La Riserva naturale delle Torbiere del Sebino non è il «giardino di casa» del presidente dell’ente di gestione, eppure, nonostante si parli di un grande e prezioso bene pubblico inserito da decenni tra i siti di rilevanza internazionale, il presidente Bosio lo sta gestendo con una modalità privatistica. Lo fa contraddicendo nei fatti le esternazioni pubbliche rispetto a una presunta disponibilità al dialogo che da tempo ormai è solo una affermazione di principio, e varando interventi che, nonostante l’obbligatorietà, non sono neppure minimamente concordati con la
componente scientifica della gestione di quella che è una Zona speciale di conservazione e una Zona di protezione speciale. Interventi che stanno danneggiando seriamente un luogo unico.
L’ultimo incredibile episodio è stato rappresentato da un massiccio taglio a raso e da pesanti capitozzature di numerosi alberi all’interno del confine Nord della Riserva giustificato con l’instabilità degli esemplari e dai pericoli per la circolazione. Instabilità e pericoli che i tecnici forestali da noi coinvolti in una prima valutazione sul campo hanno al contrario escluso; eppure, anche in questo caso scavalcando il Comitato Tecnico Scientifico della Riserva e la Soprintendenza, l’operazione è stata autorizzata.
Detto del grave danno ambientale, le scriventi associazioni ricordano anche che in questa fase la vigilanza nell’area protetta è pesantemente compromessa e abbandonata alla peggiore fruizione, quella degli schiamazzi, delle folle,
del bracconaggio e della spazzatura. Le associazioni Legambiente, Lac e Oipa sollecitano da un anno un incontro col presidente e hanno chiesto il rinnovo della convenzione di vigilanza volontaria ma ad oggi non c’è stata ancora risposta e la Riserva è di fatto priva di vigilanza.
La trasparenza è un concetto molto personale per il presidente Bosio, così come quello del rispetto delle procedure a fronte di decisioni impattanti, e relativamente ad altri obblighi, come quello del ripristino a fronte di tagli della vegetazione, il recente e pesante abbattimento è stato compensato con la messa a dimora di qualche minuscola piantina che difficilmente supererà l’inverno.
Ecco perché alcune associazioni ambientaliste hanno deciso di presentare un esposto alla magistratura, oltre che alla Ministero della Transizione ecologica, alla Regione, alla Provincia e ai Comuni, segnalando la possibilità che la parte dell’area protetta appena danneggiata venga sottoposta a sequestro preventivo per evitare ulteriori ferite all’ambiente naturale.
Amici della Riserva, LAC, LAV, Legambiente Franciacorta, LIPU, Gruppo Giovani Ambientalisti Paratico, Gruppo Intervento Giuridico, Oipa