Ieri 15 agosto 2021, la bandiera talebana è stata issata sul palazzo governativo di Kabul. Quello che era prevedibile da tempo, ossia la riconquista del Paese da parte degli islamisti è diventato realtà, sotto gli occhi del mondo e dell’Occidente. Presto verrà proclamato l’Emirato Islamico dell’Aghanistan, mentre la gente fugge verso gli aeroporti o tenta di varcare le frontiere con qualsiasi mezzo, e il Paese sembra destinato a ripiombare in un medioevo civile.
Le ambasciate chiudono, i diplomatici vengono prelevati e trasferiti con voli militari insieme ai collaboratori locali, mentre quelli che restano temono le rappresaglie e anche la morte. Si corre sulle piste degli aeroporti per cercare la salvezza all’estero, mentre si prevedono migliaia di profughi in arrivo in Europa.
L’Occidente si indigna senza tuttavia fare molto, in quanto finora non si sono aperte vie diplomatiche per il dialogo coi talebani. Chi pagherà il prezzo più alto di questa situazione saranno le minoranze e, ancora una volta, le donne. Si parla già di cancellazione dei pochi diritti acquisiti in questi venti anni di permanenza militare statunitense nel Paese, così come del ripristino del burqa e della rimozione delle donne dai pochi posti pubblici che occupavano. Basta ricordare che solo lo scorso anno le donne avevano conquistato il diritto di avere il loro nome sui documenti, per comprendere quanto oggi queste scarse ma basilari conquiste siano in bilico.
Anaan è in Italia da diversi anni, dove ha studiato e ora si occupa di cooperazione internazionale. E’ preoccupata per il suo Paese e per quello che lo aspetta.
Anaan, qual è la situazione attuale in Afghanistan, con particolare riferimento ai diritti civili?
E’ davvero tutto molto complesso: per spiegare la situazione attuale nel paese bisogna tornare molto indietro nel tempo e ci sono così tante cose, e così complesse, che non si potrebbero spiegare neanche con un libro. Finché erano presenti le truppe statunitensi, vigeva un governo democratico presieduto da Ghani, un tecnocrate che ha studiato in Occidente e in Libano e che ha lavorato per tanti anni nelle grandi organizzazioni internazionali. Ora l’Afghanistan è nelle mani dei talebani, che contano nelle proprie file anche molti studenti delle scuole coraniche. Per quanto riguarda la loro politica estera, i talebani hanno buoni rapporti con il Pakistan e stanno aprendo canali diplomatici mandando le loro rappresentanze in tutto in mondo, ad esempio in Russia, in Cina e in Iran, e prima ancora hanno firmato gli accordi di Doha, con l’ex presidente Trump, manifestando così davanti al mondo il loro peso.
Pensa che con l’avanzare dei talebani i diritti civili possano essere cancellati o limitati?
Il governo afghano di Ghani era un governo democratico ma corrotto. L’ingiustizia era molto diffusa e spesso i diritti delle minoranze non erano garantiti, in quanto il governo rappresentava soprattutto il gruppo dei pashtun. I talebani, che sono anche loro pashtun e non hanno buoni rapporti con le altre etnie e minoranze, hanno tuttavia questa ideologia islamista ed estremista, in virtù della quale riescono a dialogare con gli omologhi di altri gruppi etnici, creando così rapporti di alleanza. I diritti civili non sono stati garantiti né dal governo deposto, troppo debole e corrotto; né tantomeno lo faranno i talebani, troppo estremisti e ideologici per poter prendersi cura dei diritti di tutti. Loro possono solo rispettare il Corano e la loro legge che discrimina le minoranze, le donne, gli omosessuali e tutte le persone che non entrano nella loro propria narrazione islamica. Sicuramente i diritti civili vengono visti con un’altra ottica dai talebani rispetto a quella occidentale e democratica. Garantiranno i diritti a modo loro, ma non come sono stati concordati nelle convenzioni internazionali: quelli delle minoranze e di tutti coloro che la pensano diversamente saranno molto limitati se non inesistenti.
Qual è la condizione femminile in Afghanistan? C’è pericolo che si torni indietro dal punto di vista delle conquiste sociali?
I talebani faranno di tutto per imporre la loro visione. Per fare un esempio, quando sono riusciti a conquistare Herat, per prima cosa hanno emanato un’amnistia generale, garantendo che nulla sarebbe cambiato sul piano civile e sociale, ma hanno impedito alle ragazze di entrare all’università. Le hanno bloccate e hanno detto loro: ‘tornate a casa lì è il vostro posto, non potete più studiare’. La condizione delle donne nel Paese è pessima: nelle zone rurali, forse solo il 10/15% ha avuto la possibilità di studiare, e in quei posti non c’è stata nessuna conquista sociale così che le donne continuano a vivere come nel medioevo. Di scuole neanche a parlarne, al più vengono organizzate delle classi all’interno delle moschee, Nelle grandi città si vedono delle donne che rappresentano le altre, ma sono spesso delle privilegiate che hanno avuto famiglie che le hanno appoggiate e non le hanno sottomesse, come invece è molto diffuso nella società afghana. In venti anni ci sono state pochissime conquiste sociali per loro e solo nelle grandi città, dove le donne possono ricevere un’istruzione, Il 75% di loro vive in zone rurali, con tutte le limitazioni che questo comporta.
Quali saranno le conseguenze dell’avanzamento dei talebani nel Paese?
Le conseguenze si vedranno in futuro. Si sapeva che nel governo e nelle istituzioni c’era corruzione e che l’esercito non era in grado di difendere il Paese. Gli afghani hanno speso anni e risorse per avere una classe dirigente corrotta, quindi l’avanzata dei talebani è stata ritenuta positiva nonostante le loro idee estremiste. Ma essi non potranno mai governare totalmente il Paese, in quanto la minoranza, quella più colta, quella che anela alla libertà democratica, sarà difficile da controllare e potrà, se lo vorrà, far giungere la popolazione a una coscienza civile democratica in grado di batterli.