procuratore, respingendo
Lunedì 17 maggio è ripresa l’udienza per il caso di sterilizzazioni forzate e, insieme a Fujimori, anche gli ex ministri Eduardo Yong, Marino Costa Bauer e Alejandro Aguinaga sono accusati di feriti gravi seguiti dalla morte di cinque donne e feriti gravi contro 1.300 persone. I quattro ex funzionari sono accusati di aver costretto quasi 350.000 donne e 25.000 uomini a sottoporsi a processi di sterilizzazione attraverso un presunto piano governativo per ridurre il tasso di natalità nelle regioni rurali e nelle comunità indigene del Paese.
Fonte:
https://www.telesurtv.net/news/caso-esterilizaciones-forzadas-peru-actualizacion-20210519-0011.html