Martedì 1° giugno è stata inaugurata presso la Fondazione Orestiadi di Gibellina la mostra a cura di Enzo Fiammetta Artisti Outsider, dieci anni della rivista Osservatorio Outsider Art. L’appuntamento in corso fino al 20 giugno si svolge nella suggestiva struttura a baglio che ospita il Museo delle trame del mediterraneo e dove si succedono arte contemporanea e arte antica, arti applicate, arti figurative, reperti archeologici, in modo ben accordato al contesto paesaggistico, urbano e antropologico, che era stato annientato dal terremoto del Belice del 1968 e che è risorto grazie all’intervento di importanti firme dell’architettura e dell’arte del XX secolo chiamate da Ludovico Corrao. Tra i cinque outsider ho rincontrato con grande gioia l’opera di Annamaria Tosini che mi aveva emozionata nel 2013, durante la visita a una mostra a cura di Eva Di Stefano presso un padiglione dell’Orto botanico di Palermo
“Sculture leggere e soffici come spuma arricciolata, vulnerabili come la sua anima in pena, esposte alle intemperie e alla grettezza del mondo come lei stessa” – con questo giudizio puntuale nella sua concisione il testo critico di Eva Di Stefano che accompagnava quella mostra restituisce l’esatta percezione di chi si trova dinanzi alle creazioni fragili e vibranti di Annamaria Tosini che mentre le realizzava si trovava internata presso una casa di cura. Le opere di questa outsider appaiono ricche di suggestioni e rimandi storico-artistici, “belle come un ostensorio, eleganti come statuine di biscuit, leggiadre come i movimenti del tulle nel Lago dei cigni” e compongono un mondo incantato realizzato mediante materiale di scarto: “veline colorate, carta da sarto, carta da pacchi, carta stagnola, tovaglioli … nastri, fili di lana” e quant’altro riuscivano a recuperare per lei alcuni operatori sanitari complici. Ingredienti poveri così magistralmente ricreati dall’artista da evocare gli effetti scenici “degli stucchi settecenteschi di Serpotta” e le golosità “voluttuose” dei dolci della tradizione siciliana.
Opere d’arte effimera, destinate a scomparire se non fosse intervenuto l’Osservatorio Outsider Art che ha salvato 94 creazioni della immensa produzione artistica di Annamaria Tosini, manufatti pieni di grazia della cui bellezza possiamo così fruire. Un universo femminile, quello della Tosini, che assume di volta in volta le forme “della sirena, della bimba-bambola, dell’odalisca e dell’acrobata, ma soprattutto della madre”, tema quest’ultimo esaltato nella sezione a lei dedicata nel percorso espositivo di Gibellina, riferito a una maternità sublimata e trasferita nell’immagine della Madonna. Le salvifiche madri di Annamaria Tosini recanti il frutto del proprio seno tra le braccia sembrano confliggere con le opere di Sabo, altro artista in mostra, che innesta teste maschili in corpi femminili caratterizzati da enormi mammelle e dai ventri rigonfi delle gestanti. Una visione allucinata del mondo che rende palese il desiderio del maschio di sottrarre alla femmina il miracolo della vita.
La mostra Artisti Outsider merita una visita anche e non solo per la molteplicità e varietà delle/degli artisti presenti: le opere di Tosini e di Sabo, le monadi primordiali di Giovanni Bosco che rimandano all’universo sintetico e espressivo del disegno infantile, il “vivido racconto del viaggio appena fatto” – secondo la lettura di Sciascia – dei dipinti di Mario Cassisa e ancora la macchina cartesiana di Francesco Cassarà in una proposta di Armonia dell’Universo sono infatti in grado di sollecitare interrogativi sul presente. L’arte delle e degli outsider, proprio perché nasce da una necessità esistenziale ed è totalmente sganciata dalle logiche di mercato, incrocia la condizione umana e parla a tutti, donne e uomini.
Grande riconoscimento va dunque al lavoro svolto dall’Osservatorio Outsider Art che ha iniziato a prendere forma nel 2008 col proposito di salvaguardare le sperimentazioni delle/degli artisti ai margini della società e fuori dai circuiti del mercato dell’arte. Non è infine irrilevante segnalare che Eva Di Stefano, fondatrice dell’Osservatorio, ha promosso di recente la campagna per la realizzazione del Museo del Liberty nella sede naturale, ovvero Villino Ida, l’edificio progettato da Ernesto Basile, e scorgiamo nella sua risolutezza di oggi la sensibilità e il rigore con i quali nel corso degli anni si è impegnata nella salvaguardia del patrimonio storico-artistico della nostra contemporaneità.
La redazione di Pressenza ha sostenuto questa campagna e invita ancora una volta a firmare la petizione Per il Museo del Liberty a Palermo nella casa di Ernesto Basile prima dell’imminente incontro richiesto all’Assessore pro tempore dei beni culturali della regione siciliana.